martedì 19 gennaio 2010

Viaggio in Giappone - Giorno 14 - Osaka

Sabato 22 Agosto 2009 - Osaka

Oggi lasciamo la anche troppo tranquilla cittadina di Beppu e partiamo molto presto per Osaka, ci aspettano un po' di ore di treno. Prendiamo il treno Sonic fino a Kokura e da lì lo Shinkansen Hikari.
Arriviamo a Osaka verso le 12:30, ormai pratici dei mezzi di trasporto giapponesi compriamo subito il pass giornaliero per la metropolitana e arriviamo facilmente al nostro hotel E' ancora troppo presto per fare il check-in, così depositiamo i bagagli e partiamo per fare un primo giro della città.
Osaka ci si presenta subito come un luogo di gran confusione, soprattutto dopo la quiete degli scorsi giorni. Non mi appare una città molto bella, ma forse è ancora presto per dirlo. Andiamo nella zona di Umeda, dove ci perdiamo tra le strade intricate che circondano la stazione.



Visitiamo l'Umeda Sky Building e saliamo fino in cima con l'ascensore e con scale mobili, che paiono sospese nel vuoto. All'ultimo piano si trova un'esposizione di fotografie di tutti gli edifici del mondo, più o meno antichi, da cui è possibile ammirare il cielo e sale con strani giochi di luce.
Salendo ancora alcune rampe di scale arriviamo alle piattaforme panoramiche, all'aperto. Vista dall'alto la città ci sembra molto più aperta di ciò che abbiamo percepito finora. La zona in cui siamo, non molto lontana da quella in cui si trova il nostro hotel, sembra una zona commerciale, ricca di grattacieli vicinissimi tra loro.
Con la metro raggiungiamo la zona di Minami, che abbiamo letto essere la più vitale. Uscendo dalla stazione finiamo proprio nella via delle grandi firme. I bei negozi e i viali alberati ci mostrano un aspetto della città più piacevole e curato di quello visto finora.
Vediamo l'Organic Building, un edificio un po' kitch interamente coperto da vasi di piante.
Da lì, camminando, arriviamo ad Amerika-Mura, una zona caratterizzata da locali e negozi ispirati al mito americano.
Proseguiamo quindi verso sud, fino a Dotombori, nella Senchi Mae Arcade, una galleria piena di ristorantini, chioschi e sale pachinko. Le sale pachinko sono diffusissime in tutto il paese, e molto frequentate dai giapponesi. Sono sale giochi, dove si trovano delle particolari slot machines, sono molto colorate, a volte con disegni ispirati ai manga. Le ho sempre solo viste passando da fuori, da dove non si riesce bene a vedere l'interno, ogni volta che si aprono le porte si sente rimbombare musica ad altissimo volume.


In giro c'è tantissima gente, forse anche perché è sabato pomeriggio.
Notiamo che ad ogni angolo c'è un chiosco che prepara le palline di polpo, ma con molti più clienti di quello di Beppu. Scopriamo che il nome corretto di queste palline è takoyaki ed è proprio un piatto tipico di Osaka. Per prepararle si utilizzano apposite padelle di ghisa, con tante semisfere.
Arriviamo a Doguya-suji Arcade, una galleria caratterizzata dai numerosi negozi di articoli per la casa e per la cucina giapponese. Si tratta di negozi molto semplici, con pile di ciotole e piatti accatastati, gli oggetti sono di genere molto vario, ma comunque abbastanza economici. E' difficilissimo riuscire a girarli perché ad ogni movimento si rischia di rompere qualcosa. Riusciamo comunque a comprare ciotole di vario genere e bacchette. Vorrei tanto comprare la padella per il takoyaki, ma è troppo pesante da trasportare.
Andiamo verso la stazione della metro passando da un'altra trafficatissima galleria, Shin Sai Bashi-suji, e torniamo in hotel a rinfrescarci e riposarci un attimo.
Per la cena decidiamo di tornare nella zona di Dotombori, che sembra essere quella con più locali.




Stasera vorremmo assaggiare il tonkatsu, che è uno dei pochi piatti che non abbiamo ancora assaggiato. Si tratta di una cotoletta di maiale impanata e fritta. Giriamo un bel po' avanti e indietro per la via piena di gente, senza individuare nessun ristorante del genere e comunque nessun ristorante che ci ispiri. Purtroppo abbiamo anche lasciato la guida in hotel. Continuiamo a vagare ed io ho sempre più fame, finché non ci decidiamo ad entrare in un posto dove alcuni ragazzi forniscono indicazioni sui ristoranti. Guardiamo un po' le foto relative ai locali che sono appese, ne indichiamo uno e chiediamo al ragazzo se quello è il tonkatsu. Il ragazzo, che non capisce quasi per nulla l'inglese, ci risponde di sì e prende il telefono per prenotare. Noi lo fermiamo al volo dicendo che vogliamo solo informazioni su dove si trova il ristorante. Siccome fa molta fatica a parlarci in inglese decide di accompagnarci. Ci accompagna quasi in fondo alla via, dove c'è meno gente e dove i locali si diradano, ci spiega che il ristorante si chiama "Tonkatsu Family" e che purtroppo non hanno il menu in inglese. Noi ringraziamo ed entriamo lo stesso.
Notiamo subito che nel locale siamo gli unici occidentali. Ne deduciamo che sia un posto poco turistico e quindi più autentico, proprio di quelli che piacciono a noi. Per fortuna hanno una sintesi del menu in inglese. La cena ci lascia molto soddisfatti, anche se il tonkatsu è pesantissimo.





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