giovedì 28 giugno 2012

Puerto Williams: l'ultimo villaggio del mondo


Giorno 6 - Venerdì 9 Dicembre 2012

Ci alziamo presto e andiamo al Porto di Ushuaia per il trasbordo in Cile.
Lì sbrighiamo le pratiche per uscire dall'Argentina. Quando arriviamo l'ufficiale non c'è. Arriva poco dopo, tutto trasandato, con la camicia sbottonata, in una mano un panino e nell'altra il caffè.
Mentre aspettiamo Francesco mi mostra quella che secondo lui sarà la nostra imbarcazione. Si tratta di un piccolo gommone, appoggiato ad una barchetta, appoggiata a sua volta ad una barca più grande. Io non gli credo. Quando è ora di partire mi rendo conto che aveva ragione. Saliamo sul gommone passando prima per le altre due barche. Siamo solo in tre, più due membri dell'equipaggio che mi aiutano a salire. Il trasbordo è stato tranquillo, il mare è calmo, piattissimo, meraviglioso. L'acqua sembra uno specchio da quanto e' liscia.


In circa mezz'ora arriviamo in Cile, a Puerto Navarino, dove si trova solo una casetta con immagino l'ufficio per l'immigrazione o qualcosa del genere. I ragazzi del gommone portano i nostri documenti ad altre persone che sono nell'ufficio.


Questi ci caricano su una monovolume e partiamo per Puerto Williams. Percorriamo 50 Km su una strada sterrata, con mucche che ogni tanto ci tagliano la strada.


A Puerto Williams arriviamo all'ufficio comunale, dove si trova anche la polizia che finalmente ci timbra i passaporti.


Ci portano quindi fino al "Refugio el Padrino" dove abbiamo prenotato per dormire. Si trova affacciato sul mare non lontano dal porto dove è attraccato il ferry che dovremmo prendere domani, siamo infatti arrivati fino qui principalmente per prendere questo ferry che ci permetterà di navigare tra i fiodi dello stretto di Magellano.


Appena arrivata rimango sconvolta. La casa è davvero decadente, rivestita lamiera. La padrona non c'è e ci accolgono altri ospiti, una ragazza mi pare colombiana e Diego, un ragazzo che scopriremo essere di Zurigo e che vive a Puerto Williams 4 mesi all'anno. Sulla porta c'è un cartello che dice di scegliersi un letto che più tardi la padrona passerà per il pagamento. I ragazzi ci dicono che nella stanza in fondo ci sono un paio di posti liberi. In effetti troviamo un letto a castello, in una stanza dove sul terzo letto si è appena insediato Alan, un ragazzo irlandese che ci si presenta tutto sporco perché è appena tornato da cinque giorni in solitaria sull'isola. La prima impressione di questo posto è pessima. Non è pulitissimo, ci sono mosche che girano in cucina, la stanza condivisa, eppure lo sapevamo che era tipo un ostello, ma mi consolo pensando che in fondo sarà solo una notte.


Usciamo per andare a pagare il traghetto che dovremo prendere domani. Andiamo all'ufficio della Transbordadora Austral che si trova a pochi metri dall'ostello e da lì un signore ci manda direttamente sul Ferry Yaghan, dove molte persone sono già all'opera per caricare le merci che viaggeranno insieme a noi. Da lì camminiamo fino "in centro" passando per la via Costanera. Incontriamo un gruppo di cavalli liberi che corrono in riva al mare, sono bellissimi, anche se in un certo senso mi fanno un po' paura.





In centro facciamo un giro veloce, il paese è davvero desolato. Andiamo poi al supermercato che è piccolissimo e dove incontriamo la signora che ci ha portato qui da Puerto Navarino. Sembra uno di quegli spacci di una volta, il ragazzo alla cassa fa i conti a mano su un foglietto di carta. Oggi sono tutti felici perché con il Ferry sono arrivate la verdura e la frutta fresche. In realtà gli ortaggi che vediamo noi sono quasi defunti ma vediamo persone intente a scegliere le fragole o le ciliege migliori. Compriamo qualcosa per farci dei panini e ci sediamo a mangiarli guardando il mare e i cavalli. Partiamo poi a piedi, costeggiando il mare in direzione est. Vediamo dei paesaggi veramente fantastici, naturali e apparentemente incontaminati, se non fosse per i numerosi pickup che passanno in continuazione sollevando tantissima polvere. La cosa divertente però è che ogni persona che passa ci saluta.




Torniamo all'ostello dove ad aspettarci c'è Cecilia, la padrona, che è arrivata con le sue figlie. Con lei c'è Ana, una signora norvegese e una coppia di signori francesi, Jorge e Maria José. Ci sediamo tutti a chiacchierare nella sala comune. Cecilia è simpaticissima, le sue figlie mangiano in continuazione. Chiediamo a Cecilia consiglio su un ristorante e lei telefona a una sua amica che ha un ristorante lì vicino e si accorda con lei su cosa cucinarci "ma sì, fagli del pesce e magari un'insalata". Ana verrà a cena con noi. Lei e i due francesi sono arrivati da Punta Arenas col ferry che prenderemo domani e ci hanno detto che sono stati bene ma hanno mangiato malissimo così ci hanno consigliato di comprarci del cibo e delle bibite da portarci. Decidiamo quindi di tornare in centro per andare poi al supermercato che resta aperto fino a tardi e magari vedere anceh qualcos'altro. Ci accompagna Cecilia insieme alle sue figlie su una macchina scassatissima. Prima ci porta all'ufficio postale dicendoci di chiedere alla signora, che è una sua amica, di farci il timbro di Capo Horn sul passaporto. Dopodiche' ci porta al museo, che per essere in questo posto sperduto è abbastanza carino. Torniamo in ostello, chiacchieriamo un po' con gli altri poi usciamo a cena. Andiamo nel ristorante dove ha prenotato che è un paio di capanne più il là.


Quasi non troviamo la porta per entrare. Il posto è abbastanza surreale, tutto rivestito di legno, con delle scritte luminose. Isabel, la padrona, ci cucina del merluzzo fritto con qualche chela di centolla e dell'insalata. Le chiediamo del vino bianco per accompagnare il pesce. La scelta è limitata a una sola bottiglia, ma ci va bene. Quando le chiediamo se ha il dolce lei non ha niente, ma ce lo prepara lo stesso con quello che ha a disposizione. Durante la cena, Isabel, la padrona, ci racconta che lei viene da Punta Arenas ma le piace stare qui perché è tranquillo. Dice che lei avrebbe tante idee per cambiare un po' le cose e incentivare il turismo ma non le permettono di metterle in pratica. Spendiamo una cifra ridicola. Torniamo in ostello e ripartiamo subito tutti insieme sulla macchina di Cecilia, che nel fratttempo ha lasciato le bambine da qualche parte. Ci vuole portare nell'unico locale della città, ma prima si ferma da un suo amico per sistemargli il modem, così rimaniamo mezz'ora tutti stipati in macchina ad ascoltare Manu Chao. Finalmente arriviamo nel locale dove assaporiamo il nostro primo Pisco Sour. Si tratta di un drink preparato con Pisco, che è una specie di grappa locale, limone e bianco d'uovo. Trascorriamo una piacevole serata chiacchierando tutti insieme. Quando torniamo Alan, il ragazzo con cui condividiamo la stanza, dorme già. Andiamo praticamente a dormire vestiti. Tra poche ore ci alzeremo per prendere il ferry.

mercoledì 4 aprile 2012

Ushuaia: fino alla (quasi) fine del Mondo e Parque Nacional de la Tierra del Fuego


Giorno 4 - Marcoledì 7 Dicembre 2012

Lasciamo la "Casa de Grillos" e io ovviamente mi commuovo. Mi sono subito affezionata ai nostri ospiti e mi dispiace andare via.
Il piccolissimo aeroporto di El Calafate è affollato. Dopo un volo pieno di turbolenze arriviamo a Ushuaia, che già dopo una prima e superficiale occhiata mi sembra meno caratteristica di El Calafate, più grande e caotica.
Salendo per una ripida salita arriviamo all'Hostaria Rosa de Los Vientos, dove ci accoglie Pablo. Ci mostra l'edificio, in particolare una specie di torre con grandi finestre da cui è possibile ammirare il panorama. Da un lato si possono scorgere le Ande mentre dall'altro il Canale di Beagle e il Cile.
Scendiamo poi a visitare la città. Pablo ci ha consigliato di vedere il museo marittimo che si trova in un ex carcere, ma non siamo molto interessati, per cui preferiamo vagare lungo il mare e per le vie centrali. La città non è bellissima, direi pure un po' bruttina.



In ogni angolo ci viene ricordato che ci troviamo alla fine del mondo. In realtà Ushuaia non è l'ultimo luogo abitato del mondo, ma solo il più a sud dell'Argentina.



In Cile si trova un villaggio ancora più a Sud, Puerto Williams, dove arriveremo forse tra un paio di giorni.
Andiamo infatti ad informarci su come raggiungerlo. La società che gestisce i trasferimenti si trova in una specie di cubicolo. Il ragazzo ci dice che il trasferimento potrebbe avere dei ritardi a causa delle condizioni meteorologiche, ma che venerdì non dovrebbero esserci problemi. Si tratta in fondo di attraversare lo stretto di Beagle. Paghiamo una cifra astronomica per questo, ma non abbiamo alternative.

Giorno 5 - Giovedì 8 Dicembre 2012

Stamattina con un pullmino raggiungiamo il Parque Nacional de la Tierra del Fuego.



Il parco è meraviglioso, natura sconfinata. Percorriamo per primo il sentiero che costeggia il canale di Beagle. Il percorso dura circa tre ore. A tratti ci si inoltra nel bosco dove sugli alberi si trovano degli strani funghi che sembrano albicocche.
Ad un certo punto sentiamo un rumore strano provenire dall'acqua e vediamo spuntare il naso di una foca o un leone marino.
Vediamo bellisimi fiori e varie specie di uccelli.
Il secondo sentiero che percorriamo, Hito XXIV, costeggia il lago Boca, fino al confine con il Cile. E' un po' più complicato dell'altro, soprattutto quando ci si addentra nel bosco, dove alberi altissimi fanno dei rumori strani, degli schricchiolii che fanno pensare ad una foresta stregata. Il confine viene segnalato solamente da un'orrenda torretta di metallo.



Tornando indietro riusciamo ad avvistare un picchio con la testa rossa.
Il parco è inoltre infestato dai conigli e dai castori.
Nei pressi dei sentieri più semplici da percorrere, vediamo infatti una castorera, una diga di legno realizzata completamente dai castori, che così modificano l'ambiente.


giovedì 1 marzo 2012

Il Perito Moreno azzurro e i fenicotteri rosa


Giorno 3 - Martedì 6 Dicembre 2011



Oggi faremo il mini-trekking sul ghiacciaio Perito Moreno. Forse quando ieri abbiamo prenotato non ero ben cosciente di cosa si trattasse. Quando stamattina Francesco mi spiega che dovremo metterci i ramponi e camminare sul ghiaccio vorrei strozzarlo.
Torniamo nei pressi del ghiacciaio con un pullman e con una barca ci avviciniamo al lato Sud.





Lì ci aspetta una guida che ci accompagna ad un rifugio dove possiamo lasciare le nostre cose e dove ci fanno indossare i guanti per non rischiare di rimanere con le dita incollate al ghiaccio.
Camminiamo poi nel bosco fino a un punto in cui ci aiutano ad indossare i ramponi.



Da lì iniziamo il trekking. Siamo gruppi di una decina di persone, la guida ci spiega le tecniche per camminare coi ramponi in salita e in discesa. All'inizio sembra difficile ma poi riesco a procedere senza problemi.





Oggi a differenza di ieri il cielo è nuvoloso ma ciò fa risaltare ancora di più il colore azzurro intenso del ghiacciaio che risalta maggiormente nelle crepe, chiamate 'sumideros'. Attraversiamo numerosi rivoli d'acqua.



Purtroppo continua a piovere, in alcuni punti addirittura nevica e tira un fortissimo vento. Non è facile camminare in queste condizioni. Mi sento il viso gelato.
Camminiamo per un'ora e mezza o forse più. E' un'esperienza meravigliosa, non avrei mai potuto immaginarlo.
Quando arriviamo in un punto abbastanza alto, prima di scendere, ci offrono un bicchiere di whisky da bere con il ghiaccio del ghiacciaio.

In questi due giorni, grazie alle varie guide, abbiamo imparato varie cose riguardanti i ghiacciai. Il complesso dei ghiacciai argentini e cileni è il terzo nel mondo, dopo Antartide e Groenlandia. In Argentina il Perito Moreno è il terzo ghiacciaio più grande dopo Viedma e Uppsala. É strano che si trovino ghiacciai qui, dato che non ci troviamo in alta montagna, ma siamo solo a 180m, e non siamo troppo a Sud, ma il tutto è causato dalle correnti dell'Oceano Pacifico. Ci hanno detto che nel ghiacciaio c'è una zona definita "di accumulazione", dove si sedimenta la neve, e una definita "di ablazione", in cui si staccano i pezzi di ghiaccio. Il Perito Moreno è comunque abbastanza stabile.

Nel tardo pomeriggio torniamo a El Calafate. Dopo esserci cambiati i vestiti completamente bagnati dalla pioggia e dal vento andiamo a Laguna Nimez, che si trova vicinissimo al nostro B&B. La laguna è una riserva naturale, dove si trovano moltissime specie di uccelli, in particolare i fenicotteri rosa. Erano anni che volevo vederli, sono meravigliosi!





Facciamo un giro nel centro della cittadina. Chiamarlo centro è forse un po' pretenzioso, dato che si tratta di una corta via principale. Facciamo qualche acquisto nel mercatino dell'artigianato locale e concludiamo la giornata con un'ottima grigliata e un fantastico Malbec.



Link Utili:
Hielo y Aventura: organizza i trekking sul Perito Moreno.

venerdì 10 febbraio 2012

Suoni di ghiaccio e bacche di Calafate

Giorno 2 - Lunedi’ 5 Dicembre 2011

Alle 4:30 patiamo per tornare all’Aeroparque. Il check-in lo abbiamo già fatto per cui è (quasi) sicuro che il nostro volo parta all’ora stabilita.
Alle Aerolineas ci rimbalzano in mille uffici prima di darci il rimborso del taxi come promesso
Facciamo colazione in un bar dell’aeroporto con le fantastiche medialunas, che sono piccoli deliziosi croissants di burro puro.
Il volo per El Calafate dura circa 3 ore, con uno scalo tecnico a Tralew. Sembra di essere su un autobus di linea.
L’aeroporto è piccolissimo, si trova in realtà a circa 20km dalla cittadina.
Insieme ad altre persone prendiamo un remis che fa il giro di tutti gli hotel e ci porta fino al B&B dove soggiorniamo: “Casa de Grillos”.
Ad accoglierci c’è Alejandro che ci mostra la casa. E’ una casa semplice, ma accogliente e pulita. Dispone di un salotto comune con una piccola biblioteca a tema patagonico.
Gli chiediamo informazioni per i tour al ghiacciaio Perito Moreno e ci dice di sbrigarci perché l’ultimo pullman parte alle 13:30. Attraversando la cittadina, che ancora non conosciamo, arriviamo di corsa alla stazione dei pullman e scopriamo che l’ultimo bus è partito alle 13. Continua la maledizione dei mezzi in anticipo. Vediamo che ci sono alcune agenzie e mentre decidiamo a quale di queste rivolgerci, in modo da non perdere completamente questa giornata, vediamo arrivare Alejandro che è venuto a cercarci perché nel frattempo ha saputo che il bus è già partito e ha già contattato un’agenzia trovandoci al volo un’alternativa. E’ stato incredibilmente gentile ad aiutarci così tanto. Andiamo all’agenzia dove sta partendo il tour al ghiacciaio e dove riusciamo anche a prenotare il minitrekking di domani.
Partiamo con un piccolo gruppo di persone e Marcelo, l’autista-guida. Il Perito Moreno dista circa 80 Km che percorriamo senza quasi incontrare abitazioni, tranne una piccola fattoria.
Per prima cosa costeggiamo il Lago Argentino caratterizzato da un brillante colore azzuro.



Il paesaggio è piuttosto brullo e inizia a popolarsi di piante man mano che ci avviciniamo al ghiacciaio. Durante il percorso incontriamo anche parecchi animali, come lepri, puzzole e un tipo di uccello rapace chiamato carancho, che si apposta sulle strade per mangiare gli animali che vengono schiacciati dalle macchine.



Marcelo ci spiega anche il significato del nome della città di El Calafate. Il calafate è un arbusto locale che produce bacche simili ai mirtilli da cui si realizzano marmellate e liquori. Dice la leggenda che chi beve il liquore di calafate prima o poi tornerà in questi luoghi.
Ad un certo punto del viaggio arriviamo ad una curva chiamata propriamente “Curva dei sospiri” infatti non appena svoltiamo ci appare uno spettacolo indescrivibile: una distesa infinita di ghiaccio che lascia veramente senza fiato.



Ci fermiamo per fare alcune foto da questo punto che è ancora abbastanza lontano e poi arriviamo fino a un luogo in cui si trova una struttura di passerelle proprio di fronte al ghiacciaio, il quale si erge come un muro sopra al lago.



Rimaniamo veramente senza parole. Restiamo ore ad ammirare i suoi riflessi azzurri, in questa bellissima giornata di sole.
Il ghiacciaio è come vivo: oltre a guardarlo lo ascoltiamo anche, e’ come se parlasse mentre pezzi di ghiaccio cadono dalla suo interno.
Riusciamo anche a vedere alcuni pezzi che si staccano nella parte esterna affacciata sul lago. Uno spettacolo della natura.
Nonostante il sole fa molto freddo, c’è un vento è gelido.
Torniamo a El Calfate verso le 20:30. Non ci sembra sia già così tardi, ma siamo molto a sud e siamo in estate, il sole qui tramonta verso le 22:30.
Chiediamo consigli su dove cenare a Marta, la moglie di Alejandro, che ci suggerisce El Cucharon. Si tratta di un ristorante non molto grande che si trova un po’ fuori dalla via principale.
Assaggiamo il cordero patagonico alla griglia che piace moltissimo anche a me, nonostante io non ami molto la carne di agnello e una fantastica torta di mele, che ci dicono essere tipica di qua, assaggiando per la prima volta il divino dulce de leche.

martedì 7 febbraio 2012

Un primo assaggio di Buenos Aires

Giorno 1 - Domenica 4 Dicembre 2011



Dopo moltissime ore di volo, dove per fortuna sono riuscita a dormire per la maggior parte del tempo, arriviamo a Buenos Aires.
Ripartiremo nel pomeriggio, da un altro aeroporto, per El Calafate, perciò abbiamo il tempo di dare un’occhiata alla città, che visiteremo meglio alla fine del nostro viaggio.
Fa caldissimo, infatti in aeroporto devo cambiarmi gli abiti invernali e mettermi una t-shirt.
Seguendo il consiglio di una collega argentina ci affidiamo a una ditta di “remis” e prendiamo un autobus che ci porta fino a Puerto Madero.
Da li’ iniziamo la nostra veloce visita un po’ improvvisata.
La cosa che subito mi colpisce della città e’ la tipica luce delle città del mare, al primo impatto mi fa pensare a Genova, ma questa strana idea verrà presto smentita.
Siamo a Retiro in Plaza Martinez. Si sente un forte odore di pipí e si vedono persone che dormono per terra.
Passando per vie dove sorgono bellissime case in stile liberty un po’ decadenti arriviamo all’obelisco percorrendo la grandissima Avenida 9 de Julio.



Passeggiando per Avenida de Mayo, dove incontriamo numerosi caffé con gente seduta a fare colazione nonostante sia già quasi ora di pranzo, arriviamo in Plaza de Mayo.
Visitiamo la cattedrale e la piazza, su cui si affaccia la Casa Rosada. Non avendo tantissimo tempo a disposizione per poterla vedere bene decidiamo di rimandarne la visita a quando torneremo alla fine del viaggio.
Dato che il nostro stomaco sente un po’ il fuso orario ci fermiamo a mangiare qualcosa in un bar di Avenida de Mayo.
Dopo pranzo facciamo un giro per Florida, la via pedonale commerciale, che pur essendo domenica è molto viva, una brevissima passeggiata sui Docks di Puerto Madero e poi via a riprendere il remis per l’aeroporto.
Arrivati all’Aeroparque ci attende una bruttissima sorpresa: al check-in ci dicono che il nostro volo è gia’ partito, è stato anticipato di due ore. Noi siamo allibiti e chiediamo come sia possibile dato che due giorni fa abbiamo controllato su internet e il volo era confermato per l’ora stabilita, loro si giustificano dicendo che avremmo dovuto telefonare per confermare il volo, ma come avremmo potuto telefonare se eravamo su un volo proveniente dall’Europa? Si scusano e ci dicono che possono pagarci una notte in hotel, il taxi e prenotarci un volo che parte domani mattina presto.
Un po’ risentiti non possiamo fare altro che accettare e prendiamo un taxi che ci porta all’hotel che si trova nel quartiere di Belgrano.
Dopo una doccia necessaria a smaltire sia le ore di volo sia la rabbia e dopo aver piú o meno capito dove ci troviamo prendiamo una metro per raggiungere il quartiere di Palermo. Arriviamo in Plaza Italia, proprio sotto la statua di Garibaldi. A piedi raggiungiamo Plaza Serrano, una piazza piena di vita con un fantastico mercatino che pero’ sta per chiudere. Alla fine il cambio di programma non e’ stato del tutto inutile, abbiamo visto un piccolo pezzo di città. Prendiamo un aperitivo ma io sono ancora troppo arrabbiata.

venerdì 6 gennaio 2012

Back to Switzerland, back to Winter

Eccomi di ritorno dal mio splendido viaggio in Cile e Argentina.
Il più grande shock che ho avuto è stato quello termico: sono passata dai 30° di Buenos Aires agli 0° della Svizzera con pioggia, neve e vento.
So che avrò bisogno di molto tempo per raccontare i meravigliosi posti che ho visitato perché tra il lavoro e il corso di tedesco il tempo che mi rimane è davvero poco, ma prometto che lo farò.
Non posso riassumere in due righe quello che è stato un mese di Sudamerica: i paesaggi, le persone, ma posso dire che è stata un'esperienza fantastica. Tutto è stato perfetto. Certo per alcuni posti sarebbe stato bello avere più tempo a disposizione, perchè magari si è programmato di andare lì per visitare qualcosa in particolare ma poi si scopre che c'è anche molto altro da vedere. E' facile innamorarsi di quei posti anche solo dopo un giorno e si vorrebbe rimanere lì, ma è già ora di prendere un altro aereo.
Sono comunque soddisfatta, perchè ho potuto vedere moltissime cose diverse e forse un giorno tornerò nei luoghi che più mi hanno colpito per approfondirli e per respirare con più calma la loro atmosfera.

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