venerdì 15 gennaio 2010

Viaggio in Giappone - Giorno 10 - Hiroshima

Martedì 18 Agosto 2009 - Hiroshima

Ieri sera siamo andati a dormire presto e sui futon abbiamo dormito splendidamente. Stamattina così non è stata troppo traumatica la sveglia delle 5:15. C'è una grande pace in questo posto.


Ci prepariamo, finiamo di impacchettare i bagagli in modo da averli pronti dopo colazione e poter così prendere il treno prima possibile.
Alle 5:50 un monaco suona la campana per avvertire che sta per iniziare la cerimonia mattutina. Scendiamo per partecipare alla preghiera. Entriamo in una sala dove i monaci sono inginocchiati, rivolti verso l'altare. Noi ci sediamo su delle panche alle loro spalle.
I monaci iniziano a recitare la lunga preghiera, dedicata agli antenati. Un monaco inizia a scandire una serie di litanie, a volte accompagnato dagli altri, intervallate dal suono di strumenti quali una piccola campana e dei piatti.
Ad un certo punto un monaco invita noi ospiti a partecipare. Inizialmente penso che l'invito sia rivolto solo ai fedeli buddisti, i quali si avvicinano all'altare, inginocchiati, per rendere omaggio alla divinità. In realtà credo che in un primo momento si siano alzati solo loro, in quanto sono gli unici ad aver capito le parole del monaco. Infatti il monaco ritorna e invita anche noi e gli altri ospiti non giapponesi ad eseguire il rito.
Ci mettiamo così in fila con le altre persone e quando è il nostro turno andiamo di fronte alla divinità ed eseguiamo il seguente rito: inchinarsi con le mani giunte, mettersi in ginocchio, inchinarsi nuovamente con le mani giunte, prendere un pizzico di incenso e metterlo nel bruciatore, ripetere l'inchino.
Ho trovato il tutto molto emozionante. Pur non capendo assolutamente della preghiera si è creata una bella atmosfera.
Dopo la preghiera ci viene stata servita la colazione, anch'essa costituita da un insieme di brodini, verdure e tofu. Per fortuna ci sono sempre il riso e il tè a salvarmi la vita, anche se devo ammettere che l'hamburger di soia non è male.
Finita la colazione prendiamo i bagagli e fuggiamo, ci aspetta di nuovo un complicato trasferimento. Infatti prendiamo il pullman, arriviamo alla stazione di Koyasan dove prendiamo la funicolare fino a Gokurabashi, da lì il treno, che dobbiamo cambiare a Hashimoto, poi a Shinimamiya, a Osaka e infine a Shinosaka. Sinceramente non speravo di farcela, ma finalmente saliamo sullo Shinkansen per Hiroshima.


A Shinosaka siamo saliti al volo e dopo poco ci accorgiamo di aver preso, invece del più veloce Hikari, uno Shinkansen Kodama, che fermerà a tutte le stazioni mettendoci un'eternità. Inizio ad essere insofferente per via della fame, anche perché purtroppo, nell'ansia di perdere il treno nei vari cambi, non abbiamo comprato niente da mangiare.
Durante il viaggio, guardando fuori, vedo quasi solo campi di riso e piccoli cimiteri. Tra le varie soste il treno ferma a Himeji e in lontananza vediamo il castello che vorremmo visitare tra qualche giorno.
Verso le 14 arriviamo finalmente ad Hiroshima. Fa un caldo infernale, peggio che nei giorni scorsi a Kyoto. A Koyasan, essendo in montagna, si stava bene, per cui percepiamo ancora di più lo sbalzo di calore e l'umidità.
Dalla stazione andiamo a piedi fino all'hotel. L'hotel è di quelli business, la stanza è piccolissima, ma va bene per le nostre esigenze, infatti posiamo i bagagli ed usciamo subito.
Prendiamo il tram che ci porta al Peace Memorial Park.


Per prima cosa vediamo l'A-Bomb Dome, la costruzione rimasta in piedi dopo l'esplosione della bomba atomica, che è diventato un po' il simbolo della tragedia di Hiroshima del 6 agosto 1945.
Mentre giriamo lì intorno un signore si offre come free guide, per mostrarci alcune cose altrimenti difficili da individuare. Accettiamo e iniziamo il giro insieme a lui e alla sua compagna. Ad esempio vediamo una statua, toccando la quale è possibile individuare la parte rovinata dal calore prodotto dalla bomba, che si presenta ruvida, mentre quella rimasta in ombra è ancora liscia. La stessa cosa si può notare su alcune tombe del cimitero. Nel frattempo ci spiega un po' della storia di Hiroshima e ci accompagna nel punto individuato come l'epicentro dell'esplosione, nei pressi dell'ospedale.
Proseguiamo quindi la visita da soli, vedendo gli altri monumenti dedicati alla tragedia, tutti concentrati nel Peace Memorial Park, quali la Fiamma della Pace, che verrà spenta solo quando saranno distrutte tutte le armi nucleari, o il Children Peace Monument, dedicato a Sadako, una bambina morta di leucemia dieci anni dopo la tragedia, in seguito alle radiazioni causate dalla bomba. Andiamo quindi al museo della bomba, dove si trovano immagini e plastici esplicativi, documenti dell'epoca, reperti che dimostrano gli effetti devastanti della bomba e fotografie molto crude che mostrano cosa hanno subito le persone. Ciò che ho visto è stato angosciante, è terribile ciò che l'uomo ha fatto.


Dopo la visita torniamo in hotel a darci una rinfrescata per la sera.
L'impressione che ho di questa città, in base alla zona circoscritta che visitiamo, è che sia molto meno raffinata delle altre che abbiamo visitato finora, nonostante sia una città nuova, totalmente ricostruita dopo la guerra. Mi trasmette come un senso di disordine.
Usciamo a cena e per cercare un ristorante andiamo nella zona dei locali, che non si trova molto distante dall'hotel. La specialità di Hiroshima è una versione locale dell'okonomiyaki, chiamata Hiroshima-yaki e per gustarla scegliamo un posto consigliato dalla guida: "Okonomi-mura". In un palazzo si trovano ventisette mini-ristoranti di questa stessa catena, posti su tre piani. Entriamo nel palazzo che appare abbastanza squallido, con le scale appiccicose per l'unto. Arriviamo al secondo piano dove scegliamo un ristorante a caso. I ristoranti sono tutti costituiti da una grande piastra dove viene cucinato l'okonomiyaki e da un bancone, con una quindicina di posti intorno.


Ci sediamo al bancone, scegliamo due tra i vari tipi di okonomiyaki possibili, che variano solo per gli ingredienti aggiuntivi, ed il cuoco, munito di palette li prepara davanti a noi, con un'incredibile destrezza.
La preparazione è diversissima da quella che abbiamo visto a Tokyo. Prima di tutto, con una specie di pastella, il cuoco prepara una sottile crêpe, sulla piastra, poi la cosparge con il cavolo, altre verdure, il bacon e condimenti vari e la lascia cuocere. A parte scalda gli spaghetti, a scelta tra soba e udon. Quando sono pronti capovolge la crepe con le verdure e lascia cuocere ancora un po'. Intanto mette i condimenti aggiuntivi sopra agli spaghetti e lascia cuocere ancora. Mette le verdure e la crêpe sopra agli spaghetti, intanto a parte spalma un uovo, sulla piastra, creando un cerchio quasi perfetto. Pone gli spaghetti e tutto il resto sopra all'uovo, l'okonomiyaki è quasi pronta. La mette nel piatto, la spalma con l'apposita salsa e la cosparge di erbette varie. E' ottima, ma è un vero mattone. Mi piacerebbe riuscire a mangiarne un'altra, per golosità, ma il mio stomaco si ribella.
Dopo cena facciamo due passi per smaltire, la zona è piena di locali e di negozi che vendono alcoolici.

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