venerdì 26 marzo 2010

おいしかった Oishikata

L'altra sera avevamo un'occasione da festeggiare e presi da un'enorme nostalgia abbiamo deciso di cenare in un ristorante giapponese.
A Torino negli ultimi anni abbiamo provato vari ristoranti giapponesi, escludendo a priori quelli che una volta erano cinesi e sono stati riconvertiti in seguito alla moda del sushi.
I nostri preferiti erano due, ma solo uno di questi, ci è stato riferito, è gestito da persone realmente originarie del Giappone: il Wasabi. Dopo il nostro viaggio nella terra del Sol Levante siamo diventati ancora più esigenti, per cui ora frequentiamo quasi solo più questo.
Il locale è molto piccolo, arredato in stile tradizionale, ma abbastanza minimale. E' possibile cenare sia in normali tavolini, sia nella zona tatami, che è possibile raggiungere dopo essersi tolti le scarpe. Lì si trovano i tavolini bassi, ma con il trucco: non è infatti necessario cenare inginocchiati, un buco sotto il tavolo permette di stare comodamente seduti.
Le cameriere indossano gli yukata e le tradizionali calze bianche con il dito separato.
Anche il menu è strutturato in stile giapponese: si legge infatti dall'ultima alla prima pagina.
Molti tra i piatti presentati sono gli stessi che abbiamo assaggiato o visto durante il nostro viaggio, non solamente quelli più diffusi in occidente.
Oltre ai soliti sushi, al sashimi e alla tenpura è possibile gustare infatti il tendon, il sukiyaki, l'unagi, gli udon e piatti di pesce crudo, serviti con il daikon, del tutto simili a quelli che abbiamo assaporato nei localini più sperduti. I nigiri sono preparati così come li ho mangiati al Tsukiji Fish Market, con una punta di wasabi tra il riso e il pesce.
Anche stavolta non siamo rimasti delusi. Per una sera ci siamo di nuovo immersi in questo angolo di Giappone nella nostra città.
Uscendo dal locale, per esprimere il nostro apprezzamento, abbiamo sfoderato la frase che avevamo imparato a memoria dal nostro frasario e che ripetevamo ogni volta in cui una cena ci lasciava particolarmente soddisfatti: "Oishikata", cioè “Era delizioso!”. Dopo averla ripetuta venivamo ogni volta compensati da grandi sorrisi e profondi inchini, sia per il significato della frase, ma soprattutto perché veniva molto apprezzato lo sforzo di dire anche solo una parola in giapponese.
Anche a Torino abbiamo ottenuto lo stesso effetto: la signora che ci ha accompagnato all' uscita ci ha sorriso e si è inchinata dicendo "Arigato gozaimas"... Quanto ci mancava!

lunedì 22 marzo 2010

Racconti cinesi

Mio marito viaggia spesso per lavoro.
Fino all'anno scorso i suoi viaggi erano limitati all'Europa, in particolare Germania, Francia e Spagna. Da qualche tempo invece ha iniziato a frequentare la Cina, oggi è di nuovo partito ed è già la quinta volta in pochi mesi.
I suoi racconti sulla Cina sono molto vari.
La prima volta che è andato mi ha mandato un messaggio dicendomi: “Il Fiume Giallo è veramente giallo è puzza di pipì”.
Una volta era a Shanghai e, in un momento di pausa tra una riunione e l'altra, è riuscito a fare un giro della città. Dopo aver visto una zona turistica, spinto dalla curiosità si è addentrato in un normale mercato. Ho visto le foto della particolare “zona macelleria”, dove tra vari tipi di carne, esposta all'aria aperta, in stato di decomposizione, spiccava una fila di volatili appesi a tubature.



L'ultima volta è stato in un posto chiamato Changchun, lo stesso verso cui sta volando in questo momento. Era gennaio e lì la temperatura si aggirava sui -20°. Ha detto che un giorno c'è stata una fortissima tempesta di neve, che in poche ore ha interamente coperto la città. Appena ha smesso centinaia di persone, munite solamente di pala, in un'ora hanno eliminato tutta la neve.
Questi sono solo alcuni tra gli episodi che mi sono rimasti più impressi. Ora attendo il suo ritorno e nuovi racconti.

venerdì 12 marzo 2010

USA - Giorno 20 – Il ritorno

Giovedì 21 Agosto 2008 - San Francisco - Philadelphia - Milano

Verso le 4 aprono il check-in, che però deve essere eseguito in modo automatico da ciascuno. Molte persone però non sono capaci e si formano delle code lunghissime. Stiamo per rischiare di perdere il volo. Per fortuna riusciamo a farlo in tempo e a salire sull'aereo.

E anche questa avventura si sta per concludere. Faremo scalo a Philadelphia e arriveremo a Milano domani mattina presto.

USA – Giorno 19 – San Francisco

Mercoledì 20 Agosto 2008 - San Francisco

Dopo la colazione e dopo la distruzione del frigo di polistirolo, che ci ha fedelmente accompagnato per tutti questi giorni, partiamo verso San Francisco.
Attraversiamo la baia sul Golden Gate, stavolta in macchina, scendiamo dai tornanti di Lombard Street e dopo varie salite e discese raggiungiamo il "Marriott", dove è situata la Hertz.



Restituiamo la macchina, lasciamo in custodia i nostri bagagli e partiamo per un giro di shopping. Ci dividiamo, così che ognuno possa vedere rapidamente le cose che più gli interessano.


Giriamo un po' per Market Street poi ci dirigiamo poi verso un altro Guitar Center, dove Francesco vorrebbe acquistare alcuni accessori. Per arrivarci percorriamo Ellis Street, una traversa di Market Street, dove quasi ci spaventiamo perché incontriamo tantissime persone ubriache.
Visitiamo il museo dei Cable Car, dove si possono vedere i meccanismi che muovono i cavi che trainano i Cable Car per tutta la città, e dove si trovano tutte le spiegazioni del loro funzionamento.


Scendiamo quindi al Fisherman's Wharf e facciamo un giro al Pier 39.
Da lì raggiungiamo a piedi la Coit Tower, sui cui saliamo per vedere la città dall'alto.


Facciamo ancora un giro da "Barnes&Nobles", dove compriamo alcuni libri e poi ci incontriamo con gli altri.
Per cena torniamo da "Scoma's", dove mangiamo di nuovo benissimo.
Per far passare un po' di tempo torniamo al "Marriott" a piedi. Lì recuperiamo i bagagli, li compattiamo aggiungendo gli acquisti di oggi e prendiamo due taxi che ci portano all'aeroporto.
All'aeroporto cerchiamo la zona da cui dovremmo partire domani mattina e ci sistemiamo sulle scomode poltrone di attesa, cercando di dormire.

giovedì 11 marzo 2010

USA – Giorno 18 – Gold Country – Wine Country

Martedì 19 Agosto 2008 - Columbia - Sonoma

Torniamo a Columbia per vedere lo State Park con i negozi aperti. Il borgo western è molto carino.



Passando da Oakland e costeggiando San Francisco ci dirigiamo verso la Wine Country. Anche qui dobbiamo scegliere tra Napa e Sonoma, ma dalle guide decidiamo che ci ispira di più Sonoma.
Lungo la strada troviamo un banchetto dove si vendono le fragole. E' buffo vedere che la vendita è self service, cioè ci sono i cestini di frutta col prezzo e una cassetta in cui mettere i soldi. Tutti pensiamo che in Italia una cosa così non potrebbe funzionare. Compriamo un grande cestino di fragole e le mangiamo subito.
Arriviamo a Sonoma verso le 15 e andiamo subito alla ricerca di cantine dove degustare il vino, dato che abbiamo letto che chiudono alle 17.
Scegliamo quella che abbiamo letto essere la cantina più antica della città, la "Buena Vista Winery".


Purtroppo non è possibile visitarla, ma possiamo fare la degustazione di sette vini, tra cui Pinot Grigio, Sirah e Merlot.
Ce li serve un ragazzo che non so quanto capisca di vino, dato che sui vini italiani ha le idee un po' confuse. Probabilmente sui vini californiani è più preparato.


I vini ci piacciono, peccato che non ci sia possibile acquistarne, per via del viaggio in aereo. Ci informiamo quindi se sia possibile acquistarli via internet.
La cittadina di Sonoma pare non essere molto grande e ci sembra carina. Ci spostiamo nella piazza principale, dove i ragazzi vanno al visitor center, per chiedere informazioni su dove possiamo trovare le camere per stanotte.
Ci consigliano un hotel, che è uno dei più economici, anche se a noi sembra comunque caro rispetto ai prezzi degli scorsi giorni. Probabilmente è la zona ad essere cara. "El Pueblo Inn" è molto carino, ha al centro un bel giardino e intorno camere molto belle e spaziose.
Ci riposiamo mezz'oretta e poi torniamo in piazza, dove c'è il Farmer's Market, il mercato dei contadini. Sembra quasi una sagra, oltre alle bancarelle di frutta e verdura ci sono dei chioschi dove preparano varie cose da mangiare e un gruppo che suona. C'è tantissima gente seduta nel prato a fare il pic-nic.
Andiamo poi a cena in un ristorante thailandese. Il cibo non mi piace molto, ma assaggiamo un altro vino molto buono di un'altra cantina di queste parti.
Ci spostiamo in un'enoteca non distante,con l'intenzione di fare altre degustazioni, ma è possibile sono prendere il vino a bicchieri. Così assaggiamo un vino da dessert. In questa enoteca sono esposti vini di ogni parte del mondo, tra cui molti italiani.
Rientriamo in hotel per sistemare le valige, dato che domani torneremo a San Francisco dove lasceremo la macchina e dove trascorreremo la prossima notte in aeroporto.

mercoledì 10 marzo 2010

USA - Giorno 17 – Yosemite National Park – Gold Country

Lunedì 18 Agosto 2008 - Yosemite National Park - Sonora

Stamattina si parte per la visita allo Yosemite. Arriviamo di nuovo un po' tardi perché la strada che avremmo voluto fare era chiusa e per arrivare agli altri punti di interesse ci abbiamo messo molto tempo.
Dopo la solita sosta al visitor center, per recuperare le informazioni e le mappe, arriviamo in un punto da cui è possibile ammirare l'Half Dome, la roccia che maggiormente rappresenta lo Yosemite.



Vorremmo quindi vedere la cascata, ma purtroppo in questo periodo è quasi asciutta. Per avvicinarci ci arrampichiamo tra i massi, per vedere almeno la base della cascata, ma quando arriviamo troviamo solamente un laghetto stagnante. La discesa è quasi più difficile della salita.
Non rimaniamo molto nel parco e andando via decidiamo che, per avvicinarci alla Wine Country, potremmo fare tappa nella Gold Country.
Leggendo le nostre guide, pensiamo che potremmo fermarci a Sonora o Columbia, che sono comunque vicine tra loro e, nell'indecisione, decidiamo di vederle entrambe e di scegliere.
Sonora è la prima che incontriamo, passando ci pare carina e vediamo che ci sono alcuni motel. Arriviamo a Columbia, dove troviamo un villaggio in stile western. Facciamo un giro, ma purtroppo a quest'ora è già tutto chiuso. Alla fine scegliamo di dormire a Sonora e di tornare a Columbia domani, per vedere il villaggio in attività.


Dopo aver preso la stanza al motel e posato i bagagli cerchiamo un posto per cenare nella via principale. Scegliamo un grill, "Dimondback", ma dobbiamo aspettare qualche minuto. Durante l'attesa, seduti fuori dal locale vediamo, nel cielo ancora abbastanza chiaro, una stella cadente, anzi, una specie di bolide impressionante.
Mangiamo un ottimo hamburger e delle buonissime patatine fritte all'aglio.

martedì 9 marzo 2010

USA – Giorno 16 – Sequoia National Park

Domenica 17 Agosto 2008 - Sequoia National Park




Torniamo nel diner dove abbiamo cenato per fare colazione e prima di lasciare Isabella Lake andiamo al supermercato e facciamo un po' di spesa.
Invece di tornare un po' indietro per prendere l'autostrada facciamo una stradina in mezzo ai monti. La strada in mezzo ai boschi è molto bella, ma è tutta a curve, da far star male. Ci fermiamo in un visitor center dove ci accorgiamo di esserci sbagliati e di essere nella Sequoia National Forest, che non è ancora il National Park, che è ancora molto lontano, ma è troppo tardi per tornare indietro, così proseguiamo. Si vedono già alberi altissimi.
Lungo la strada vediamo diversi frutteti e ci fermiamo a comprare le arance.
Arriviamo al Sequoia National Park solo alle 15. Vediamo la sequoia chiamata The Sentinel e visitiamo il museo.
Dopodiché vediamo il General Sherman, che è la sequoia avente maggiore volume al mondo, e intraprendiamo il Congress Trail, un sentiero che ci porta alla scoperta di sequoia solitarie o in gruppi.
Le sequoia sono davvero enormi, anche se devo ammettere che me le immaginavo ancora più grandi, chissà perché. Sono comunque impressionanti.
Vediamo anche moltissime sequoia a terra, crollate dopo essere state colpite da fulmini e bruciate.
Uscendo dal parco ci dirigiamo verso lo Yosemite, cercando un posto per dormire. Ci fermiamo a Fresno dove troviamo facilmente le stanze in un motel.
La città ci appare lugubre e squallida, almeno nella zona in cui siamo. Anche le persone che abbiamo visto lungo la strada, mentre arrivavamo, non avevano un aspetto raccomandabile.
Per fortuna riusciamo a trovare un posto decente per mangiare, un ottimo ristorante messicano.

lunedì 8 marzo 2010

USA – Giorno 15 – Death Valley

Sabato 16 Agosto 2008 - Death Valley

Lasciamo la città e devo ammettere che non sono per nulla dispiaciuta.
Attraverso strade desolate arriviamo alla Death Valley.
Visitiamo Zabriskie Point, dove vediamo una distesa di rocce che paiono dune.



Dopo una tappa al visitor center di Furnace Creek andiamo a Badwaters, un'immensa distesa di sale che si trova 85 m sotto il livello del mare.


Qui fa davvero molto caldo. Prima di scendere dalla macchina bagniamo i cappellini, ma dopo pochi secondi sono di nuovo asciutti.


Vediamo poi la Artist's Palette, una zona con rocce di vari colori.
Dopo un veloce pasto, con i panini che ci prepariamo con le cose comprate allo store di Furnace Creek, vorremmo visitare il Mosaic's Canyon. Lì riusciamo a camminare pochissimo, perché il caldo è davvero infernale. Dopo pochi metri in mezzo alle rocce non ce la sentiamo di proseguire.


Proseguiamo il viaggio passando nei pressi della Sierra Nevada e verso sera arriviamo a Isabella Lake, un paese di quattromila abitanti, situato in prossimità di un lago artificiale, dove immagino vengano solo turisti locali. Troviamo una stanza in uno dei pochi motel. Posiamo i bagagli e usciamo a cena.
Entriamo in un pub dove ci dicono che lì non servono la cena, ma che se vogliamo mangiare possiamo andare nel diner che si trova proprio di fronte. In questo locale troviamo due cameriere un po' in carne simpaticissime. Anche questo sembra il classico locale dove mangiano gli americani dei telefilm. Ci consigliano di mangiare la bistecca del giorno e accettiamo.
Ci dicono che se vogliamo il dolce loro non ne hanno, ma possiamo andare in un negozio nei pressi del centro commerciale, e anche stavolta seguiamo il consiglio, anche perché questa cittadina non offre alternative. Dopo il gelato decidiamo di prendere ancora una birra e torniamo nel pub in cui eravamo entrati all'inizio.
Ci sediamo al bancone, mentre alle nostre spalle diverse persone giocano a biliardo. Assistiamo ad una scena buffa in cui uno dei ragazzi che giocano a biliardo si siede e la bruttissima cameriera in minigonna gli serve una cosa che pesca da un barattolo dall'aspetto orribile, che sembrerebbe un uovo sodo in salamoia.

venerdì 5 marzo 2010

USA – Giorno 14 – Las Vegas

Venerdì 15 Agosto 2008 - Las Vegas

Oggi abbiamo deciso che sarà una giornata libera, dove ognuno farà cosa vorrà. Vorrebbe essere una giornata dedicata al riposo, dopo le camminate degli scorsi giorni e i parchi che dovremo ancora visitare nei prossimi.



Dopo aver dormito un po' più del solito io e Francesco facciamo colazione nello "Starbucks" che si trova all'interno dello "Stratosphere", facciamo un giro per l'hotel e poi partiamo a piedi per vedere meglio la città, sotto un caldo sempre più soffocante che fa contrasto con l'aria gelida che c'è dentro gli edifici.


Percorriamo tutta la Strip fermandoci nei vari hotel: "Mirage", "Venetian", "Palazzo", "Bellagio", "Caesars Palace", "MGM", "Mandaly Bay".
Ritorniamo in albergo, sempre a piedi, verso le 18, devastati dai molti passi e dal caldo.
Questa città non mi è piaciuta per niente, me la immaginavo più tipo una Disneyland per adulti, invece mi ha trasmesso molta tristezza. Forse non mi è piaciuto vedere molte persone sole che passavano ore ai tavoli o alle slot machine. Non so, non credo che avrò mai voglia di tornarci.
Dopo esserci riposati un po' in camera incontriamo due degli altri e con loro prendiamo l'ascensore che ci porta in cima alla torre dello "Stratosphere", da cui riusciamo a vedere dall'alto tutta la città, in particolare la Strip tutta illuminata.
Sopra l'hotel ci sono delle giostre paurosissime, che non abbiamo il coraggio di provare. Ci basta vedere, dall'alto della torre, le facce di chi le sta provando.
Sempre insieme a loro andiamo a prendere il monorail che ci porta nel cuore della Strip. Vediamo il bellissimo spettacolo delle fontane danzanti del "Bellagio".


Lì ci raggiungono gli ultimi due amici e finalmente riusciamo ad andare a cena. Avremmo voluto mangiare al buffet del Bellagio, ma all'ora in cui arriviamo ormai è chiuso, così scegliamo un ristorante cinese sempre interno all'hotel.

giovedì 4 marzo 2010

USA – Giorno 13 – Bryce Canyon – Las Vegas

Giovedì 14 Agosto 2008 - Bryce Canyon - Las Vegas

Oggi è il compleanno di Francesco e anche quest'anno lo trascorrerà in un luogo meraviglioso.
Ci alziamo prestissimo e partiamo per raggiungere il Bryce Canyon.



Già visto dall'alto ci appare come uno spettacolo naturale: un insieme di pinnacoli dai colori vivaci, con predominanza di rosso e arancione e con zone bianche, inframmezzati da verdi pini.


Percorriamo una combinazione di tre trail, camminando per quattro ore, su sentieri tutti in discesa e in salita. E' estenuante ma meraviglioso.



Camminando in mezzo ai pini non fa neanche troppo caldo, si trovano spesso delle zone d'ombra.
Lasciano il Bryce Canyon ci fermiamo a Hatch, un piccolo paese che troviamo lungo la strada, per mangiare, dato che la lunga passeggiata ha fatto venire molta fame a tutti. Solo che aspettiamo un'ora prima che ci portino da mangiare, nel frattempo noi ragazze visitiamo un negozio di cianfrusaglie situato proprio di fronte al locale.
Dopo miglia percorse in mezzo al deserto, non vedendo nulla, ecco spuntare Las Vegas. Arriviamo all'hotel "Stratosphere", dove alloggeremo.
Siamo arrivati abbastanza presto, considerando che abbiamo nuovamente cambiato fuso orario riguadagnando un'ora.
Non appena scendiamo dall'auto ci rendiamo conto che fa caldissimo, tanto che sembra di soffocare.
Il piano terra dell'hotel è come una piccola città, oltre ai tavoli da gioco e alle slot machines ci sono bar, ristoranti e negozi.
La stanza è forse meno bella di quelle dei vari motel in cui abbiamo dormito negli ultimi giorni.
Anche se siamo stanchissimi siamo pronti a partire alla scoperta di questa città, che mi appare subito davvero finta e squallida.
Facciamo un giro per i vari hotel, partendo dal "Paris", dove parcheggiamo la macchina.


Ceniamo al "Rainforest" dentro l'"MGM", dove periodicamente viene simulato un temporale.


Vediamo poi il "New York", l'"Excalibur" e il "Luxor".

mercoledì 3 marzo 2010

USA – Giorno 12 – The Arches

Mercoledì 13 Agosto 2008 - The Arches National Park

Partiamo molto presto per l'escursione nel parco nazionale. Ci sono vari sentieri che è possibile percorrere, uno purtroppo è chiuso in quanto poco tempo fa un arco è crollato.
Inizialmente percorriamo il Devil's Garden Trail, dove riusciamo a vedere il Tunnel Arc, il Pine Tree Arch, che ha proprio un pino posto di fronte, e il Landscape Arc, un arco sottilissimo, che sembra potersi rompere da un momento all'altro.



Lungo il sentiero, oltre agli archi, ci sono varie formazioni rocciose rosse, che sono o lisce, quasi a formare delle pareti, o sono specie di totem, che non si capisce come possano stare in piedi.
Decidiamo quindi di intraprendere un altro sentiero, il Wolf Ranch Trail, che ci porterà al Delicate Arc.
Il sentiero è molto più difficile del precedente, bisogna inerpicarsi su rocce in salita, all'apparenza abbastanza ripide, ma la roccia è così ruvida che non è troppo difficoltoso salire. Fa molto caldo, ma è un caldo secco che si sopporta.


Il percorso è davvero emozionante, quando arriviamo in cima, lungo un sentiero naturale, subito dopo la parete compare una meraviglia della natura: il Delicate Arc, un enorme arco che sovrasta una specie di anfiteatro naturale. E' impressionante, rimaniamo molto tempo ad ammirarlo.




Ritorniamo a valle e ripartiamo. Arriviamo a Beaver, una cittadina sperduta dello Utah dove c'è qualche motel e quasi nient'altro. Mentre cerchiamo un ristorante non vediamo quasi nessuno in giro. Abbiamo letto che qui nei ristoranti non vengono servite bevande alcooliche.
Ceniamo in un locale che da fuori sembra una tavola calda, ma dove mangiamo benissimo, un ottimo salmone ed una buonissima apple pie.

martedì 2 marzo 2010

USA – Giorno 11 – Monument Valley

Martedì 12 Agosto 2008 - Monument Valley - Moab

Stamattina ci siamo alzati prestissimo, anche a causa del bagno condiviso in sei.



Arriviamo nella Monument Valley nel punto in cui partono le escursioni, cioè l'unico hotel della zona. Scegliamo di fare l'escursione che durerà tre ore e mezza e nell'attesa facciamo la solita abbondante colazione.
Partiamo quindi per il tour, saliamo su una specie di pullmino, che a dire il vero pare più un carro coperto. Il pullmino percorre strade sterrate, facendo un sacco di scossoni e presto ci riempiamo di sabbia rossa.
La nostra guida è un nativo americano. Periodicamente ci fermiamo e ci mostra varie formazioni rocciose, da quelle che compaiono in ogni film western,


a quelle che ricordano varie forme umane e animali.


Ci fa entrare in una capanna dove c'è un'anziana signora, anche lei nativa, che fila la lana e tesse un tappeto. Ci spiega che questa signora si chiama Susie Yazzie, ha 91 anni ed è comparsa in tantissimi film ambientati in quella zona.


Allontanandoci dalla Monument Valley ci fermiamo da alcuni indiani che sul ciglio della strada vendono gioielli di turchese, si suppone realizzati da loro.
Intraprendiamo quindi il viaggio in direzione Moab, durante il quale vediamo vari cambiamenti del paesaggio.
Facciamo una sosta nella ridente cittadina di Salina, per bere qualcosa. Entriamo al "Mom's Café", dove però le cameriere fraintendono le nostre intenzioni e vogliono darci pranzo. Non appena capiscono che ciò che vogliamo è solo un milk shake o qualcosa del genere ci indirizzano gentilmente in un chiosco non lontano. Lì ci preparano dei milk shake che praticamente sono bicchieroni di gelato.
Tornando alla macchina entriamo in un negozio di cose per cowboy, dall'abbigliamento, a tutto il necessario per i cavalli, comprese selle e fruste, costosissime. Un negozio davvero strano e interessante.
Prima di lasciare la città entriamo nuovamente da "Mom's" per andare in bagno. Osservandolo meglio noto che sembra proprio un locale da telefilm, con le cameriere in divisa verde e rosa, le foto di famiglia in stile anni '80, e articoli, appesi alle pareti, che parlano proprio "Mom's". Probabilmente è un posto famoso.
Arriviamo a Moab abbastanza presto. Ci sistemiamo al motel "Super 8" che abbiamo prenotato ieri sera.
Una coppia dei nostri amici si butta subito in piscina. Noi altri quattro, dopo una rapida doccia per toglierci di dosso la sabbia di cui siamo coperti da stamattina, decidiamo di uscire per fare un giro.
L'idea è di fare la passeggiata suggerita dalla guida della mia amica, una "passeggiata romantica" sulle rive del Colorado. Ci accorgiamo tardi di aver sbagliato strada e per puro caso ci troviamo in un posto spettacolare: il Negro Bill Canyon.


Si tratta di uno stretto sentiero che costeggia un ruscello, affluente del Colorado, in mezzo a boschi ed a bellissime rocce rosa. Ci sono cartelli che avvertono di non toccare assolutamente una pianta velenosa chiamata Poison Ivy, di cui è mostrata la foto. Dobbiamo fare molta attenzione a dove ci appoggiamo.
E' possibile raggiungere la fonte, ma ci fermiamo non appena bisogna attraversare il fiume, e io e la mia amica non abbiamo l'abbigliamento adatto.


Ci siamo vestite per fare la passeggiata romantica, non per guadare il fiume. Così torniamo indietro, anche perché tra non molto sarà buio.
Facciamo un giro a Moab, che praticamente è costituita da due vie, e poi la spesa per domani.
Andiamo a prendere gli altri per andare a cena. Cerchiamo un locale segnalato dalle guide e, nonostante il centro sia microscopico, non lo troviamo. Scegliamo così un ristorante a caso, dove non mangiamo benissimo e dove il servizio è estremamente lento. Prima di andare a dormire cerchiamo un hotel per domani sera, quando ci avvicineremo al Bryce Canyon. Purtroppo non troviamo niente di abbastanza vicino e ci accontentiamo di un motel a un'ottantina di miglia.

lunedì 1 marzo 2010

USA – Giorno 10 – Grand Canyon

Lunedì 11 Agosto 2008 - Grand Canyon National Park - Lake Powell - Mexican Hat

Stamattina ritorniamo al Grand Canyon. Ci sembra anche più bello di ieri sera. Da dove lo osserviamo oggi riusciamo a scorgere in lontananza il fiume Colorado.



Proseguiamo poi verso il Lake Powell. Arriviamo nei pressi della diga di Page e ci troviamo davanti ad un paesaggio spettacolare: un lago di un azzurro acceso in mezzo a rocce rosse stratificate.


Gli altri non esitano a spogliarsi e a buttarsi nel lago. Io mi limito a bagnarmi i piedi. L'acqua è tiepida, il paesaggio davvero stupendo, le rocce rosse stratificate, sembra di essere su Marte.
Ripartiamo quindi in direzione Monument Valley. L'ultimo paese prima della Monument Valley è Kayenta. Cerchiamo posto per dormire, ma non troviamo niente. Telefoniamo a vari hotel del villaggio successivo, Mexican Hat, che si trova comunque ad una quarantina di miglia, oltre la valle. Anche lì è quasi tutto pieno. Troviamo solamente una camera per quattro e la fermiamo, sperando poi, giunti sul posto, di trovare qualcos'altro.
Passiamo nei pressi della Monument Valley dove chiediamo se è possibile prenotare una visita guidata per domani. Ci dicono di tornare domani mattina alle 8:30.
Siamo nella riserva Navajo e dobbiamo mettere l'orologio un'ora avanti.
Quando arriviamo a Mexican Hat vediamo che è un paese anche più piccolo del precedente. Ci sono pochissimi hotel, gli stessi a cui abbiamo già telefonato.
Andiamo a posare le valige nel motel dove abbiamo fermato la camera, con l'idea di andare a cercarne un'altra nel paese successivo, ma la signora del motel, una nativa americana, si impietosisce e ci dice che due di noi possono dormire nella stanza della figlia. La stanza da quattro è una specie di topaia, dove vediamo parecchi insetti.


Dopo esserci sistemati andiamo a piedi a mangiare in un ristorante lì vicino. Io assaggio il Taco Navajo, una specie di focaccia di pane fritto coperta di chili e di insalata, per niente buona. Mi rifaccio poi con un'ottima cherry pie.



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