Mercoledì 26 Agosto 2009 - Tokyo
Prima di lasciare Takayama facciamo colazione nel ryokan. Mentre Francesco insiste con la japanese style io stavolta ho deciso per la colazione western, perché sono stufa di ritrovarmi il tofu e quindi di non mangiare, ma mi pento subito della scelta, perché stavolta il tofu non c'è e la mia colazione è un po' povera: una fetta di toast, due microfette di prosciutto non buono e un uovo sodo.
Siamo di nuovo seduti vicini ai ragazzi olandesi che, vendendomi insoddisfatta del mio pasto, mi offrono il loro uovo. Da cosa ho visto ieri e oggi immagino che siano vegetariani, in ogni caso l'uovo non lo mangiano. Subito non oso, ma poi accetto. Francesco continua a prendermi in giro perché mi comporto come se non mi bastasse mai il cibo. Anche se nei giorni scorsi ha capito che se io salto la colazione divento insopportabile, perciò è meglio assicurarsi che io abbia abbastanza cibo per iniziare la giornata.
Andiamo alla stazione dove prendiamo il treno per Tokyo. A Nagoya cambiamo treno e saliamo, per l'ultima volta, sullo Shinkansen.
Arrivati alla stazione di Tokyo ci avviciniamo alla zona dell'hotel con la metropolitana, ma dobbiamo fare ancora un breve pezzo a piedi. Gli zaini sembrano sempre più pesanti e facciamo molta fatica.
L'hotel si trova nei pressi dello Tsukiji Market, sempre a Ginza, ma più lontano dalla via principale. Si trova in un edificio costituito da due torri e la nostra stanza si trova proprio all'ultimo piano.
La camera è stupenda, con una grande finestra da cui si vede la parte di città verso il mare. Forse è un po' troppo lussuosa per i miei gusti, non in linea con il resto del viaggio, ma l'avevamo scelta proprio per la vista sulla città. Dopo aver posato i bagagli decidiamo di andare in giro, senza un itinerario preciso, ma cercando, tra oggi e domani, di vedere luoghi che non abbiamo ancora visto e magari rivedere quelli che ci hanno colpito.
Come prima cosa proviamo a raggiungere Odaiba, un'isola artificiale nella baia di Tokyo, dove, in occasione della candidatura della città alle olimpiadi del 2016, è stata eretta un'enorme riproduzione di Gundam, il robot di quando eravamo piccoli, alto diciotto metri, le sue dimensioni originali.
Per arrivare dobbiamo prendere una monorotaia. Sinceramente pensavo non ci fosse nessuno, invece ci troviamo immersi in una folla incredibile di giapponesi. La statua è impressionante, muove anche la testa.
Rimaniamo alcuni minuti per fare delle foto, poi riprendiamo la monorotaia per ritornare in città.
Decidiamo di andare a cercare la Tokyo Tower e, dopo alcuni cambi di metropolitana, la troviamo facilmente. Non è niente di speciale, si tratta della riproduzione della Tour Eiffel, ma più alta e dipinta di rosso. Decidiamo di non salire, ma di guardarla solo da sotto.
Passeggiamo a piedi per la zona fino ad arrivare a Roppongi. Intanto sta calando la sera e nel movimentato quartiere di Roppongi si accendono le luci. La zona sembra molto diversa dal resto della città, visto finora.
Iniziamo a pensare a un posto dove cenare. Una delle cose tipiche che ci restano da assaggiare è l'unagi, l'anguilla. La guida segnala un ristorante specializzato in unagi nei pressi di Ginza e della stazione. Con la metro lo raggiungiamo facilmente, si trova proprio di fronte ai grandi magazzini Takashimaya.
Quando arriviamo il locale è chiuso, infatti, rileggendo meglio la guida, ci accorgiamo troppo tardi che è aperto solo a pranzo.
Entriamo nei grandi magazzini, che sono lussuosissimi. Vediamo solo il piano terra ma è sufficiente leggere le scritte De Beers, Hermes e Luis Vuitton per capirne il livello. Vicino agli ascensori ci sono signorine in guanti bianchi e cappello che accolgono le persone e nei bagni c'è un'intera stanza dove le signore possono sedersi davanti allo specchio per rifarsi il trucco.
Ci sediamo un attimo sulle poltrone vicino all'ingresso, per consultare la guida e scegliere un altro ristorante.
Si avvicina a noi una ragazza giapponese, che vedendo la guida che stiamo leggendo ci chiede, in italiano quasi perfetto, se siamo italiani. Noi rimaniamo un attimo interdetti finché Francesco le chiede stupito: "e tu come mai parli così bene italiano?". Lei ci dice che lo ha studiato da sola ed ha vissuto per un periodo a Firenze. Ci chiede un po' di cose su da dove veniamo e sul nostro viaggio in Giappone. Chiacchierando con lei le diciamo che in Giappone abbiamo assaggiato tantissime specialità diverse e vorremmo ancora assaggiare l'unagi, ma purtroppo non sappiamo come trovare un ristorante che la proponga. Lei ci dice che conosce un posto, che se vogliamo ci accompagna dato che domani non lavora e ha tempo. Noi accettiamo volentieri, lei è molto stupita da ciò e inizia a ridere e a dire che è felicissima di poter parlare un po' in italiano.
Ci dice che per arrivare occorre circa mezz'ora, passiamo vicino alla stazione e arriviamo a Ginza. Intanto ci chiede e ci racconta tantissime cose su di lei, che si chiama Hisayo vive fuori Tokyo, lavora in un'agenzia viaggi, è stata un po' in Italia e adora la cucina, il vino e i formaggi italiani. Ne approfitto per chiederle una cosa, che in tanti giorni non abbiamo ancora capito: perché l'anno giapponese è 21. Lo abbiamo letto sul Japan Rail Pass e anche altrove. Lei ci dice che 21 sono gli anni da cui è in carica l'attuale imperatore.
Arriviamo al ristorante dell'unagi che si trova proprio vicino al 4 Chrome Crossing. Prima di salutarla facciamo qualche foto insieme a Hisayo.
Un minuto dopo averci lasciati ritorna indietro per chiederci se vogliamo che ci mostri anche il ristornate di tenpura di cui ci ha parlato. Noi accettiamo e ci accompagna qualche isolato più in là, dopodiché se ne va veramente.
Decidiamo comunque di tornare al ristorante dell'anguilla. Purtroppo però il cameriere ci dice che stanno chiudendo, dato che sono appena passate le 20. Ci assicura però che domani saranno aperti fino alle 23.
Un po' delusi e sconfortati ritorniamo al locale della tenpura, dove prendiamo un alto piatto che non abbiamo ancora assaggiato, il tendon. Si tratta di riso con sopra tenpura di pesce e verdure. E' buono, ma molto pesante.
Prima di tornare in hotel passiamo ancora davanti alla birreria "Lion Sapporo" e decidiamo di entrare. Il locale, in stile pseudo-tedesco, è pienissimo. Vengono serviti anche piatti tedeschi. Noi ovviamente, avendo già mangiato, prendiamo solo la birra, che però è giapponese. Dopo un po' che siamo lì ci accorgiamo che i giapponesi bevono la birra dai boccali in un modo molto buffo e anche abbastanza difficile: tengono infatti il manico rivolto verso il basso, invece che lateralmente.
Con la metro torniamo in hotel. Pensandoci il primo hotel in cui siamo stati era davvero comodo e centrale, rispetto alla zona di Ginza. Questo, seppur molto bello, è un po' defilato e lontano dalle vie principali dove si trovano la maggior parte dei negozi e dei locali.
Arrivati in hotel andiamo sul ponte chiuso che collega le due torri per provare a scattare alcune foto della città. Torniamo poi in camera, dove mi siedo sulla finestra a guardare fuori.
Devo ammettere che la vista di notte è spettacolare. Rimango come incantata a fissare fuori, non riesco a staccarmi e neanche bene ad esprimere cosa provo. Iniziano già a venirmi le lacrime a pensare che domani sarà l'ultimo giorno in questo meraviglioso paese.
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