venerdì 30 luglio 2010

Un viaggio inziato cinque anni fa...



Sono già passati cinque anni, non mi sembra vero!
Cinque anni fa stavo iniziando quello che è il viaggio più bello che ho fatto finora. Certamente il più complesso, pieno di imprevisti, ma senz'altro quello più ricco di emozioni: il mio matrimonio con Francesco.
Con lui condivido la mia vita e tantissime passioni, tra cui proprio quella per i viaggi, che abbiamo piano piano scoperto insieme. Se sono diventata un'esploratrice del mondo lo devo soprattutto a lui, che ogni giorno mi insegna ad essere coraggiosa e a superare i piccoli e grandi problemi che si incontrano nella vita.
Chissà dove ci porterà ancora questo bellissimo viaggio!

lunedì 26 luglio 2010

Sant’Anna e i falò

Nel paese in cui vive mia nonna, dove ho passato moltissimo tempo durante la mia infanzia, ogni estate si celebra la festa di Sant'Anna.
Ormai è rimasto pochissimo di quella festa, si sono perse quasi tutte le tradizioni, ma quando ero bambina era uno dei giorni più belli dell'estate.
Il cuore della festa è una cappella, che si trova in cima ad una collina, tra i boschi, abbastanza lontana dalle varie borgate che compongono il paese. Non so bene la storia di questa cappella, mi riprometto sempre di chiederla a qualche anziano zio, ma ho letto che è stata costruita intorno al 1600 e successivamente ampliata. Alle varie fasi della costruzione hanno partecipato anche alcuni miei antenati.
E' una chiesa molto piccola, semplicissima, in pietra, non eccessivamente decorata. Dentro vi si trovava un quadro, rappresentante i santi Anna e Gioacchino, genitori della Madonna, che purtroppo è stato rubato poco tempo fa. La cappella è sempre chiusa e viene aperta solamente il 26 luglio, in occasione della festa.




Quando ero piccola la festa iniziava già dal giorno prima. Per tutto il giorno i ragazzini giravano per il paese raccogliendo pezzi di legno e cose da bruciare. La sera poi ogni borgata accendeva il suo falò. Il falò principale era vicino alla cappella ed era possibile vederlo quasi da ogni punto del paese. Da lassù si udiva il suono della campana e quello di un corno, che dava inizio alla festività.
Il giorno della festa si usava raggiungere la cappella a piedi, passando in un sentiero in mezzo ai boschi. Nei giorni precedenti infatti mio nonno ed altre persone percorrevano per primi i vari sentieri, per pulirli dai rovi e dalle sterpaglie e renderli più agevoli. Il mio sogno, che però non si è mai realizzato, era salire lassù insieme a mio nonno sul trattore, ma mia nonna aveva paura che quel mezzo fosse poco sicuro e non mi ha mai lasciato andare.
Dopo la messa mattutina la nonna preparava un pranzo, degno di quello di Natale.
Ho dei ricordi bellissimi di quei giorni, tanto che quest'anno ho voluto tornare in quel luogo, ma non nel giorno della festa, in modo da poterlo vedere senza persone.

Ho segnalato questo posto tra i Luoghi del Cuore del FAI: http://www.iluoghidelcuore.it/

giovedì 15 luglio 2010

Autostop con Buddha

Dato che quest'anno, per varie ragioni, non potrò fare nessun viaggio, mi accontento di viaggiare con la fantasia e quale modo migliore per farlo che perdersi in un bel libro di viaggio.



Ho comprato questo libro l'anno scorso, prima di andare in Giappone, ma poi non ero riuscita a leggerlo in tempo e l'avevo messo da parte. L'ho ripreso in mano poco tempo fa pescandolo dalla mia coda di libri in attesa.
Will Ferguson è un ragazzo canadese, che da un po' di tempo vive in Giappone nell'isola di Kyushu lavorando come insegnante di inglese. Quasi per scommessa decide di percorrere tutto il Giappone per seguire il fronte della fioritura dei Sakura, i fiori di ciliegio. Parte da Capo Sata, all'estremo sud del'isola di Kyushu, fino a Capo Soya, all'estremo nord dell'isola di Hokkaido.

Capo Sata è dove finisce il Giappone.
Se si voltano le spalle al mare e si guarda verso nord, ci si trova con l'intero Giappone sospeso sopra la testa come una spada. È un territorio vulcanico, lungo e stretto: uno stato insulare che si protende – senza mai arrivare a toccarli – verso i suoi vicini. È una terra che ispira metafore. L'hanno paragonata a una cipolla: uno strato dopo l'altro a ricoprire… il nulla. Qualcuno l'ha definita un labirinto, una fortezza, un giardino. Una prigione. Un paradiso. Ma per alcuni il Giappone non è niente di tutto questo. Per qualcuno, il Giappone è una via da percorrere. E Capo Sata è là dove la via finisce.


Per compiere la sua impresa Will sceglie di non servirsi dei comodi ed efficienti treni giapponesi, ma sceglie una via più difficile: l'autostop. Questo perché come ci dice vuole viaggiare non tra i giapponesi, ma con i giapponesi.

Più volte si sente dire dalle persone che incontra "i giapponesi non caricano gli autostoppisti", eppure riesce sempre a trovare qualcuno che lo accompagni. Chi si ferma impietosito, chi per curiosità, chi si offre di accompagnarlo anche oltre la località in cui era diretto. Incontra una gran varietà di persone: padri di famiglia, uomini d'affari , professori universitari, monaci, fiorai. A volte queste persone lo hanno anche ospitato nelle loro case, mostrando che non sempre i Giapponesi sono diffidenti verso gli stranieri. Ciò che più mi ha colpito di questo libro è proprio l'interazione con le persone, di cui descrive i comportamenti sempre con educata ironia.

Anche l'itinerario che sceglie di seguire non è il più convenzionale. Non tocca infatti nessuna delle città più famose, che normalmente si visitano quando si fa un viaggio in Giappone per la prima volta. Gli unici luoghi in cui è passato, che ho visitato anch'io, sono il castello di Himeji e la città di Kanazawa col suo splendido giardino. Ammetto che mi è subito venuta voglia di ripartire, per poter vedere le "scimmie più intelligenti del Giappone" a Kyushu, o seguire il percorso circolare degli 88 templi a Shikoku, o visitare la lontana, fredda e poco giapponese isola di Hokkaido.

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