Venerdì 21 Agosto 2009 - Beppu
Facciamo colazione nel ryokan. Ieri l'abbiamo prenotata scegliendo la colazione giapponese. Francesco è entusiasta e mangia tutto. Io, dopo aver ispezionato con cura tutti i cibi che ho davanti, assaggio solo poche cose, tra cui alcune verdure e un pesce, tipo acciuga, cotto sul momento su un fornelletto accanto a me. Per fortuna c'è l'uovo, me lo lascio per ultimo perché l'uovo sodo lo mangio sempre volentieri. Che delusione quando Francesco aprendo il suo uovo scopre che è crudo. Lui lo mangia con gusto, mentre il mio rimane intatto.
Quando avevamo deciso l'itinerario la giornata di oggi l'avevamo immaginata dedicata alla visita degli inferni. In realtà, avendo visto tutto ieri, oggi non rimane molto da fare, così decidiamo di prenderci una giornata di defaticamento e girare un po' a caso.
Per prima cosa andiamo verso il mare, che è a qualche centinaio di metri dal nostro ryokan. Essendo una zona termale la immaginavo molto più turistica, e invece ci troviamo di fronte ad una zona portuale, sporchissima.
Visitiamo allora le due arcade, cioè le vie di negozi, coperte, sperando di vedere una zona commerciale un po' vivace e magari un mercato. Anche qui rimaniamo delusi, perché ci sono pochissimi negozi, molti ancora chiusi e gli altri tristissimi e in giro non si vede quasi nessuno.
La Lonely Planet segnala un bel mercato dentro alla stazione, ma in realtà anche qui ci sono pochi negozi. Ne approfittiamo comunque per comprare i sali termali tipici di Beppu. Con lo scontrino abbiamo diritto a partecipare alla lotteria della stazione, dove si possono vincere varie cose tra cui oggetti tecnologici. Dico a Francesco, più fortunato di me, di fare lui l'estrazione, ma tutto ciò che vince è una cosa a scelta tra un pacchetto di fazzoletti di carta e una misera merendina al mais e scegliamo la merendina.
La città non offre quasi niente e io sono sempre più demoralizzata. Facciamo un giro in un centro commerciale, dove riesco, spiegandomi a fatica con il commesso, a comprare un libro che mi ha chiesto un'amica.
Decidiamo di andare a vedere l'unica cosa che ci pare degna di interesse, il museo di produzione di oggetti di bambù. E' abbastanza lontano dal centro, per raggiungerlo dobbiamo nuovamente servirci dell'autobus. Arriviamo in questo museo, lontano da tutto. Credo che raramente passi di qua qualche visitatore, perché veniamo accolti con una gentilezza quasi esagerata.
Un signore ci fa fare il giro del museo, che è molto piccolo, costituito solamente da tre o quattro sale. Ci mostra vari oggetti realizzati con bambù spiegandoci, in inglese, le varie fasi della lavorazione e le diverse tecniche. Insiste per farci sedere sulle poltrone, ovviamente di bambù, dove si sono seduti l'imperatore e la moglie quando sono venuti in visita al museo.
Ci accompagna quindi al piano superiore dove alcuni ragazzi delle scuole superiori stanno costruendo degli oggetti di bambù per la festa della scuola. Notiamo che i ragazzi, tutti in divisa, sono divisi in due gruppi: i maschi e le femmine.
Alcune ragazzine appena ci vedono iniziano a parlottare con la loro insegnante, si avvicinano e chiedono al signore se possono parlare con noi, dato che non gli capita spesso di vedere turisti stranieri e di praticare l'inglese. Noi ovviamente accettiamo con piacere. Le ragazze però si dimostrano molto timide e appena si avvicinano a noi si ammutoliscono. A fatica ci chiedono poi se nel museo abbiamo visto qualcosa che ci è particolarmente piaciuto.
Io speravo che vendessero alcuni oggetti, ma l'unica cosa che vendono sono delle piccole palline di bambù. Ne prendiamo una per ricordo, magari la metteremo sull'albero di Natale.
Mentre usciamo inizia a diluviare. Per un po' rimaniamo all'ingresso a ripararci, il signore del museo esce per prestarci un ombrello, ma noi rifiutiamo educatamente. Dopo poco finalmente arriva l'autobus.
Torniamo in centro a Beppu, dove prima di rientrare nel ryokan facciamo ancora un giro nell'arcade. Purtroppo constatiamo che, pur essendo pomeriggio, è ancora vuota e triste.
Trascorriamo quindi il resto del pomeriggio nel ryokan, leggendo, riposandoci e attendendo l'ora del bagno.
Alle 18 andiamo nell'onsen. Oggi ne abbiamo scelto un altro, per raggiungerlo bisogna uscire dal ryokan ed entrare nella costruzione di fronte. Anche questa stanza è semiaperta, come quella di ieri. Si chiama "Mosaic" perché le pareti e la vasca sono ricoperte di mosaici. Esteticamente ho però preferito quella di ieri.
Dopo il bagno usciamo per cena, e ci facciamo consigliare un altro robata. Si trova vicinissimo all'hotel, ma non è facile da trovare, dato che è in un vicolo buio, quasi nascosto.
Appena entriamo ci troviamo in un locale un po' grezzo. Ci sono dei tavoli bassi, dove sedersi togliendosi le scarpe. Noi, come ormai di consueto, ci sediamo al bancone. Per un bel po' nessuno ci considera, come se non fossimo qui, finché non chiediamo un menu in inglese. Purtroppo ci sembra che il menu in inglese sia solo un riassunto del vero menu. Per esempio leggiamo solo piatti di pesce crudo o fritto. Io vorrei assaggiare del pesce alla griglia, dato che vedo altri clienti che lo mangiano.
Mentre siamo intenti a capire cosa e come chiedere ci si avvicina un cliente, che vedendoci in difficoltà vorrebbe aiutarci. Purtroppo non parla quasi inglese, per cui riesco solo ad indicargli il pesce nel piatto del mio vicino. Lui si mette ad urlare al cameriere di portarci proprio quel pesce. Dall'aspetto potrebbe essere uno sgombro o qualcosa del genere.
Il pesce è buonissimo, nonostante sia intero, cioè completo di viscere, che cerco di eliminare, a fatica, con le bacchette. Mangiamo inoltre delle ottime melanzane fritte in tenpura. Ormai la tenpura, in diverse forme, è una costante delle mie cene, ma mi piace troppo e non riesco a resistere.
Prendiamo anche il sashimi di flat fish, che credo sia una specie di sogliola. E' eccezionale, un pesce tenerissimo dal gusto delicato. Notiamo che nei robata non viene servito il classico sashimi di pesci quali il salmone o il tonno, ma altri pesci, immagino considerati più poveri. Francesco assaggia anche lo shouchou, un liquore di patate tipico di queste zone.
Anche stasera abbiamo mangiato benissimo e speso pochissimo e anche stavolta eravamo gli unici occidentali presenti nel locale. Io comunque ho ancora un po' fame. Facciamo un giro alla disperata ricerca di un dolce, dato che qui difficilmente i dolci vengono serviti nei ristoranti. Non lo troviamo, ma ci fermiamo in un chiosco che abbiamo già adocchiato ieri, dove un omino con l'asciugamano in testa, in una stanza microscopica affacciata sulla strada principale, prepara e vende unicamente polpette di uovo e polpo. Ieri ci ha fatto quasi tenerezza, perché stava lì, immobile ad aspettare i clienti, ma nessuno si fermava. Le polpette sono pesantissime, ma buone.
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