domenica 18 dicembre 2011

...da Rapa Nui

Sono nel bel mezzo del mio viaggio in Sudamerica e mi trovo all'Isola di Pasqua.
Per me un sogno che si avvera.
Finora è andato tutto perfettamente. Mi sono innamorata dei luoghi che ho visto e della gente.

Siamo arrivati due settimane fa a Buenos Aires. Dovevamo ripartire la sera stessa ma per un problema di voli siamo rimasti una notte lì visitando il vivo quartiere Palermo.

Il giorno dopo siamo volati a El Calafate dove abbiamo visitato il ghiacciaio Perito Moreno, su cui abbiamo anche fatto un minitrekking coi ramponi.
Abbiamo visto i fenicotteri rosa a laguna Nimez.
Siamo poi stati a Ushuaia che non è un gran bel posto ma da lì abbiamo potuto visitare il magnifico Parco Nazionale della Tierra del Fuego.

Attraversando il Canale di Beagle siamo giunti in Cile all'Isola Navarino, a Puerto Williams che è un paesino di poche anime, veramente alla fine del mondo.
Da lì abbiamo preso un ferry, un mercantile che trasporta anche passeggeri, che in 32 ore di navigazione attraverso i fiordi ci ha portati a Punta Arenas.
Non lontano abbiamo visto la pinguinera di Isla Magdalena.
Siamo poi andati a Puerto Natales e al Parco delle Torres del Paine e poi, ripassando da Punta Arenas e con Scalo a Santiago abbiamo volato fino qui.

Questo è solo il riassunto. Avrò modo di descrivere meglio.
Sono entusiasta di questo viaggio. È anche meglio di come lo immaginavo.
Ho lasciato il cuore in Patagonia e ora sono qui a vivere il mio sogno.

lunedì 26 settembre 2011

Proxima estacion ... Patagonia!


Foto da Wikipedia


Lo abbiamo fatto! Abbiamo comprato i biglietti dell'aereo.
Quest'anno per la prima volta nella mia vita posso decidere di fare le ferie nel mese in cui lo desidero, percio' sono riuscita a organizzarmi quattro settimane a dicembre e finalmente potro' esaudire il mio sogno di visitare la Patagonia durante l'estate locale.
Dopo varie ricerche e pensamenti un mesetto fa abbiamo comprato i biglietti e siamo partiti con l'organizzazione, una delle parti del viaggio che preferisco!
Sono un po' spaventata perche' abbiamo gia' deciso moltissime tappe e in quei luoghi puo' capitare che qualcosa vada non proprio come previsto, ma cercheremo di partire con lo spirito del prendere le cose come vanno e prendere magari anche il buono dei contrattempi che potranno esserci.
Inizieremo con il visitare la Patagonia argentina, la Tierra del Fuego, per poi spostarci nella patagonia Cilena.
Nel cuore del viaggio realizzeremo uno dei miei sogni piu' grandi: visitare l'isola di Pasqua e poi passando da Santiago torneremo in Argentina per vedere ancora qualche citta'.
Speriamo di farcela, in ogni caso sara' una bellissima esperienza, sara' un viaggio all'insegna della natura e dei paesaggi.

martedì 9 agosto 2011

Ritorno dalla Costiera


Sono appena tornata da una meravigliosa, anche se brevissima, vacanza in Costiera Amalfitana e dintorni.
In questi pochi giorni abbiamo visitato Positano, Sorrento, Amalfi, Ravello, Capri, Pompei e la cima del Vesuvio. Cercherò col tempo di descrivere meglio ognuno di questi fantastici luoghi.
Ho già una grande nostalgia, del sole, del caldo, della gente cordiale e del buon cibo.
Da quando vivo all'estero riesco ad apprezzare ancora di più ciò che l'Italia sa regalare.



Foto da Wikipedia


lunedì 25 luglio 2011

Come sta andando

Il mio blog è fermo da troppo tempo. Mi ero ripromessa di trascrivere ancora qualcosa dal mio diario newyorkese, in particolare su Brooklyn e le zone meno visitate della città, ma non ho più avuto tempo. Spero di riuscire a farlo in futuro.

Cosa è successo in questi mesi? Ho iniziato la mia avventura lavorativa svizzera. Ora che il mio periodo di prova è finito posso dire che, seppur io sia sempre contentissima della mia scelta, non è stato e non è per niente facile.

Il primo periodo è stato traumatico. Mi sono trovata catapultata in questo ambiente completamente diverso da ciò a cui ero abituata, l’azienda molto più grande di quella in cui ho lavorato per quasi 9 anni, il tipo di lavoro nuovo, l’ambiente internazionale.

Il primo scoglio enorme è stato quello della lingua. Non parlo ancora tedesco, ma l’azienda è americana per cui la lingua ufficiale è l’inglese e nessuno ha problemi a parlare in inglese. Io l’inglese lo sapevo abbastanza bene, quello scritto però, non sono mai stata abituata a parlarlo se non in vacanza. I primi giorni facevo una fatica immensa, arrivavo a casa con il cervello fuso, anche solo per riuscire a discorrere un po’ coi colleghi in pausa caffè o durante il pranzo.
Piano piano mi sono abituata e mi sono accorta che sto a poco a poco migliorando. Ormai capisco quasi senza alcun problema quello che mi dicono e parlando faccio ancora moltissimi errori, ma me ne rendo conto nell’esatto istante in cui li pronuncio, per cui ora va decisamente meglio.
Ora ho iniziato anche il corso di tedesco. E’ dura e mi porta via molto tempo, ma ce la voglio mettere tutta.

Una cosa che adoro di questo posto sono le moltissime nazionalità diverse che incontro ogni giorno. Per me è una cosa meravigliosa ed un arricchimento enorme. Nello stesso tempo però adeguarmi alle altre culture e capire il miglior modo di comportarsi e rapportasi alle varie persone non è stato per nulla semplice, così come farmi accettare da loro e abbattere nella loro testa certi stereotipi che noi italiani purtroppo ci portiamo dietro. Piano piano però ci sto riuscendo e per me è un grande traguardo.

Comunque sto bene, anche se molte cose dell’Italia ovviamente mi mancano. Quella che in questo periodo mi manca di più è l’estate. Purtroppo qui l’estate non esiste. Non so se solo quest’anno o se è sempre così, fa freddo e piove ogni giorno. Per me che sono meteoropatica questo è terribile!

Per fortuna la settimana prossima sarò in Italia. Abbiamo deciso di trascorrere qualche giorno in Costiera Amalfitana. Purtroppo saranno solo pochi giorni, ma saranno certamente utili a risollevare il mio spirito.

martedì 26 aprile 2011

Mangiare a New York



Dire dove mangiare a New York è un'impresa impossibile, perchè vi si può trovare ogni tipo di cibo che si desideri e ovunque ci si trovi ogni due passi c'è un posto in cui mangiare, dal chiosco degli Hot Dog alla Steakhouse, dalla catena di Fast Food al ristorante chic.
Prima di partire avevo ricevuto mille suggerimenti da tutti su dove mangiare, oltre ad aver letto molte cose sia sulla guida che su vari siti newyorkesi.

Alla fine abbiamo deciso di fare tesoro dei consigli, ma come al solito facendoci guidare soprattutto dall'istinto.
Il mio suggerimento per chi visita la città è quello di provare a cenare nei vari quartier,i magari allontanandosi dalle zone dove si ammassano tutti i turisti, senza necessariamente ascoltare troppo quello che dicono gli altri, ma seguendo piuttosto l'ispirazione e i desideri del momento.

Il mio intento non è dire dove è meglio mangiare, ma solamente segnalare alcuni posti che abbiamo provato e che ci sono piaciuti, nel caso in cui potesse interessare a qualcuno che passasse di lì.

Levain Backery
167 w 74th Street, Upper West Side
www.levainbakery.com


Avevo letto di questa panetteria su un sito americano che elencava i luoghi dove trovare i migliori cookies a New York. Devo dire che se non l'avessi letto non avrei mai trovato questo posto. Ci siamo andati apposta in un pomeriggio che eravamo da quelle parti.
La panetteria si trova in un seminterrato, è quasi difficile scorgerla. Scendendo le scale si viene assaliti da un fortissimo profumo di biscotti. Sembra di entrare in paradiso.
Non c'è moltissima scelta. Abbiamo provato il Chocolate Chips and Walnuts Cookie, un cookie gigante che potrebbe benissimo sostituire un pasto. In effetti il cookie più buono che io abbia mai mangiato. Consigliatissima!



Blossom Vegan Restaurant
187 9th Avenue, Chelsea
http://www.blossomnyc.com/blossom.php

Mentre passeggiavamo per Chelsea alla ricerca di un ristorante dove cenare siamo capitati davanti a questo locale che ricordavo di aver letto sulla Lonely Planet. Il locale da fuori pareva carino, ma avevo qualche perplessità sul menu, non essendomi mai avvicinata alla cucina vegana, in ogni caso abbiamo deciso di provare.
E' stata una delle esperienze culinarie migliori della mia vita. Ho assaggiato un piatto composto da dei rotolini di pasta fillo ripieni di lenticchie adagiati su una crema di carote e un letto di spinaci. Un piatto veramente delizioso.



Grimaldi's
19 Old Fulton St., Brooklyn
www.grimaldis.com


Abbiamo letto che in questo locale si può trovare una delle migliori pizze della città. Il nostro desiderio non era quello di mangiare la pizza come piace a noi italiani, ma di assaggiare la pizza che piace ai newyorkesi e trovandoci a Brooklyn nei pressi di questo posto abbiamo colto l'occasione al volo.
Il locale si trova non lontano dal ponte di Brooklyn ed è molto piccolo, quando siamo arrivati c'era la coda fuori, ma non abbiamo aspettato molto. Dentro i tavoli con le tovaglie a quadretti bianchi e rossi sono molto vicini tra loro. Il muro è tapezzato di foto di Frank Sinatra e la sua musica aleggia nell'aria. Gli avventori sembrano per la maggior parte persone del posto.
Le pizze sono molto grandi e si prendono da condividere tra più persone, scegliendo tra i vari topping disponibili come condirle.
La pizza era veramente buona. La cosa da non fare è paragonarla con quella delle migliori pizzerie che conosciamo in Italia, ma per essere in un paese straniero l'ho trovata ottima.

Sylvia's Restaurant
328 Malcolm X Blvd, Harlem
www.sylviasrestaurant.com


La tappa ideale dopo aver assistito ad una funzione domenicale. La domenica viene servito il Brunch con sottofondo di musica soul, ma solo fino alle 14. La musica comunque continua fino alle 16. Ottimo il pollo fritto.

Dizzy's Club Coca Cola
Frederick P. Rose Hall, 33 w 60th Str., Upper West Side
www.jalc.org


Se siete interessati alla musica Jazz questo è il luogo giusto in cui cenare, dato che oltre all'ottima musica live anche il menu è molto invitante, inoltre la vista sul Central Park di notte è un vero spettacolo, vale la pena andarci anche solo per quello.

Keens Steakhouse
72 w 36th St., Midtown West
www.keens.com


Per essere una steakhouse l'ho trovata un po' costosa e forse un po' troppo chic, in ogni caso il locale è molto carino, dall'atmosfera un po' retrò, con centinaia di pipe appese al soffitto. La carne veramente ottima, così come il vino californiano.

Katz's Delicatessen
205 e Houston Street, Lower East Side
www.katzdeli.com

Segnalato dalla Lonely Planet, è il locale dove si è svolta la famosa scena del film "Harry ti presento Sally".
Si tratta di una tavola calda un po' vecchio stile, con le foto delle celebrità appese ai muri, il personale dietro a un grande bancone serve piatti tipici della cucina Kosher. Abbiamo assaggiato un ottimo pastrami, mentre non abbiamo apprezzato molto i sottaceti che ci hanno servito insieme.
Sicuramente un posto da vedere.



Shake Shack
691 8th Avenue, Theatre District
shakeshack.com


Questo ci è stato segnalato da un collega americano. Si tratta di un locale di una piccola catena che ha aperto da non molti anni in città. Noi siamo stati in quello sulla Eight, ma so che ce ne sono altri. Sembra che facciano gli hamburger con ingredienti biologici.
In ogni caso merita di essere provato anche solo per le fantastiche patate fritte, che secondo me creano dipendenza.


Siti utili:

Un sito che ci è stato molto utile è stato Yelp, un sito di recensioni di locali , in cui i giudizi sono principalmente espressi da gente che lì vive.

Non solo per i ristoranti ho trovato molte informazioni utili anche sul sito NycGo

sabato 16 aprile 2011

Due passi per New York... e anche qualcuno in più


Oggi c'è il sole e vengo assalita dalla mia sindrome del voler vedere tutto e subito. Il mio umore è molto migliore di quello degli scorsi giorni e voglio vedere tutti i quartieri che non ho ancora visitato o almeno spero di riuscire a vederne la maggior parte. I miei piedi saranno un po' meno entusiasti di me.
Per prima cosa ci dirigiamo sulla Fifth Avenue, con l'idea di vedere il Flatiron building, il palazzo stranamente sottile che si trova all'incrocio tra la Fifth e Broadway.


Nei pressi della piazza si trova Eataly, che sono proprio curiosa di vedere, dato che a Torino era un luogo che frequentavo spesso. Essendo molto presto però il market è chiuso così vediamo solo la caffetteria e la gelateria.


Camminando lungo la Fifth arriviamo a Union Square e da lì nella zona della New York University, quindi a Washington Square arrivando così nel Greenwich Village. Eravamo già stati da queste parti qualche sera fa per cena e ci era piaciuto molto, infatti siamo voluti tornare a vedere il quartire con la luce del giorno.
Mi sembra un quartiere molto elegante. Le case sono ancora abbastanza basse e le facciate in pietra e le scalette mi ricordano tanto le case di Boston. Una di queste case rappresenta l'esterno della casa dei Robinson nell'omonima serie TV, anche se mi pare di ricordare che la serie fosse idealmente ambientata a Brooklyn.


Rimanendo sullo stesso argomento vediamo anche il palazzo di Friends, che però è molto più basso di ciò che sembrava nel telefilm.


Continuiamo a vagare a piedi vedendo le costruzioni e i quartieri cambiare continuamente, attraversando Soho, Noho e arrivando così a Mulberry Street, ovvero ciò che rimane di Little Italy. Avevo letto che Little Italy è stata quasi mangiata da Chinatown ed in effetti c'è proprio poco e quello che c'è sa anche un po' di finto, di lasciato lì apposta per i turisti.


Dopo pochi passi ci troviamo appunto a Chinatown e come in ogni Chinatown che ho visto provo la stessa sensazione di caos e sporcizia, soprattutto grazie a certi orrori che vedo nelle vetrine, da strani tipi di pesce secco a cose che hanno l'aspetto di larve essicate.

Si è fatta l'ora di pranzo e non essendo troppo lontani, attraversando Nolita e dei graziosissimi negozi, ci dirigiamo al Lower East Side dove si trova Katz's Deli, la tavola calda dove si è svolta la famosa scena di "Harry ti presento Sally".


Il locale sembra una tavola calda delle peggiori, ma ho letto che vi si mangia uno dei migliori pastrami della città. Fino a qualche giorno fa neanche sapevo cosa fosse, poi ho letto che è un piatto tipico della cucina Kosher, un panino con carne cotta in modo particolare. In effetti il pastrami è ottimo e sono molto meno buoni i sottaceti che ci danno come accompagnamento.


Il locale è tappezzato di foto di persone famose e ci incuriosicono vari cartelli appesi che dicono "Send a salami to your boy in the army", infatti offrono veramente questo servizio di spedizione dei loro salami ai militari in missione all'estero.
Un po' appesantiti dall'abbondante pasto con la metro raggiungiamo la zona di Tribeca. Anche qui troviamo un pezzo di cinema: la stazione dei pompieri di Ghostbusters.


Tribeca è famoso per il Film Festival, ma ora non essendo il periodo giusto tutto ciò che possiamo vedere è il palazzo che lo ospita.
Ci sono poi le case "antiche" di Harrison Street, che però ho letto essere state in parte ricollocate rispetto alla loro posizione originale.


Anche questo quartiere è diverso da tutti gli altri, mi sembra un quartiere in evoluzione e mi piace molto, anche se lo trovo meno elegante del Village.
Da lì ci affacciamo sul fiume Hudson intravedendo la Statua della Libertà e il New Jersey e proseguiamo poi la passeggiata arrivando nella zona di Ground Zero.

Quando vi ero stata nel 2004 c'era solo un'enorme voragine e qualche foto commemorativa, con una croce estratta tra le lamiere a simboleggiare la tragedia.


Ora la croce è stata spostata sul muro di un palazzo vicino e la zona è in fase di ricostruzione. Si vede che stanno erigendo due nuovi edifici e costruendo un parco.


Continuando a camminare arriviamo a Battery Park


ed essendo ancora abbastanza presto decidiamo di prendere il Ferry Boat per Staten Island.


A Liberty Island eravamo già stati l'altra volta, per cui abbiamo scelto quest'alternativa, anche per evitare le ore di attesa che normalmente si formano per salire sui traghetti che portano a Libery ed Ellis Island. La traversata dura circa mezz'ora e permette una splendida vista sulla Statua della Libertà e sullo skyline di Manhattan.



Molte persone quando arrivano a Staten Island tornano subito indietro,. Anche dalla guida apprendiamo che non c'è molto da vedere. Decidiamo comunque di fare due passi lungo la costa nei pressi del porticciolo. Anche da qui si gode di una splendida vista sulla città, rovinata forse un po' dalle navi mercantili.
Arriviamo fino al campo di Baseball e lì vicino si trova un memorial dell'11 Settembre che ho trovato molto suggestivo, costituito da una serie di facce stilizzate ciascuna con inciso il nome di una delle persone decedute.


Riprendendo il traghetto torniamo quindi indietro e da lì in metro fino all'hotel.

La giornata è stata faticosa ma bellissima. Ammetto di aver un po' esagerato, ma direi che sono abbastanza riuscita nel mio intento di vedere più cose possibili.

mercoledì 30 marzo 2011

Central Park l'Upper West Side

Tornando da Harlem camminiamo fino a Morningside Heights, notando come dopo pochi isolati i quartieri cambiano totalmente, come cambiano le persone che li abitano e che incontriamo.
Passiamo nei pressi della Columbia University, dove alcuni studenti sono seduti sulle scale o nel prato studiando o semplicemente prendendo il sole.



Visitiamo quindi la cattedrale di St. John the Divine, il più grande luogo di culto degli Stati Uniti. In effetti i soffitti sono altissimi, proprio come quelli delle grandi cattedrali europee.




Camminando ancora un po' arriviamo al lato nord di Central Park.



E' già un po' tardi e sta per tramontare il sole, però ne attraversiamo comunque una parte, partendo da Great Hill, tenendoci sul lato Est, costeggiando il lago Jaqueline Kennedy Onassis Reservoir, passando per lo Swedish Cottage, il Shakespeare Garden e arrivando fino a Stawberry Fields, un'area dedicata alla memoria di John Lennon che venne assassinato di fronte a un palazzo a pochi metri da qui.



Arrivati a questo punto siamo molto stanchi e il sole è ormai tramontato per cui decidiamo di andare via e tornare a visitare meglio il parco in uno dei prossimi giorni.


Quando finalmente riusciamo a tornare nel parco è ormai il penultimo giorno della nostra permanenza in città. E' mattina ed è tutto molto tranquillo. Entriamo praticamente da dove eravamo usciti l'altro giorno, ma cerchiamo di esplorare la parte sud, che comunque avevamo già visto anni fa.


Purtroppo il parco, data la stagione, è molto spoglio, ma è comunque sempre un luogo affascinante, poi con la luce che c'è al mattino è ancora più incantevole.
Vaghiamo per il parco, vediamo le varie statue situate qua e là, le fontane svuotate e incontriamo qualche scoiattolo che corre o sgranocchia ghiande.





Purtroppo il freddo ci costringe a non rimanere troppo a lungo e non si avvera uno dei miei desideri di fare un pic nic nel parco.

Una piacevole domenica ad Harlem

Siamo in coda già dalle 9:15 fuori dall'Abyssinian Baptist Church. Siamo arrivati qui con la linea 2 e sembrava che non arrivassimo mai! E' davvero lontano il 125th street.



C'è già una cinquantina di persone davanti a noi e ci mettiamo ordinatamente in file di due, come ci dice il signore vestito benissimo che cerca di organizzare la gente. Fa molto freddo e alcune persone decidono di arrendersi e vanno a cercare un'altra chiesa. Noi siamo stati molto combattuti ma alla fine abbiamo deciso di provare a entrare qui, perchè è forse la più famosa, perchè degli amici ce ne hanno parlato benissimo e perchè ho letto di code ben più lunghe, per cui dovremmo riuscire ad entrare, almeno lo speriamo.
Fa sempre più freddo, è dura resistere, ma ci proviamo.
Finalmente verso le 11 iniziano a far entrare le persone, poche per volta. Dentro ci sono già i fedeli abituali e dei gruppi di cori ospiti provenienti da altre città.
Quando è il nostro turno tiro un sospiro di sollievo, sia per la felicità di poter assistere alla messa, sia per poter stare al caldo.
Alcuni signori in guanti bianchi ci fanno accomodare al secondo piano della chiesa. La chiesa è circolare, non grandissima, al secondo piano si trovano delle specie di gallerie a gradinate. Sopra l'altare si trova la galleria dove c'è il coro gospel, uomini e donne vestiti con tuniche viola.
Il coro è eccezionale, proprio come mi immaginavo, ma ciò che non mi aspettavo era di trovare la funzione altrettanto coinvolgente.
All'inizio c'è stata un'introduzione da parte di una dei pastori, in cui ha salutato i cori ospiti, ha elencato gli appuntamenti futuri, ha pregato per una serie di persone malate della loro comunità, nominandole. Ogni due parole diceva Amen, anzi, "Eimen!".
Quindi ha fatto cantare i cori ospiti e ha presentato l'altra pastora. Questa ha letto un brano della Bibbia e poi l'ha commentato in chiave molto moderna, citando anche quotidiani e siti internet. Il senso era che in questo periodo così brutto, di catastrofi naturali e guerre, bisogna essere fiduciosi ed aspettare il Signore. Parlando si infervorava tantissimo e nei tratti salienti del suo sermone i fedeli la incitavano urlando "Sìììì" e alcuni si alzavano in piedi per far farsi sentire più partecipi.
Dopo i diaconi hanno portato la comunione con le ostie e dei bicchierini di vino, su grandi vassoi che le persone si passavano. I diaconi erano sia uomini che donne, vestiti benissimo. Le donne in particolare portavano graziosi cappellini bianchi.
La funzione è stata lunghissima, più di due ore, però sono davvero felice di avervi partecipato.




Camminiamo per Harlem, che io pensavo fosse molto più degradata, invece gli ampi viali mi hanno dato un'altra impressione. Certo non è elegante come alcune zone di Manhattan, però trovo abbastanza piacevole passeggiare. Sarà che è domenica e tutto mi sembra tranquillo.




Arriviamo nel locale in cui vorremmo fare il Brunch, Sylvia's Restaurant. Ho letto che la domenica si mangia con il sottofondo di musica soul live.




Quando entriamo c'è già molta coda, tantissimi turisti, alcuni europei e anche alcuni americani, ma anche gente del posto. Purtroppo è già un po' tardi per cui l'ora del Brunch passa e dobbiamo "accontentarci" del pranzo. Un pollo fritto indimenticabile, giusto per stare leggeri e per concludere una Angel Cake verde al cocco.
Durante il pranzo c'è un gruppo che canta gospel live e la cantante passa ad ogni tavolo chiedendo "where are you from?" e ad ogni risposta urla nel microfono "Oh! Italy is in the house!".
La sosta da Sylvia's tra attese varie è stata più lunga del previsto, ma ci è piaciuta molto, abbiamo anche conosciuto una famiglia di Orlando che ci ha consigliato di visitare anche la Florida, cosa che era già nella mia lista dei desideri.

Nel pomeriggio siamo ridiscesi verso Manhattan, ma il resto lo racconterò un'altra volta.

New York City! Here we are!!!

Il mio sogno si avvera e siamo di nuovo qui, pronti per partire alla scoperta di questa incredibile città.
Atterriamo a JFK nel primo pomeriggio. Il volo è stato tranquillo.
Invece di predere un taxi giallo, come avevamo pensato, decidiamo di provare a raggiungere Manhattan con l'AirTrain più la metro. Ciò ci permette di entrare già subito a contatto con la realtà newyorkesi. Attraversiamo il Queens e Brooklyn e i ragazzini che vediamo sulla metro sembrano proprio quelli dei film.

Arriviamo a Manhattan e il nostro hotel è vicinissimo alla fermata della metro, perciò muoversi con le valige non ci crea troppi problemi.
L'hotel in cui soggiorniamo è l'Element by Westin Time Square, si trova sul 39th street, tra la Eight e la Ninth Avenue. La via in cui è situato effettivamente non è bellissima. L'hotel però è molto nuovo e le stanze sono grandi, rispetto agli standard della città. La nostra finestra si affaccia sul lato nord della città e sotto di noi vediamo la sede del New York Times.
Facciamo una doccia, necessaria dopo le molte ore di volo e poi usciamo subito ansiosi di vedere la città. Purtroppo ci accorgiamo subito che fa molto freddo.

Prima tappa ovviamente Times Square, che raggiungiamo a piedi dall'hotel. Ogni volta si rimane rapiti da tutte quelle luci. Essendo sabato pomeriggio è piena di gente, il che la rende ancora più suggestiva.


Incontriamo anche un gruppo di ragazzini che ballano facendo incredibili acrobazie.

Dopo una tappa allo Shake Shack, per abituarci subito al cibo americano, decidiamo di spostarci dalle parti del Rockfeller Center.
Siccome il cielo è abbastanza sereno e le previsioni per i prossimi giorni sono pessime decidiamo di salire sul Top of the Rock, per ammirare la città dall'alto. Non c'è neanche coda per entrare, mentre l'altra volta, quando siamo saliti sull'Empire State Building, avevamo aspettato ore per salire.
Siamo molto fortunati, perchè è quasi l'ora del tramonto, perciò c'è una luce bellissima.




Il panorama è spettacolare e mentre il sole tramonta diventa ancora più bello, finchè si accendono le luci sulla città e l'Empire State Building si colora di Giallo, Blu e Rosso.
L'emozione ci fa resistere anche al vento gelido.


Stiamo resistendo bene al fuso orario. Per la cena decidiamo di spostarci dal caos di Times Square e con la metro raggiungiamo il Greenwich Village. Qui non eravamo stati l'altra volta e sembra davvero molto carino, contiamo quindi di tornarci nei prossimi giorni per vederlo con la luce del giorno.
Domani sveglia presto per andare ad Harlem.


Qualche consiglio pratico:

L'AirTrain è una buona soluzione per chi volesse risparimare qualcosa.
L'AirTrain fino alle stazioni di congiunzione con la metro (Jamaica Station o Howard Beach) costa solo 5$ e da lì è possibile fare il biglietto, o la MetroCard settimanale (29$), come abbiamo fatto noi. Tempo per raggiungere l'hotel: circa 1 ora, non molto di più di cosa ci avevamo messo la scorsa volta con un taxi in mezzo al traffico.

L'Element Hotel offre la colazione, abbondante anche se un po' disorganizzata, l'happy hour, con vino, birra e stuzzichini, inoltre dispone di rete Wi-Fi gratuita, che non è cosa scontata.

martedì 29 marzo 2011

La mia seconda volta a NY!!!

Purtroppo la mia settimana newyorkese si è conclusa. E' stata una bellissima esperienza, decisamente superiore alle aspettative e molto migliore di quella fatta sette anni fa.
Sono riuscita a fare praticamente tutto quello che mi ero prefissata e anche molto di più. Sono anche riuscita a vedere la città in modo non troppo convenzionale, non buttandomi subito sulle cose principali che avevo già visto, ma anche scoprendo zone meno turistiche e più vere.
Ho camminato tantissimo e purtroppo preso tanto tanto freddo. Un giorno ha anche nevicato.
Sono riuscita ad assistere alla messa Gospel e oltre al coro mi è piaciuta molto proprio tutta la funzione.
Sono stata al Dizzy's, ma anche al Blue Note. A Broadway il musical dei Green Day è stato per me davvero emozionante.
Ho assistito al tramonto sulla città e all'accensione delle luci dal "Top of the rock".

Questo è solo un brevissimo riassunto di sette intentisissimi giorni.
Spero di riuscire presto a scrivere qualcosa di più, a dare qualche utile suggerimento a chi vorrà andare e magari mettere qualche foto.

martedì 15 marzo 2011

Ready to go?

Not really!



E' sempre la stessa storia! Passo settimane, a volte mesi, a organizzare e quando è quasi ora di partire mi prende il panico. L'ansia di non aver letto tutto il leggibile e soprattutto quella della valigia.
Eh sì, la valigia è sempre un enorme problema, non so mai cosa portarmi e il rischio è sempre quello di riempirmi di cose inutili. Stavolta è più un problema del solito dato che in questa stagione a cavallo tra inverno e primavera potrebbe fare qualsiasi tempo ed esserci qualunque temperatura, perciò vorrei essere attrezzata per ogni evenienza.

Per quanto riguarda l'organizzazione devo rassegnarmi, non posso e non voglio avere tutto sotto controllo, perchè il viaggio è anche scoperta e se tutto è già deciso si perde ogni gusto.

Ho provato a fare degli itinerari di massima, dividendo la città a zone, ma è molto complicato, perchè non ho idea, a priori, di quanto tempo impiegherò a visitare una zona. Quindi mi sono limitata a fissarmi in mente le cose che non voglio perdermi e il come e il quando visitarle lo decideremo via via.

Le uniche cose che ho definito sono due serate e sono stata obbligata a farlo, dovendo prenotare prima.
La prima sarà una cena con musica Jazz al Dizzy's Club Coca Cola. Nonostante il terribile nome è un posto di cui ho sentito parlare molto bene. Ho letto che ha una meravigliosa vista sul Central Park.
La seconda il musical di Broadway che speravo davvero di riuscire a vedere: American Idiot con le musiche dei Green Day.

Nonostante tutte le stupide ansie non vedo l'ora di partire!

martedì 8 marzo 2011

I colori dell'Empire State Building




Durante le mie ricerche su cosa fare e vedere a NYC sto scoprendo un sacco di cose che non sapevo.
Una di queste è che l'Empire State Building, il più famoso grattacielo della città, cambia colore.
Le luci degli ultimi tre livelli dell'ESB sono normalmente tutte bianche, ma in occasione di feste nazionali o religiose, di giornate per la ricerca, di eventi sportivi o altre ricorrenze, assumono ben definiti colori, che hanno una certa relazione con la giornata che rappresentano.
Probabilmente ero l'unica a non sapere questa cosa, così negli ultimi giorni mi sono documentata un po' e ho trovato l'argomento molto interessante e divertente. Ancora ieri sera, guardando CSI:NY, ho subito notato il colore delle luci e intuito l'argomento della puntata.

Ecco alcuni esempi:

11/10/2010

Rosso/Bianco/Verde

Columbus Day

24/11 -28/11/2010

Rosso/Arancione/Giallo

Thanksgiving

1/12/2010

Rosso/Rosso/Rosso

World AIDS Day

23/12/2010 -5/1/2011

Rosso/Verde/Verde

Christmas

7/2/2011

Verde/Giallo/Verde

Green Bay Packers Super Bowl Win

14/2/2011

Rosso/Rosa/Bianco

Valentine's Day

18/2-21/2/2011

Rosso/Bianco/Blu

President's Day

8/3/2011

Arancione/Giallo/Giallo

100th Anniversary of International Women's Day

17/3/2011

Verde/Verde/Verde

St. Patrick's Day

18/3 -20/3/2011

Giallo/Blu/Rosso

The Celebration of Teaching and Learning



L'elenco è veramente lunghissimo e comprendendo anche manifestazioni sportive è variabile.
Per approfondire rimando alla pagine ufficiale delle Tower Lights e al sito What Color Is The Empire State Building.

lunedì 28 febbraio 2011

New York: troppe cose da fare e da vedere



Sono giorni che mi immergo nella mia Lonely Planet e che sfoglio decine e centinaia di siti web alla ricerca di cose da fare e da vedere a New York.
In realtà quello che sto cercando di fare è di capire bene cosa posso riuscire a far stare nei sette giorni che rimarremo là.
Essendoci già stata molte cose le ho già viste, specialmente le più famose, perciò stavolta vorrei cercare di esplorare anche il resto della città e se mi avanza tempo rivedere meglio quello che più mi avevano colpito.
Vorrei inoltre vivere esperienze propriamente newyorkesi ed essendo per me il viaggio anche sinonimo di scoperta dei cibi ci sono anche molte cose che vorrei assaggiare e mi piacerebbe farlo magari non seguendo la guida ma cercando di capire quali sono i locali preferiti degli abitanti della città.
Detto questo non intendo pianificare troppo il mio viaggio, per mantenere comunque sempre il piacere della scoperta. La mia intenzione è solamente quella di raccogliere le informazioni e le idee e poi definire meglio il tutto quando sarò lì, in base a alle ispirazioni momentanee e anche banalmente alle condizioni meteo.

Proverò comunque a fare un'elenco, in ordine casuale, delle cose che mi piacerebbe fare:

  • Assistere ad una messa con i cori gospel in una chiesa di Harlem
    Ho letto sia sulla guida che su vari blog e siti internet che la chiesa più quotata per fare quest'esperienza è la Abyssinian Baptist Church, ma ho anche letto che è sempre piena e che spesso capita che dopo ore di coda ci si veda scavalcare da tour organizzati che hanno prenotato e non è possibile prenotare se non si è almeno un gruppo di dieci persone. Ora sto cercando di informarmi se ci sono altre chiese, magari meno famose, dove sia comunque possibile assistere ad una bella funzione.
  • Salire sul Top of the Rock
    Si tratta di una terrazza panoramica situata nel Rockfeller Center. Visto che l'altra volta siamo saliti sull'Empire State Building stavolta vorremmo provare a guardare la città da un altro punto di vista.
  • Assistere ad una partita degli Yankees
    Purtroppo abbiamo già visto che questo sarà impossibile, perchè gli Yankees nei giorni un cui saremo in città saranno in Florida per un torneo primaverile. Peccato, ci sarebbe davvero piaciuto, non tanto per la partita, non capendo quasi niente di questo sport, ma per vedere il pubblico e vivere un'esperienza davvero americana.
  • Visitare il MoMA
    Io non capisco molto di arte, ma credo che questo museo meriti una lunga e approfondita visita.
  • Assistere ad uno spettacolo di Brodway
    Qui c'è solo l'imbarazzo della scelta. Ci sono moltissimi spettacoli e mi piacerebbe vedere molti di questi. Uno che mi attira tantissimo è "American Idiot" dato che mi piacciono molto i Green Day, ma sarei incuriosita anche da quelli più classici. Appena decideremo dovrò capire qual è il modo migliore per procurarsi i biglietti. Ho letto sulla guida che è possibile avere biglietti scontati, ma occorre comprarli il giorno stesso magari facendo delle code e non vorrei sprecare tempo prezioso.
  • Fare shopping sulla Fifth Avenue
    o comunque Shopping, essendo la Fifth ricca di negozi costosi. Vorrei soprattutto visitare alcuni outlet di cui ho letto e alcuni negozi tipicamente americani. Spero di portare a casa un bel po' di cose... ma non troppe.
  • Entrare da Toys'R'Us a Times Square
    per vedere e magari provare la ruota panoramica, o sarà solo per bambini?
  • Entrare nella Grand Central Station
    che ho visto in moltissimi film
  • Passare una serata in un locale di musica Jazz
    anche qui non saprei quale scegliere, nei prossimi giorni continuerò a leggere e ad informarmi per avere le idee più chiare
  • Cenare in un ristorante italiano
    questa attività va completamente contro le mie convinzioni. Ho sempre affermato che durante i miei viaggi evito sempre di mangiare nei ristoranti italiani, perchè preferisco assaggiare le specialità del luogo piuttosto che ritrovare ciò a cui sono abituata. Mio marito mi ha fatto notare che in questo caso però è diverso, i ristoranti italiani sono parte integrante della cultura della città, quindi perchè non provarne uno magari molto caratteristico e poco turistico? Se riuscirò a trovarne uno del genere allora potrò sforzarmi di cambiare idea.
  • Visitare la New York Public Library
    essendo io appassionata di lettura e avendola vista in alcuni film
  • Fare colazione con un bagel
    I bagel li ho assaggiati a Boston e ho imparato a cucinarli, ma New York è la città dei bagel e ho letto sulla guida che vi si trovano i più buoni del mondo.
  • Attraversare a piedi il Ponte di Brooklyn
    L'altra volta il ponte lo abbiamo solamente fotografato e non lo abbiamo percorso. Non so perchè, forse perchè avevamo poco tempo e perché io non stavo molto bene. Stavolta però è obbligatorio farlo e perché no, approfittarne per visitare i luoghi principali del distretto di Brooklyn.
  • Pranzare a Central Park
    con un cibo di strada come potrebbe essere un Hot Dog. In realtà ho già provato quest'esperienza ma vorrei ripeterla, per godere un po' della tranquillità del parco riposandomi dopo i molti passi che avrò fatto al mattino e prima di quelli che dovrò ancora fare fino a sera.
  • Prendere il Ferry Boat per Staten Island
    avendo già visitato Liberty Island e volendo ammirare lo Skyline dal mare ho letto che uno dei modi migliori per farlo è quello di salire su uno dei Ferry Boat gratuiti che portano a Staten Island. Avrò così anche modo di dare un'occhiata a questo distretto che ho letto essere solitamente un po' snobbato.
Mi fermo qui ma potrei continuare per ore aggiungendo luoghi da vedere e cose da assaggiare. Magari ne aggiungerò nei prossimi giorni.

Se qualcuno per caso passasse di qua e avesse qualche suggerimento o qualche risposta alle mie perplessità mi sarà di grandissimo aiuto!

giovedì 24 febbraio 2011

Si torna a NY!!!



Non mi sembra ancora vero!!!
Solitamente i nostri viaggi sono pianificati e studiati a fondo, invece stavolta ci siamo proprio buttati.

La settimana scorsa, prima dell'ultimo colloquio, Francesco mi ha detto "se avrai il lavoro e se non inizierai proprio subito ci facciamo un viaggetto".

Ho cercato di contenermi e di non iniziare a fantasticare come mio solito, rischiando poi di ricevere l'ennesima delusione. Fino a venerdì mi sono così concentrata solamente sul colloquio, ma non appena abbiamo saputo che era andato bene e che inizierò il 1° aprile, avendo ancora un intero mese davanti abbiamo iniziato a discutere su dove ci sarebbe piaciuto andare. Abbiamo buttato lì alcune idee, ma New York ci frullava nella testa da troppo tempo e alla fine abbiamo deciso di comune accordo. E' troppo tempo che vogliamo tornarci, giusto prima di Natale raccontavo su queste pagine questo mio grande desiderio.
Ci siamo già stati nel 2004, ma siamo rimasti pochi giorni inoltre io non stavo molto bene, per cui sentiamo proprio il desiderio di esplorarla meglio.

Domenica sera la decisione era stata presa e ho immediatamente iniziato a fare la cosa che mi piace di più al mondo: organizzare il viaggio.

In due giorni abbiamo prenotato l'aereo e l'hotel e richiesto l'ESTA! Partiremo il 19 Marzo e staremo una settimana.

Ora mi sto documentando cercando di leggere più informazioni possibili per decidere poi come impegnare le nostre giornate. Le cose da vedere e da fare in quella fantastica città sono davvero tantissime, quindi sarà difficile scegliere, ma ho quasi un mese davanti per dedicarmi a questo meraviglioso lavoro.

martedì 22 febbraio 2011

Finalmente un lavoro!

E' stata dura, anzi, durissima, ma alla fine ce l'ho fatta e per una volta posso anche vantarmi perché posso dire di avercela fatta da sola!
Ho trovato un lavoro!
Ho trovato un lavoro in linea con i miei studi e decisamente migliore di quello che avevo in Italia.
La ricerca è stata davvero lunga, avevo già iniziato a luglio senza troppa convinzione, poi a ottobre avevo deciso di trasferirmi perchè sarebbe stato più semplice cercarlo direttamente qui e così è stato perchè ho avuto modo di fare i colloqui di persona e non più al telefono.
Da ottobre infatti ho intensificato la ricerca. Devo dire che qui il lavoro non manca, ogni giorno leggevo decine di annunci, la maggior parte dei quali però dovevo scartarli perché richiedevano la conoscenza della lingua tedesca.
Cercare lavoro è stato un lavoro a tutti gli effetti. Ho dovuto piano piano imparare a vendermi, capire com'era meglio rapportarsi con gli intervistatori, ogni volta prepararmi a fondo. Tutto questo aggravato al fatto di dover necessariamente sostenere i colloqui in inglese.
Ho avuto momenti di serio sconforto, soprattutto dopo che più volte mi sono sentita dire che senza conoscere il tedesco sarebbe stato impossibile trovare qualcosa. Io ho iniziato a studiare, ma è proprio impossibile impararlo in pochi mesi.
Per fortuna ho perseverato nella ricerca e ho avuto anche una grandissima delusione quando prima di Natale ero quasi certa di avercela fatta e invece è andata male.
Poi a gennaio si è presentata quest'opportunità. La selezione è stata dura e approfondita, ho dovuto sostenere ben quattro colloqui di cui uno di tre ore e mezza con tutti i mebri del team con cui dovrò lavorare.
Per una volta mi sono sentita fiera di me stessa perchè comunque fosse andata sapevo di aver dato il meglio e fortunatamente è andata bene, pochi giorni fa ho ricevuto l'offerta di lavoro.
A giorni dovrei firmare il contratto e inizierò il 1° di Aprile.
Sono davvero tanto tanto felice.

lunedì 14 febbraio 2011

Takoyaki e nostalgia

Come ho più volte raccontato il nostro viaggio in Giappone è stato caratterizzato dalla voglia di conoscere la cultura locale, in particolare la cucina, che ovviamente non è solo quella si trova nei ristoranti Giapponesi che si sono via via moltiplicati nelle città occidentali.
Uno dei piatti che più mi ha colpito è stato il Takoyaki, un tipico Street Food, particolarmente diffuso a Osaka.



L'ho assaggiato la prima volta durante la mia prima cena a Tokyo, quando un ragazzo giapponese appena conosciuto ci consigliava varie cose presenti nel menu per noi incomprensibile.
L'ho rivisto a Beppu, dove in un minuscolo chiosco affacciato sulla via principale un omino con l'asciugamano legato in fronte preparava solo quello.
Quando poi siamo arrivati a Osaka si vedevano chioschi di Takoyaki ad ogni angolo.
L'ho addirittura mangiato all'aeroporto prima di lasciare il Giappone.

Letteralmente Takoyaki ( たこ焼き ) significa polpo alla piastra, si tratta infatti di palline create con una pastella a base di uova, farina, condimenti vari e pezzi di polipo, che vengono preparate su grandi piastre di ghisa strutturate con tante piccole semisfere.
E' molto divertente vederle preparare, perché con una grande abilità e con un semplice bastoncino di bambù i ragazzi dei chioschi riescono a trasformare la liquida pastella in delle meravigliose palline.
Il procedimento non è semplice spiegare per cui ho trovato un video che lo mostra:





Ovviamente esiste anche una versione casalinga della piastra per i Takoyaki e avrei tanto desiderato comprarne una da portarmi a casa, ma per motivi di spazio nei bagagli e di pesantezza dell'oggetto ho dovuto rinunciare. Per mesi mi sono pentita di non averla comprata, finchè un giorno al lavoro ho scoperto che la mia collega giapponese sarebbe andata a Tokyo a trovare i suoi genitori, così ho colto l'occasione al volo e le ho chiesto, se non le avesse dato problemi per il bagaglio, di portarmene una.




Quando l'ho ricevuta ero felicissima e io e Francesco abbiamo provato subito a cimentarci nella preparazione del Takoyaki. Purtroppo non disponendo degli ingredienti giusti, che a Torino non riuscivo a trovare, ne abbiamo fatto solo una brutta imitazione, tant'è che non abbiamo più avuto voglia di fare altri tentativi.

Un giorno poi passeggiando per Zurigo ho scoperto Nishi, un piccolo negozio di cibo giapponese. Lì siamo finalmente riusciti a trovare gli ingredienti che ci servivano.

Una sera sono venuti a trovarci degli amici che la scorsa estate e sono stati in Giappone in viaggio di nozze.
Abbiamo così riprovato a fare i Takoyaki con gli ingredienti giusti ed è stato un grandissimo successo. Tutti noi abbiamo avuto la stessa sensazione: il sapore era esattamente identico a quelli assaggiati in Giappone e abbiamo provato tutti la stessa grande nostalgia.




Vorrei riportare qui la ricetta, che ho trovato sul sito La vera cucina Giapponese – Non solo sushi.

Ingredienti

Per 24 palline circa di Takoyaki

  • 150 g di farina 00
  • 200 ml di dashi (brodo base). In alternativa si può usare anche sola acqua ma il takoyaki verrà meno saporito.
  • 1 uovo
  • 2 cucchiai di beni shoga tritato
  • un pizzico di sale
  • un cucchiaino di zucchero
  • 100 g di polpo (tako) bollito. Nella scelta del polpo cercate di privilegiare esemplari molto grossi, magari piovre dai tentacoli spessi e carnosi. Uno o due tentacoli dovrebbero essere sufficienti.
  • un mazzetto di erba cipollina
  • una bustina di kazuo bushi (pesce essicato)
  • aonori
  • maionese
  • salsa takoyaki
  • olio di semi
Preparazione

La preparazione del takoyaki è molto semplice. L'unica difficoltà sta nel far ruotare le palline con lo spillone, operazione che richiede solo un po' di pratica.

  • Con un coltello molto affilato affettate l'erba cipollina.
  • Triturate il beni shoga in modo da avere quadratini di due o tre millimetri circa di spessore. Il beni shoga non è indispensabile, ma serve comunque a dare un particolare accento al piatto.
  • Con una frusta sbattete energicamente la farina con il dashi, il sale, lo zucchero e l'uovo in modo da avere un composto ben amalgamato, liscio e senza grumi. Mettetelo in un recipiente dotato di beccuccio e lasciatelo riposare a parte per qualche minuto.
  • Nel frattempo tagliate il polpo che avrete precedentemente sbollentato a pezzi irregolari di non più di un centimetro.
    A differenza della cucina italiana dove polpi e seppie devono essere morbidi e vanno quindi cotti molto, nella cucina giapponese questi ingredienti sono apprezzati per la loro consistenza un po' gommosa. Non bollite troppo il polpo, giusto il tempo che basta a non lasciarlo crudo, così da fargli mantenere una buona elasticità. Uno dei punti fondamentali per avere un buon takoyaki, è riuscire a creare un contrasto tra la morbidezza della pastella e la consistenza del polpo.
  • A questo punto scaldate la padella da takoyaki e oliatela bene. E' importante che prima di versare l'impasto la padella sia ben unta e molto calda. Come per le crepe, anche per il takoyaki, le prime palline che andrete a preparare probabilmente tenderanno ad attaccarsi e non usciranno molto bene. Non dispertate e prerseverate, man mano che la padella viene usata verranno sempre meglio.
  • Versate la pastella dal recipiente col beccuccio direttamente nella teglia. Cercate di distribuirla uniformemente in tutti gli stampi. Non preoccupatevi se la pastella finisce anche sugli spazi tra una forma e l'altra. Abbiate solo avuto l'accortezza di oliare bene anche queste superfici.
  • Distribuite i pezzi di polpo nella padella in modo che in ogni stampino ve ne sia almeno uno o due. Di più è anche meglio, ma attenzione a non esagerare se no il takoyaki non sta più insieme. Distribuitevi sopra il beni shoga e l'erba cipollina. Non abbiate timore di abbondare, soprattutto con quest'ultima.
  • Aspettate un po' che l'uovo incominci a cuocere sul fondo degli stampini e poi, con lo spillone, con un movimento secco e circolare, fatelo staccare dalla parete di ghisa e pian piano fatelo ruotare. Man mano che cuoce, continuate a rigirare il takoyaki così che venga prendendo una forma sferica regolare.
  • Mettete il vostro takoyaki su un piatto da portata e spennellatelo di maionese prima, di salsa takoyaki poi e infine spolverate con aonori e kazuo a piacere.

lunedì 17 gennaio 2011

Berna, la capitale

Quando ieri mattina ci siamo svegliati, neanche troppo presto, guardando fuori dalla finestra non abbiamo visto ... nulla. Una fitta nebbia impediva di vedere più in là di pochi centimetri.
Avevamo deciso di fare una gita a Berna, la nebbia ci stava facendo cambiare idea, ma per fortuna abbiamo deciso di partire lo stesso. Infatti, già durante il nostro percorso in autostrada, la nebbia ha lasciato il posto a uno splendido sole.
La capitale dista da Zurigo poco meno di un'ora e mezza. Siamo arrivati in tarda mattinata e nonostante il sole l'aria era molto più fredda rispetto ai giorni scorsi.



Non sapendo quasi niente di questa città, dato che la gita è stata appunto un po' improvvisata, abbiamo iniziato a visitarla seguendo un breve itinerario che avevo trovato.
Abbiamo subito incontrato la cattedrale, Münster, una costruzione gotica con un'imponente torre campanaria, che purtroppo in questo periodo è coperta da impalcature.



Dietro alla chiesa si trova un grande parco che si affaccia come una terrazza sull'Aare, il fiume che attraversa la città.
Continuando la nostra passeggiata abbiamo pouto ammirare gli edifici della città vecchia, alcuni dei quali presentano elaborate decorazioni.



Tra questi si trova la Haunted House, la casa dei fantasmi, un'edificio disabitato, dove si dice siano stati uditi strani rumori. Una leggenda narra di un gruppo di studenti che avrebbero deciso di ignorare gli avvertimenti trascorrendo una notte in quella casa e che poco tempo dopo avrebbero incontrato la morte.



Attraversando il fiume si raggiunge una delle principali attrazioni della città, la Fossa degli Orsi.
Secondo una leggenda il fondatore della città di Berna, il Duca Berchtold V von Zäringen, intitolò la città al primo animale che catturò durante una sessione di caccia. L'orso compare infatti anche sullo stemma. Già in passato gli orsi venivano allevati come portafortuna durante le guerre e venne costruito un posto dove potessero alloggiare, definito appunto Fossa degli Orsi.



Si tratta di un'area recintata lungo la sponda del fiume, dove gli orsi possono circolare liberamente. Leggendo i cartelli ho capito che ora sono presenti due orsi, ma abbiamo potuto vederne solamente uno, che stava riposando in un angolo riparato.



Nonostante questi orsi siano abbastanza liberi, nei limiti dell'area a loro dedicata, ammetto che tutto ciò non mi è piaciuto molto. Forse perchè mi aspettavo la ricostruzione di un ambiente naturale più confortevole e adatto a loro, mentre l'ho trovata una zona un po' brulla, con poca vegetazione e una serie di muretti di cemento a sostegno della sponda, che di naturale hanno ben poco. Forse il problema è che secondo me gli animali in cattività hanno sempre un non so che di triste.

Abbiamo continuato il nostro giro per le vie del centro storico, che non è molto grande ed è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO.

Abbiamo cercato la casa di Einstein, situata al numero 49 di Kramgasse, dove lo scienziato a vissuto per alcuni anni proprio mentre stava lavorando alla teoria della relatività. Purtroppo però non ci è stato possibile visitarla, perchè temporaneamente chiusa.


Abbiamo così continuato a passeggiare per Kramgasse, la via principale del centro, via dello shopping dove abbiamo potuto notare numerosi negozi di strani oggetti di arredamento e piccole gallerie d' arte.





Lungo la parte centrale della via si trovano, intervallate in modo costante, una serie di fontane, su alcune delle quali si ergono statue di particolari personaggi.
Altre statue simili si possono notare ai lati della via, sulle facciate degli edifici.



In cima alla via si trova il monumento forse più famoso di Berna, la Zytglogge, la Torre dell'Orologio, ornata da un calendario astronomico e da statuine animate.





Si arriva quindi nella Kornhausplatz dove oltre alla Kornhaus, un antico granaio dove ora si trova un centro d'arte e un ristorante, si può ammirare la fontana del Kindlifresserbrunnen, l'orco mangiatore di bambini.
Ci sono varie teorie sul significato della fontana, ma l'interpretazione più probabile è quella che l'orco sia semplicemente un personaggio del carnevale, che serviva a spaventare i bambini disobbedienti.


Abbiamo infine potuto vedere il Palazzo Federale, il luogo in cui si tengono le sedute dell'Assemblea federale e del Consiglio federale svizzeri.



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