mercoledì 22 dicembre 2010

Picasso a Zurigo

Domenica abbiamo deciso di vedere la mostra di Picasso che è in corso alla Kunsthaus di Zurigo fino al 30 gennaio 2011.
La mostra è stata organizzata in occasione del centenario dell'apertura della Kunsthaus come replica di una mostra organizzata qui dall'artista stesso nel 1932.



Purtroppo io di arte, intesa nel senso delle arti figurative, capisco pochissimo. Pur avendo studiato storia dell'arte durante i miei anni di liceo non mi sono mai appassionata a questa materia. Siccome però penso che sia importante conoscere anche questo aspetto della creatività umana ogni tanto provo ad avvicinarmici, specialmente quando ho l'occasione di visitare musei o mostre dove sono esposte opere di un certo rilievo.

L'ideale sarebbe essere accompagnati da qualche profondo conoscitore della materia, che con le sue spiegazioni ci possa coinvolgere al meglio. In questo caso ci siamo dovuti accontentare delle audioguide, che ci hanno fornito comunque spiegazioni interessanti, non solamente sulle opere, ma anche sulla filosofia, la vita e la storia artistica del pittore.

Non avevo appunto le appropriate conoscenze non ho gli strumenti per giudicare i lavori esposti. Posso dire che forse io preferisco un altro genere di arte, tipo quella degli impressionisti, ma è comunque interessante vedere e provare a comprendere anche qualcosa di così diverso e forse anche un po' strano.

Consiglio comunque di visitare la mostra, sia agli appassionati, sia a quelli solamente curiosi come me.

sabato 18 dicembre 2010

The Hammer of the Gods


Fino a qualche anno fa quasi non conoscevo i Led Zeppelin. Beh, sì, conoscevo la famosissima "Stairway to heaven", ma non avevo mai ascoltato altro, se non distrattamente.



Poi un giorno ho trovato a casa Mothership, che riassume la carriera di questo gruppo attraverso le loro canzoni più famose. Ho iniziato timidamente ad ascoltarlo, finchè non ne sono stata letteralmente travolta. Mi piace tantissimo questo suono di rock puro, così datato, tuttavia così attuale. Tanto che ora non riesco più a farne a meno e periodicamente riascolto questo disco continuamente per giorni e giorni.
Un giorno ascoltando la mia radio preferita sento dire che è uscita la riedizione della biografia dei Led Zeppelin, "Il martello degli dei". Non ho resistito ed ha subito trovato un posto nella mia libreria.



Il libro inizia raccontando la vita di Jimmy Page, che trova la sua strada da musicista fin da giovanissimo, collabora con numerose band finchè un giorno decide di crearsi la sua.
I Led Zeppelin nascono quasi per caso e in pochi anni diventano una della band più seguite e acclamate del pianeta. Iniziano una serie lunghissima di concerti negli Stati Uniti, la loro fama e la loro ricchezza crescono a dismisura, così come il numero delle groupies che li accompagnano durante i tour.
In quegli anni riescono a scrivere un pezzo importante della storia del rock.
Gli eccessi che li caratterizzano decreteranno però la loro fine, portando fino alla morte di uno di loro.
Di questo libro ricordo soprattutto le caratteristiche personali dei membri del gruppo, o almeno ciò che mi è arrivato.
Jimmy Page, che ha subito suscitato in me una sorta di immotivata antipatia, dedica la sua vita alla chitarra e a studi sull'occulto. Robert Plant e John 'Bonzo' Bonham alla fine di ogni tour ritornano alla solita vita, in mezzo alle pecore, nella campagna inglese. Il quarto membro, John Paul Jones, ai miei occhi risulta un po' anonimo, forse perchè dal racconto appare un po' meno esagerato degli altri.
Ho letto che più volte si è sperato in una loro reunion che poi è stata realizzata in occasione di un concerto del 2007. Io però penso penso che i Led Zeppelin debbano rimanere quelli degli anni 70, quelli che ci sono ora sono delle persone diverse e non potranno mai più ricreare quella magia, perciò sarebbe meglio accontentarsi di ascoltare la loro musica e rivedere i video dei vecchi concerti.

venerdì 10 dicembre 2010

Natale a Zurigo


Le città del nord nel periodo natalizio hanno qualcosa di magico. In ogni angolo si respira una fantastica atmosfera.
Ho iniziato a vedere i primi alberi di Natale già dopo la metà di Novembre, ma da un paio di settimane sono comparse le prime casette di legno. Qui infatti ci sono vari mercatini, sparsi in varie zone della città.
Il mercatino più grande si trova nel grande atrio della stazione Zürich HB, dove svetta un gigantesco albero di Natale decorato interamente da ciondoli Svarovski.





Nei pressi della via centrale si trova il Singing Christmas Tree. Si tratta di una struttura a forma di albero di Natale su cui ogni sera si esibisce un diverso coro. I componenti del coro sono tutti vestiti di verde con sciarpa, berretto e guanti rossi. Cantano canti natalizi ma non solo.
Anche lì vicino si trovano alcune casette dove è possibile assaporare varie specialità svizzere e l'immancabile Glühwein.



Qualche domenica passeggiavamo per caso per le vie del centro e ci siamo trovati in una sfilata di tantissimi Babbo Natale e San Nicola.
Ciò che mi ha colpito sono stati gli uomini vestiti di marrone.
Un amico mi ha poi spiegato che si tratta di un aiutante di San Nicola, che lo aiuta a portare i doni. Cercando informazioni ho poi scoperto che qui in Svizzera si chiama Schmutzli.



Un'altra cosa mi ha incuriosito. Sabato scorso ho visto comparire nelle vetrine di varie pasticcerie e panetterie degli omini fatti di pane. Ho poi scoperto che si chiamano Grittibänz e sono omini di pane dolce che si preparano proprio in occasione della festività di San Nicola.
Lunedì 6 Dicembre infatti Francesco me ne ha portato a casa uno, era morbidissimo e molto buono, anche se ametto che è stato un po' triste romperlo per mangiarlo.


venerdì 3 dicembre 2010

Dreaming New York

L'altro giorno ho sentito al telegiornale, che seguivo distrattamente mentre cucinavo, che come ogni anno è stato acceso il grande albero di Natale presso il Rockfeller Ceter di New York City, con tanto di cerimonia inaugurale.



Mi è venuta un po' di tristezza perché mi ha fatto ricordare che anche quest'anno io e Francesco non siamo riusciti a fare una cosa che desideriamo da molto: andare a New York nel periodo prenatalizio, fare shopping e pattinare sotto quel fantastico albero di Natale.
Ogni anno ce lo promettiamo, ma ogni anno succede qualcosa per cui andare è impossibile. Quest'anno ovviamente c'è stato il cambio di vita radicale, quindi ero consapevole del fatto che non saremmo andati, ma un po' di delusione purtroppo è arrivata lo stesso. E' come quando sei bambino, desideri tanto un regalo che purtroppo non arriva, anche se ne sono arrivati altri e allora non resta che ricordarsi di scrivere quel regalo nella prossima letterina a Babbo Natale. Perciò lo Shopping Natalizio a New York sarà in testa alle prossime letterine.

A New York comunque siamo già stati, più di sei anni fa. Quando siamo stati a Boston per il lavoro di Francesco abbiamo deciso, non essendo troppo lontani, di andare anche a New York.
Allora eravamo ancora abbastanza inesperti di viaggi, perciò non è che ci fossimo preparati molto bene prima di andare.
Quando siamo stati a Boston abbiamo cercato in loco la soluzione migliore e possibilmente più economica per raggiungere NYC. Dopo aver vagliato le possibilità dell'aereo o del treno abbiamo trovato ciò che faceva per noi: un pullman "Chinatown to Chinatown"! Si tratta di un pullman che connette appunto la Chinatown di Boston con la Chinatown di New York. I pullman sono molto frequenti e il viaggio dura circa quattro ore.
Gli unici inconvenienti sono stati i film in cinese, trasmessi per tutta la durata del viaggio, e l'aria condizionata a palla. Io già non stavo bene, a causa di un mal gola che mi portavo dietro dall'Italia e dell'aria condizionata subita in aereo e in hotel a Boston. Quando siamo arrivati a New York ero uno straccio.
Siamo scesi a Chinatown non sapendo minimamente dove fossimo e come fare a raggiungere l'hotel che avevamo prenotato, nei pressi di Times Square.
Francesco mi chiede "e adesso?" e io "facciamo come nei film, ci sporgiamo in mezzo alla strada e femiamo un taxi" e così abbiamo fatto.
Siamo stati solo tre giorni, che effettivamente sono pochi per visitare bene una città così grande e con così tante attrazioni. Abbiamo visitato i luoghi principali: Times Square, Ground Zero, la Statua della Libertà, Wall Street, il ponte di Brooklin, Broodway, la Fifth Avenue con i suoi splendidi negozi, Central Park, l'Empire State Building etc.
E' stata molto dura perchè io stavo veramente male, molto probabilmente avevo la febbre, così al mattino mi imbottivo di medicine in modo da poter reggere per tutta la giornata, ma alla sera crollavo, perciò non abbiamo potuto assaporare neanche un po' la vita notturna della città. Questo è il motivo per cui ho una gran voglia di tornare, di passarci più tempo, di vedere ciò che non ho visto e di rivedere ciò che ho visto con la mente un po' annebbiata dalla febbre.


mercoledì 24 novembre 2010

Bierstübli e Pizzeria

Venerdì sera siamo stati ad Aarau, con un amico, nel cantone di Argovia.




La cittadina è piccola, il centro storico molto carino, caratterizzato da case con particolari tetti sporgenti dipinti.



Il nostro amico Michael dopo cena, ha deciso di portarci in un tipico locale svizzero, un Bierstübli. Si tratta dell'equivalente delle nostre osterie, quelle di una volta sperdute nei piccoli paesi di campagna, che ora forse non esistono più.
Il locale era piccolissimo e soprattutto molto stretto. Su un lato della stanza c'erano tre tavoli, sull'altro una lunga mensola con qualche sgabello. Le persone che lo popolavano era davvero caratteristiche: il burbero padrone, due anziani che discutevano animatamente nell'incomprensibile dialetto locale e un'altro personaggio dall'aspetto poco raccomandabile che evidentemente aveva bevuto un po' troppo.
Mi sono chiesta più volte cosa ci facessi io lì, ma l'atmosfera era così surreale che è stato molto divertente.



Il padrone ci ha chiesto cosa volevamo bere. Siccome era già il terzo locale che visitavamo io non avevo voglia di niente, sono entrata solo per accompagnare gli altri. Dopo avermi posto la stessa domanda più volte e avermi detto che se proprio non volevo la birra poteva darmi della coca cola, mi ha grugnito tra i denti "Chi entra nel mio locale deve bere!", almeno, così mi ha tradotto Michael, che conosce la lingua. Io sono rimasta un po' mortificata, ma Michael mi ha detto di non preoccuparmi, che fa così normalmente, fa parte del personaggio. Mi ha raccontato di quella volta che due suoi amici hanno chiesto una Budwiser e lui scocciatissimo ha risposto che nel suo locale si servono solo birre svizzere.

Domenica invece Francesco mi ha trascinato in pizzeria, nonostante io non avessi nessuna voglia di uscire. La mia regola è sempre stata: "mai ristoranti italiani e pizzerie all'estero". L'ho sempre applicata nel corso dei miei viaggi, anche perchè per me viaggio significa anche scoperta della cucina locale. Le cose cambiano notevolemente quando all'estero ci vivi e così mi sono fatta convincere.
A Zurigo le pizzerie abbondano, come del resto in quasi tutto il mondo. Qui si trova una catena che ha tre o quattro locali sparsi per la città e noi siamo andati in quella più vicina a casa.
Antonio, un amico che vive qui da sei anni ci ha detto che secondo lui lì fanno la pizza migliore della città ed essendo il nostro amico napoletano ci siamo fidati ciecamente.
Come immaginavo sono rimasta abbastanza delusa e questo è stato il dialogo alla fine della cena:

Fede: sì non era male, però neanche eccezionale, la pizza che fai tu è decisamente più buona
Francesco: Antonio deve aver notevolmente abbassato i suoi standard per dire che quella è la pizza migliore della città
Fede: Infatti non ha detto che è buona, ha detto solo che è la migliore.

Per fortuna ci piace cucinare.

domenica 21 novembre 2010

I villaggi indigeni del Chiapas

Visto il mio periodo particolare provo a rispolverare qualche ricordo di viaggi passati.

Quando ripenso al viaggio in Messico ho la tendenza a ricordare solo le disavventure che l'hanno caratterizzato, dimenticando però di aver visitato anche posti meravigliosi e ricchi di storia.

Tra i luoghi che più mi hanno colpito ci sono i villaggi indigeni, che si trovano nel Chiapas, nei pressi di San Cristobal de las Casas.

Abbiamo letto che visitare questi villaggi è meglio farsi accompagnare da una guida, per cui ci rivolgiamo ad una piccola agenzia del luogo e ci aggreghiamo ad un'escursione.

Un mattino saliamo su un pullmino un po’ scassato che ci porta verso il primo villaggio che visiteremo: San Juan Chamula.



La nostra guida si chiama Alberto, è un personaggio veramente simpatico e si vede che conosce a fondo la cultura delle persone che vivono in questi luoghi.

Visitiamo il villaggio, Alberto ci mostra alcune case e ci spiega alcune usanze e tradizioni delle persone che vivono qui. Ogni casa presenta all’ingresso una croce, verde o azzurra, addobbata con foglie.



Non è una croce cristiana, ma Maya. E’ molto importante perché serve a segnare le varie fasi della vita delle persone che abitano in quella casa: la nascita, il matrimonio e la morte. Gli abitanti della casa, periodicamente, vi spargono davanti dell’incenso.
Alcune case sono costruite con l’argilla, considerato materiale antisismico. Vicino alle case si trovano piccolissimi pezzi di terra, dove viene coltivato il mais, alle cui piante si arrampicano quelle di fagioli e sotto cui crescono le zucche, per cercare così di ottimizzare l’utilizzo della terra.
Ogni famiglia alleva anche polli e pecore. Delle pecore viene utilizzata la lana, ma non viene bevuto il latte, perché queste popolazioni sono intolleranti, perciò lo utilizzano come concime per la terra.
Mentre visitiamo il paese incontriamo persone anziane indigene, con cui Alberto parla nella loro lingua, e bambini che vengono a chiederci soldi, ma Alberto ci dice che non dobbiamo dargliene.
Ci avviamo verso la chiesa, ma prima nascondiamo le macchine fotografiche, perché dentro la chiesa è vitatissimo fare fotografie o riprese, perciò, per non far innervosire gli indigeni, è meglio evitare di mostrare le macchine.



La chiesa, vista da fuori, ha l’aspetto di una normale chiesa cattolica messicana, ma all’interno, pur essendoci elementi ispirati al cattolicesimo, si svolgono particolari riti Maya.
Entrando si percepisce un’atmosfera stranissima. Il pavimento è interamente cosparso di aghi di pino, vicino alle pareti si trovano moltissime statue di santi, tra i quali il principale è San Giovanni Battista, venerato più di Cristo. Ci sono candele ovunque, anche sul pavimento. Le persone, sedute per terra, pregano intonando cantilene. Lì si trovano sciamani che guariscono le persone toccandogli il polso. I fedeli si purificano dal male bevendo bibite zuccherate, o particolari grappe derivate dal mais e ruttando. A volte compiono sacrifici spezzando il collo a polli, ma per fortuna questo non lo vediamo.

Prima di continuare le visite facciamo un giro nel mercatino situato di fronte alla chiesa e compriamo una tovaglia tipica, coi girasoli.

Raggiungiamo il cimitero del villaggio che ha la particolarità che vi si trovano croci di vario colore, a seconda dell’età della persona seppellita: nere per le persone defunte in tarda età, blu per le persone adulte e bianche per i minorenni.



Ci dicono che oggi a San Juan è un giorno di festa, ed è per questo che continuano a sparare petardi. Chissà che anche quelli di San Cristobal, che ci hanno tenuti svegli tutta la notte, non fossero dovuti a qualche festività.

Andiamo poi al villaggio di San Lorenzo Zinacantan, dove le persone che vi abitano usano indossare particolari abiti che li contraddistinguono: le donne scialli e gli uomini tuniche, entrambi di colore blu, con particolari decorazioni.
Visitiamo una casa, dove alcune donne stanno realizzando artigianalmente scialli, tovaglie, coperte e altri oggetti intessuti.
Ci vengono offerte tortillas fatte con mais viola e una particolare grappa di qui.



martedì 16 novembre 2010

Un po' triste... ma è quasi Natale


Oggi sono un po' triste, perchè ieri ho avuto l'ennesima delusione nella ricerca di lavoro. Era da più di un mese che facevo colloqui per questa posizione ed ero arrivata ad un passo dall'avere il lavoro, ma evidententemente non ero così adatta.
Trovare un lavoro qui è davvero complicato, ma devo convincermi che ci vorrà tempo e pazienza, in fondo sono arrivata da poco.

Per fortuna però, lavoro a parte, il resto va molto bene. Mi sto ambientando, inizio a imparare un po' di lingua, anche se a piccoli passi.
La settimana scorsa ha anche avuto un alto livello di vita sociale.

Tra le varie cose: siamo stati a Expovina, una fiera di vini provenienti da tutto il mondo che si svolge su una serie di barche ancorate sul lago di Zurigo. E' stato molto divertente. La cosa che mi ha lasciata un po' perplessa è stato vedere gli stand dei vini italiani, dove si degustavano vini provenienti da ogni parte d'Italia, dove ad esempio si potevano trovare contemporaneamente Barolo, Brunello di Montalcino e Amarone. Mi sarebbe piaciuta una cosa un po' più ordinata, magari divisa per regioni, o almeno per zone geografiche. Come è stato anche strano vedere nello stesso stand servire vini dei Sudafrica e dell'Argentina. Forse però non era così semplice suddividere meglio, dato che gli espositori erano principalmente importatori e non produttori.

Sempre la settimana scorsa ho preparato una montagna di Chocolate Chips Cookies per una festa dell'ufficio di Francesco.



Abbiamo replicato la cena Italiana per un'amica che non era venuta alla precedente e ho preparato la mitica Mousse au Chocolat che avevo imparato al corso sul cioccolato di Luca Montersino.



Abbiamo assaggiato ottime specialità slovacche, a casa di un amico svedese, di origini appunto slovacche. Ci ha preparato il goulash e delle frittate di patate, simili al rösti, ma di cui purtroppo non ricordo il nome, nonostante me lo sia fatto ripetere più volte.



Diciamo che con il cibo non mi annoio.

Una delle cose che mi fanno impazzire di questo posto è che al supermercato trovo cose che cercavo da secoli e in Italia non trovavo, come il buttermilk, grazie al quale mio marito mi ha preparato dei fantastici Pancakes, seguendo la ricetta del libro di Laurel Evans



e con il quale oggi ho fatto dei Cranberries Muffins, seguendo la ricetta del libro The ultimate muffin book, che però devo ancora assaggiare.



L'altro giorno al supermercato ho visto un settore unicamente dedicato ai prodotti per la preparazione dei biscotti natalizi. C'era ogni genere di farina, spezie, aromi, decorazioni, attrezzi, stampini e delle meravigliose scatole di latta per confezionarli e regalarli a Natale. Inutile dire che avrei voluto comprare tutto, ma mi sono trattenuta prendendo solo alcune cose.
Tra non molto potrò così dedicarmi a questo dolce passatempo.

lunedì 8 novembre 2010

Altri colori d'autunno e di tramonto

Giovedì scorso era una splendida giornata di sole, con un clima veramente piacevole. Nel pomeriggio ho così deciso di andare a fare un altro giro in città per catturare ancora qualche colore autunnale.
Per non tornare negli stessi posti ho pensato di andare nel parco che si trova nei pressi della stazione Zürich HB, a ridosso del museo nazionale.



Il parco si trova tra i due fiumi Limmat e Sihl, proprio vicino al punto in cui si congiungono.





Non sapevo molto di questo parco così ho così successivamente cercato qualche informazione. Il parco si chiama Platzspitz e ho letto che nel 1992 era stato chiuso per un periodo a causa della forte presenza di tossicodipendenti. Ora credo sia tornato ad essere un parco tranquillo, dato che lì ho visto moltissime persone tra cui famiglie con bambini.



Passeggiando lungo le rive dei due fiumi ho scattato un po' di foto agli alberi, tra i quali spiccava un enorme Ginko giallo.



Ho poi continuato a passeggiare tra le vie del centro, con una sosta ai grandi magazzini Globus, già completamente allestiti per le prossime festività natalizie. Ho visto splendide decorazioni, oggetti per la cucina e addobbi di ogni genere.

Proseguendo il mio giro sono arrivata nei pressi del lago proprio mentre stava tramontando il sole. Ne ho approfittato così per fotografare nuovamente i monumenti principali della città e splendidi scorci resi ancora più magici dai colori del tramonto.










lunedì 1 novembre 2010

Colori d'autunno

Qualche giorno fa mentre ero sull'autobus, non lontano da casa, ho visto un albero bellissimo e mi sono ripromessa di tornare al più presto a fotografarlo.





Domenica, reduci dall' Italian Party organizzato a casa nostra per i nostri nuovi amici, abbiamo deciso di fare un giro rilassante per la città facendo qualche foto per catturare i colori autunnali.
Non era una giornata molto fredda, ma quando siamo passati davanti a Sprüngli in Bahnhofstrasse non abbiamo resistito e siamo entrati a prendere una cioccolata.



Ci siamo quindi diretti verso il lago





e quindi al Chinese Garten, per vedere come fosse cambiato rispetto alla scorsa estate.















martedì 26 ottobre 2010

Una città, tante culture


Sono qui a Zurigo da poco, pochissimo tempo, ma tra le mie vacanze estive e quest'ultima settimana ho avuto modo di conoscere un po' di persone e ammetto che di veri svizzeri ne ho conosciuti solo un paio. Gli altri sono tutti immigrati come noi, o di seconda generazione.

Domenica siamo stati invitati da un'amica di origini turche, per una piccola festa. Eravamo noi, i suoi fratelli, un amico svedese e la sua ragazza, svizzera ma di origini italiane.
Ci ha fatto preparato la pizza turca, che è fatta con una pasta lievitata molto sottile, farcita con un composto fatto di carne, pomodoro, cipolle e prezzemolo.



La pizza è stata accompagnata da una bevenda allo yogurt e da ottimo tè turco. Infine abbiamo assaggiato il caffè turco.
La nostra amica è stata molto carina, dato che, pur conoscendomi appena, mi ha portato alcuni doni direttamente dalla Turchia: del tè e del caffè, un portafortuna e un paio di ciabatte particolari fatte a mano da sua nonna.

Per ora mi piace davvero molto vivere in questa città, proprio perchè si incontrano tante nuove culture, è un po' come viaggiare stando fermi.
E io che pensavo di trovarmi un po' spaesata invece mi sento già "a casa".

Abbiamo detto che prossimamente prepareremo noi una cena italiana, per far conoscere meglio la nostra cucina. Ora devo iniziare a pensare a cosa cucinare, oltre all'immancabile farinata originaria della mia terra.

venerdì 22 ottobre 2010

L'anagrafe svizzera

Stamattina sono stata all'anagrafe per richiedere il permesso di soggiorno.

L'anagrafe è un posto accoglientissimo, con tanto di sedia per l'utente di fronte all'impiegato.
Quasi zero coda, cioè avevo una persona davanti, niente a che vedere con le code di due ore che facevo solitamente a Torino.
Ci è voluto anche pochissimo a fare la pratica, ora devo solo attendere che la polizia Svizzera si accerti che non sono una criminale e dia l'OK al mio permesso di soggiorno.

Ma la cosa più divertente è stata l'impiegata dell'anagrafe, che parlava un po' d'italiano e quando doveva trascrivere la mia data di nascita e ha visto che oggi è il mio compleanno mi ha urlato "Ohhhh! Konkratulazzzzioni!!!!" e si è messa a canticchiare la canzoncina di tanti auguri in tedesco.

mercoledì 20 ottobre 2010

Moving on up - Il trasloco

Ed eccomi qui, finalmente arrivata nella mia nuova casa, o forse dovrei dire nella mia nuova vita. Ad accogliermi un freddo polare. E io che pensavo che la temperatura non fosse tanto diversa. Illusa! Vediamo quindi il lato positivo, posso mettere via i tanto odiati vestiti da mezza stagione e tenere fuori solo quelli puramente invernali.

Ma parliamo appunto del trasloco, che da circa una settimana mi fa pensare a questa canzone .
Lo abbiamo organizzato un po' all'ultimo momento perchè per vari motivi non siamo riusciti a muoverci prima.
Lunedì scorso abbiamo contattato la società di traslochi, che mercoledì mi consegnava già un bel po' di scatoloni, di scotch da imballaggio e di carta scoppiettina (così io chiamo il pluriball).

Così io a casa da sola ho iniziato a raccogliere un po' di mie cose: centinaia di libri, di cd, abiti e ho cominciato l'imballaggio dei fragili, chiedendomi perchè possedessi così tanti bicchieri. Tra mercoledì e giovedì avevo riempito già un po' di scatoloni e non sapevo più dove metterli in casa. Giovedì sera è arrivato Francesco che mi ha aiutato a finire un po' di imballaggi.

Venerdì mattina sono arrivati i traslocatori. In pochi minuti si sono impadroniti di casa mia facendomi domande a raffica su cosa mettere via, dove metterlo etc. Io ho fermato tutti dicendo "Un attimo, sono un po' confusa! Fatemi pensare".
Io pensavo che avrebbero solamente smontato e imballato i mobili da portare via, che io avevo già provveduto a svuotare, invece, per nostra fortuna, hanno inscatolato anche buona parte delle cose rimaste fuori, che noi pensavamo di finire di sistemare tra sabato e domenica. Dico per fortuna perchè da soli non ce l'avremmo mai fatta.

Sabato e domenica siamo stati accampati in casa nostra a raccogliere le ultime cose e a salutare i vicini di casa a cui siamo più affezionati.

Lunedì è arrivato il camion su cui in poche ore sono state caricate tutte le nostre cose.
Dopo un ultimo pranzo da Eataly e ancora qualche incombenza da sbrigare siamo partiti.

Martedì ci siamo svegliati presto aspettando l'arrivo delle nostre cose, che però abbiamo dovuto attendere a lungo perchè prima il camion è stato bloccato in dogana, poi ci ha messo ancora tantissimo tempo ad arrivare a causa dei limiti di velocità un po' restrittivi.
Quando finalmente i traslocatori sono arrivati era tardi, ma sono stati velocissimi e bravissimi e sono comunque riusciti a fare tutto.

Ora mi trovo qui con queste montagne di scatole da disfare. E' un delirio, spero piano piano di farcela.

E comunque è iniziata l'avventura da immigrata. Speriamo che porti qualcosa di buono.

martedì 5 ottobre 2010

Kangaroo Island

In questo periodo di cambiamenti, un po' malinconico, mi trovo spesso a vivere di ricordi. Così ho rispolverato le foto dei vecchi viaggi e i miei vecchi diari e magari ne pubblicherò degli estratti.

Uno dei posti che più ho nel cuore è Kangaroo Island, che si trova nella parte meridionale dell'Australia, di fronte alla città di Adelaide.

Partendo all'alba da Adelaide arriviamo a Cape Jervis, il porto da dove parte il traghetto per raggiungere l'isola.
Arrivati a Kangaroo Island saliamo su un pullman. L’autista, che fa anche da guida, si chiama Jeff ed è un tipo strano ma simpaticissimo. Francesco dice che ha la faccia da platypus, cioè da ornitorinco.
Il primo luogo che visitiamo è Seal Bay, una spiaggia dove si riposano decine di leoni marini. Questi rimangono nell’oceano per molti giorni di fila per procurarsi il cibo, e quando tornano a riva sono stremati. Vediamo infatti alcuni leoni marini che arrivano dall’oceano trascinandosi, altri molto piccoli che come arrivano sulla riva iniziano a chiamare la mamma. E’ impressionante, ce n’è uno che fa un verso che pare realmente dire la parola "mamma".



Vediamo una femmina di leone marino, tenerissima, che allatta il figlio. Si passa a pochi metri da loro, è veramente emozionante.



Ci portano in una fattoria in cui ci viene servito un pranzo molto frugale, ma in stile con l’ambiente: minestrone, carne e insalata. Mentre mangiamo un canguro entra e saltella tra i tavoli.



Dopo il pranzo ci aggiriamo per la fattoria dove rivediamo il canguro “domestico” che si lascia accarezzare. Aggirandoci tra i GumTrees finalmente avvistiamo un koala che però se ne sta sui rami più alti e, molto schivo, non si lascia guardare e fotografare bene.
Dopo aver attraversato il parco nazionale ci fermiamo nei pressi delle Remarkable Rocks, un insieme di rocce scolpite dall’oceano e dalle intemperie nelle forme più disparate.



Sono molto strane, sembrano delle sculture moderne. Tira un vento fortissimo che quasi ci porta via.





Ci spostiamo in una zona dove è situato un faro, quindi scendiamo a piedi per vedere l’Admiral Arch, un arco naturale formato dall’erosione dell’oceano, dove è possibile vedere numerose foche adagiate sugli scogli.
Durante il viaggio in pullman Jeff ci racconta che in Australia è stata importata dall’Europa una particolare specie di api: le famose Ligurian Bees. Io rimango stupefatta: la Liguria non è certamente nota per le api. Quando gli dico che io vengo dalla Liguria, proprio come le api, pare non crederci, e lo racconta poi a tutto il pullman.
Quando ci stiamo riavvicinando al porto di Kinsgscote ci dicono che chi vuole, nell’attesa della partenza del traghetto, può visitare un luogo in cui è possibile vedere i pinguini. Ormai è notte e i pinguini dal mare tornano nelle proprie tane. Decidiamo di vederli: sono molto piccoli e buffi.
Il viaggio sul traghetto è terribile, sembra infinito e io muoio di sonno.

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