Giovedì 20 Agosto 2009 - Beppu
Partiamo per Beppu. Stamattina, dopo aver imparato la lezione dall'errore dell'altro giorno, prendiamo lo Shinkansen Hikari, quello che fa solo poche fermate.
Dopo ore di viaggio in mezzo alle risaie, un cambio a Kokura, arriviamo a Beppu, città nell'isola di Kyushu, dal nome che suona un po' buffo, famosa per i fenomeni di origine vulcanica e le acque termali.
Appena arrivati andiamo a piedi fino al Nogamihonkan Ryokan, che si trova in centro, a cinque minuti dalla stazione.
In questo Ryokan è possibile servirsi degli onsen, cioè di vasche di acqua termale. Ci sono quelli pubblici, come al solito divisi tra uomini e donne, ma anche tre onsen privati, che è possibile prenotare per un'ora. Decidiamo di prenotare l'onsen in stile giapponese tradizionale per le ore 18 e dopo aver posato gli zaini partiamo per la visita della principale attrazione di Beppu: gli Jigoku, cioè gli inferni. Si tratta sorgenti termali ad altissime temperature, che si trovano in una zona collinare di Beppu.
Dopo aver chiesto alcune informazioni riusciamo finalmente a raggiungere, dopo un lungo percorso in il autobus, la zona di Kannawa, dove è situata la maggior parte degli jigoku. Guardandoci intorno vediamo vapore uscire dai posti più svariati.
In un paio d'ore, con un biglietto cumulativo, visitiamo otto inferni. Quasi tutti sono presentati come minuscoli parchi divertimenti, a mio avviso in modo un po' troppo kitch. Sono luoghi così particolari che sarebbero belli anche senza ambientazioni ricostruite.
Vediamo il Kamado-jigoku, l' inferno del forno, dove si trovano pozze di acqua e di fango bollente; lo Yama-jigoku, o inferno della montagna, che è un po' triste, a causa degli animali in gabbia; l'Umi-jigoku detto anche inferno del mare, per il colore azzurro dell'acqua termale, dove vediamo che in una pozza stanno facendo bollire un cesto di uova;
Oniishibozu-jigoku, dove si trovano pozze di fango in ebollizione, che assomigliano alle teste rasate dei monaci, da cui deriva il nome di questo inferno;
l'Oniyama-jigoku, inferno della montagna del diavolo, anch'esso triste per via dei coccodrilli tenuti in cattività in spazi angusti. All'interno dell'Oniyama-jigoku c'è una signora che, utilizzando il vapore che sgorga dalla terra, cuoce e vende vari cibi, tra cui uova, strane verdure, mais e dei grandi ravioli, che sembrano quelli del manga Ranma ½.
Non resistiamo, così ne compriamo uno a testa e lo assaggiamo subito. Si tratta di grosso raviolo ripieno di carne e verdure, abbastanza buono.
Proseguiamo visitando lo Shiraike-jigoku, l'inferno della pozza bianca, carino perché un po' meno addobbato e perciò un po' più naturale rispetto agli altri.
Riprendiamo l'autobus e ci spostiamo nella zona dove si trovano altri due inferni: Chinoike-jigoku, l' inferno della pozza di sangue, dove c'è una grande pozza di colore rosso, di fango bollente e fumante che ricorda proprio il sangue.
Infine visitiamo il Tatsumaki-jigoku, l'inferno del getto d'acqua. Appena entrati vediamo solo un piccolo anfiteatro di roccia, circondato da vegetazione e delle persone sedute che aspettano. Leggiamo che in questo inferno si trova un geyser che si manifesta circa ogni venticinque minuti. Il geyser è stato rinchiuso in una nicchia, che ne limita l'altezza.
Ci sediamo anche noi ad aspettare, dopo un po' intravediamo del vapore che fuoriesce dal terreno e inizia a uscire violentemente il geyser. Lo spettacolo dura alcuni minuti, finché il geyser si calma per poi sparire.
Mentre attendiamo l'autobus per tornare in centro inizia a diluviare. Stavolta c'è andata bene, abbiamo finito l'escursione appena in tempo.
Arriviamo al ryokan e manca ancora un po' di tempo alle 18, perciò mentre aspettiamo indossiamo lo yukata e ci prepariamo il tè.
Andiamo quindi nell'onsen: si tratta di una stanza dove su due lati i muri non arrivano fino al soffitto, ma c'è uno spazio aperto rivolto verso l'esterno. La vasca, abbastanza grande, è di legno ed è inserita in un pavimento di pietra. L'acqua è bollente ed è strano veder piovere mentre noi siamo immersi a rilassarci.
Per andare a cena scegliamo un ristorante segnalato dalla Lonely Planet. Si chiama "Jin Robata & Beer Pub", si tratta di una specie di birreria specializzata nella cucina alla griglia, in particolare di pesce. Infatti, appena entriamo ci accoglie un grande bancone pieno di ghiaccio e pesce freschissimo e subito dietro un cuoco che lo cucina.
Ci sediamo al bancone e davanti a noi si trovano ceste piene di varie verdure fresche. Notiamo che siamo gli unici stranieri presenti nel locale. In effetti oggi abbiamo incontrato pochissimi turisti occidentali.
Per fortuna ci portano un menu in inglese. Ci mettiamo moltissimo tempo a decidere, a causa della troppa scelta. Scegliamo poi quattro piatti di pesce, un po' a caso, inoltre Francesco prende un piatto di funghi alla griglia e io la tenpura. E' tutto ottimo.
Facciamo due passi per digerire, ma la cittadina non offre molto. Torniamo quindi nel ryokan e scopriamo che qualcuno, mentre eravamo a cena, ci ha preparato i futon.
Prima di andare a dormire prendiamo il tè, assaggiandone uno strano, mischiato a chicchi di riso tostati.
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