mercoledì 6 gennaio 2010

Viaggio in Giappone - Giorno 3 - Tokyo

Martedì 11 Agosto 2009 - Tokyo




Ci svegliamo alle 4:30 per andare a Tsukiji Fish Market, il più grande mercato del pesce del mondo e soprattutto per vedere le aste dei tonni, che si svolgono molto presto.
Mentre ci stiamo preparando per uscire sento muovere il pavimento, ci accorgiamo subito che il lampadario sta oscillando. Il terremoto sembra durare abbastanza a lungo, ma inspiegabilmente non mi agito, forse perché penso che qui sono abituati e se ci fosse realmente pericolo ce ne accorgeremmo dalla reazione delle persone. Il signore della reception controlla un misuratore e ci dice che la scossa è stata superiore al quinto grado, ma qui è costruito tutto con sistemi antisismici, inoltre l'epicentro è abbastanza lontano da Tokyo.
Ci incamminiamo verso il mercato, non riusciamo subito a trovarlo e anche quando finalmente lo raggiungiamo non troviamo l'ingresso. Dopo vari giri tra le corsie del mercato, cercando di non essere investiti dagli uomini che, con carretti con sopra enormi tonni, attraversano i passaggi velocissimi, riusciamo finalmente ad arrivare all'area delle aste. Ai turisti è riservato uno spazio strettissimo, giustamente, per non intralciare le persone che lavorano. L'asta appare come un vero spettacolo: i tonni, senza testa e con la coda mozzata, sono posizionati, in file ordinate, sul pavimento. I possibili acquirenti li esaminano uno ad uno. Poi alcune persone, a turno, salgono su un supporto, suonano una campanella per attirare l'attenzione, dopodiché iniziano a bandire l'asta, urlando monotone cantilene.
Facciamo quindi un giro per le bancarelle del mercato. Vediamo migliaia di cassette di pesci e molluschi di ogni specie, tutti ordinati. Pare incredibile, ma quasi non si sente puzza di pesce, è tutto molto pulito. Rimaniamo colpiti da un uomo che sfiletta pesci, praticamente ancora vivi, piantandogli prima un chiodo in testa per immobilizzarli. E' certamente una pratica crudele, ma ci impressiona l'agilità con cui esegue quest'operazione.
Decidiamo quindi di assaggiare il sushi in uno dei ristorantini adiacenti al mercato. Un ragazzo, fuori da un negozio, ci spiega gentilmente che i ristoranti di sushi si possono distinguere in tre categorie, a seconda della loro età, e si possono riconoscere in base agli ideogrammi che compaiono sull'insegna. Se sushi è scritto in semplici caratteri hiragana significa che il ristorante è molto giovane. Esiste poi una categoria intermedia, quindi ci sono i ristoranti più antichi, che sono lì da più di centosessanta anni. Scegliamo di entrare in uno di questi. Fuori c'è la coda. Una signora, dai modi un po' sgarbati, mentre aspettiamo, ci chiede di scegliere il menù. Il locale è molto stretto, solamente il bancone, dietro a cui i cuochi preparano il sushi e una fila di pochi sgabelli. Appena si liberano due posti entriamo, e ci sediamo. Sono circa le 8 e ci troviamo a fare colazione con sushi, zuppa di miso e tè verde. Il sushi, è buono, anche se, per i miei gusti, condito da troppo wasabi, che io trovo estremamente piccante e mi rovina un po' il gusto del pesce. I pezzi di pesce sono enormi. La zuppa di miso, che io solitamente non amo, è ottima.
Dopo la strana colazione, con la metro, raggiungiamo nuovamente il Palazzo Imperiale. Due guardie ci dicono che il palazzo non è visitabile, mentre il giardino lo è,ma è troppo presto ed è ancora chiuso.
Decidiamo di non aspettare e di andare ad Asakusa. Prendendo la metro ci troviamo travolti dalla folla umana dell'ora di punta e vediamo per la prima volta gli addetti che, muniti di guanti bianchi, spingono le persone dentro al treno.
Arriviamo ad Asakusa, inizia a piovere.


Visitiamo il tempio Senso-ji, incontrando per la prima volta gli elementi ricorrenti di molti templi: un enorme bruciatore d'incenso, dove le persone aggiungono bastoncini e con le mani attirano il fumo verso di sé, la fonte con i mestoli dove ci si dovrebbe lavare le mani e la bocca seguendo un opportuno rituale, le statue enormi di personaggi bruttissimi e molto colorati, che rappresentano i guardiani del tempio.
Prima di partire per la prossima destinazione facciamo una sosta da Starbucks, dato che io vengo colta da un attacco di fame, nonostante l'abbondante colazione. Lì, invece del caffè, scelgo di bere il tè matcha con il latte, immaginandomi un normale tè macchiato con un po' di latte. In realtà mi ritrovo a bere una sorta di cappuccino verde, che nonostante l'aspetto è abbastanza buono.
Nel frattempo veniamo contattati da Luca, l'ex coinquilino di Francesco. Pochi giorni fa abbiamo casualmente scoperto che anche lui sarebbe stato a Tokyo proprio in questi giorni, così abbiamo deciso di vederci per salutarci. L'ultima volta l'avevamo incontrato casualmente quattro anni fa nel deserto australiano, poi, pur vivendo non molto distanti, non siamo mai più riusciti a vederci e ora lo ritroviamo qua, di nuovo dall'altra parte del mondo.
L'idea di Francesco è quella di andare ad Akihabara, il quartiere dell'elettronica, quindi ci diamo appuntamento con Luca lì, all'uscita della metropolitana.
Quando ci incontriamo Luca ci dice che oggi, nel tardo pomeriggio, arriverà il tifone, perciò dobbiamo sbrigarci a vedere ciò che ci interessa, per poi magari chiuderci in un locale e aspettare che il tifone passi.


La zona di Akihabara è costituita da centinaia di negozi di elettronica, di fatto tutti simili, per cui non avendo particolari interessi ed esigenze decidiamo di vederne uno a caso. E' molto simile ai nostri supermercati di elettronica, si trovano dai telefonini alle lavatrice. Le cose particolari che noto sono le pentole elettriche per la cottura del riso e i washlet toilet.
Dopo la brevissima visita prendiamo nuovamente la metro e andiamo a Shibuya, dove Luca ci guida nelle zone che ha già visitato. Per prima cosa saliamo al primo piano della stazione per poter vedere dall'alto Shibuya Crossing, il famoso incrocio dove, quando scatta il semaforo per i pedoni, si vede una marea di persone attraversare in tutte le direzioni.


Visitiamo velocemente un centro commerciale, quindi percorriamo alcune vie della zona. C'è tantissima gente, soprattutto giovani. Luca ci dice che gli sembra che ci sia meno gente rispetto al giorno in cui è venuto qui, probabilmente per via dell'imminente tifone. Ci fa anche notare che molti ragazzini, sia femmine che maschi, quando escono, usano indossare abiti tradizionali, come gli yukata, cioè specie di kimono più semplici, e gli zoccoletti di legno.
Cerchiamo ancora la statua del cane Hachiko, che è stata eretta per un cane molto fedele al suo padrone, che veniva tutti i giorni ad aspettarlo alla stazione e che, quando il padrone è morto, ha continuato a venire alla stazione tutti i giorni, per undici anni, fino alla propria morte.


Prendiamo nuovamente la metropolitana e raggiungiamo Shinjuku. La fermata della metro ha un'uscita direttamente dentro il centro commerciale di Isetan. Ci ritroviamo nel piano sotterraneo, quello dedicato alla gastronomia. E' incredibile, pare una gioielleria, cibi esposti come fossero pietre preziose, frutti che sembrano eleganti oggetti di arredamento.


Iniziamo a visitare il quartiere dalla zona ovest, quella definita commerciale, caratterizzata dai grattacieli di uffici. Saliamo sul Tokyo Metropolitan Government, dove si trovano due torri gemelle panoramiche. Da lì riusciamo ad ammirare la città dall'alto. Purtroppo il brutto tempo non ci permette di vedere il monte Fuji.


Giriamo un po' per il quartiere, arrivando nella zona est e passando da Golden Gai, una zona piena di locali che a quest'ora sono ancora chiusi, ma sono comunque riservati ai soli giapponesi. Lì vicino si trova il santuario Hanazono-jinja.
Tornando verso la stazione della metropolitana ci troviamo davanti alla vetrina di GROM, la catena di gelaterie nata a Torino. Anche qui come a Torino c'è la coda davanti al negozio.


Con la metropolitana arriviamo ad Harajuku. Siamo un po' stanchi, dato che è dalle cinque di stamattina che camminiamo, perciò entriamo in un locale per bere qualcosa e soprattutto riposare i piedi doloranti. Percorriamo Takeshita-dori, una via molto vivace, piena di negozi dedicati alla moda giovanile, che espongono tantissimi vestiti e accessori per ragazzine, alcuni molto particolari. Quindi ci spostiamo nella più lussuosa Omote-sando e passeggiando decidiamo di cercare un locale dove cenare e dove eventualmente ripararci dal tifone, che non è ancora arrivato. Cercando, invano, il ristorante che abbiamo scelto sulla guida arriviamo nuovamente in Takeshita-dori e lì entriamo in una specie di fast food di udon, cioè spaghetti grossi, serviti in brodo con condimenti vari. I piatti assomigliano molto ai ramen che vedevamo mangiare dai personaggi dei cartoni animati. Sono molto buoni, mentre le cose fritte, verdure e pesce, che assaggiamo sono fredde e non ci piacciono molto.


Finito di mangiare salutiamo Luca, che prende il treno in un'altra direzione, e torniamo a Ginza con i piedi distrutti. Intanto il tanto temuto tifone non si è visto.

2 commenti:

  1. Non vedo l'ora di leggere il seguito! Se già non ne avessi abbastanza di mio, mi faresti venire ancora più voglia di andarci! Spero che aggiornerai presto ^_^

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  2. Grazie Angela!
    Per il resto dovrai essere paziente, perchè devo riuscire a inserire le foto ;)

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