venerdì 4 dicembre 2009

Messico: un sogno diventato … incubo



Erano anni che sognavo il Messico, ma non quello fatto di spiagge, di resort e di turisti per lo più italiani e americani, ma quello più autentico, quello degli scavi archeologici e delle popolazioni indigene.

Così io e Francesco siamo partiti alla scoperta di questo grande paese, con l'idea di visitarne almeno una parte, dedicandoci soprattutto alle rovine dei Maya e degli Atztechi. Ma quello che era un sogno diventato realtà, per una serie di sfortunati eventi, si è presto trasformato in un vero incubo.

Siamo partiti all'avventura, forse un po' troppo, avendo prenotato solo l'aereo e l'automobile, e questo è stato il primo grande errore. L'automobile è stato il punto centrale di tutti i problemi che abbiamo avuto.

La prima disavventura è accaduta dopo un giorno che eravamo lì, mentre da Città del Messico stavamo provando a raggiungere Puebla. Una coppia di poliziotti ci ha fermato dicendo che ci avrebbero multato perché stavamo andando troppo forte, cosa impossibile dato che eravamo appena ripartiti dopo essere stati fermi ad un semaforo. In poche parole stavamo subendo una rapina. Impauriti non siamo riusciti a ribellarci all'ingiustizia, non sapendo quale sarebbe stata la loro reazione. Per fortuna Francesco, che parla un po' di spagnolo, è riuscito a contrattare sull'entità della finta multa. Ovviamente non ci è stato rilasciato alcun pezzo di carta che attestasse quanto appena successo. Mi sono sentita arrabbiata, delusa e sconfortata.

Alcuni giorni dopo, durante una cena a Oaxaca, mi sono sentita così male da dover scappare dal ristorante, lasciando lì Francesco da solo, per raggiungere l'hotel. Per fortuna è stato solo un episodio e non la temuta maledizione di Montezuma.

Il giorno seguente, in cui stavo un po' meglio, ma non troppo, ci aspettava un lungo viaggio per arrivare in Chiapas. Non appena abbiamo raggiunto la macchina per partire abbiamo scoperto che la batteria era completamente a terra. Così abbiamo aspettato per ore l'arrivo dell'assistenza della compagnia di noleggio auto e abbiamo dovuto rinunciare a visitare un sito archeologico di nostro interesse, se no non saremmo mai arrivati entro sera. Quando finalmente siamo riusciti a partire ci siamo ritrovati a percorrere una strada tortuosa in mezzo ai boschi, dovendo così tenere una velocità molto limitata, finché ad un certo punto non ci siamo imbattuti in un posto di blocco, presidiato da militari armati fino ai denti. Cercando, per quanto possibile, di mantenere la calma, ci siamo fermati e loro hanno perquisito ogni centimetro della nostra auto. Per fortuna era tutto a posto, ma ci siamo comunque un po' agitati per la situazione.

Abbiamo proseguito il viaggio lungo strade provinciali, disseminate da topes, dei dissuasori di velocità così alti che ogni volta eravamo costretti a fermarci. Quando finalmente abbiamo raggiunto l'autostrada, siamo passati per la regione del Tabasco e finalmente arrivati in Chiapas, stavamo per tirare un sospiro di sollievo, dato che mancavano circa un centinaio di chilometri per raggiungere Chiapa de Corzo, la città da cui il giorno successivo sarebbe partita l'escursione verso il Canyon del Sumidero. Purtroppo ha iniziato a piovere fortissimo, tanto che quasi era impossibile vedere la strada, che era tutta dissestata. Ad un certo punto abbiamo un forte rumore. Abbiamo preso una buca e una gomma è esplosa. Ovviamente l'autostrada era in mezzo al nulla e il cellulare non prendeva. Abbiamo proseguito per un po', molto lentamente, finché abbiamo scorto, in uno spiazzo, una piccola capanna, dove stavano seduti due ragazzini. Ci siamo fermati per chiedere loro soccorso e abbiamo scoperto che si occupavano proprio della riparazione di gomme, soprattutto di quelle dei camion. Francesco gli si è avvicinato per chiedergli di aiutarci a cambiare la ruota. Loro, con molta flemma, hanno risposto "ma adesso piove!". Francesco è riuscito poi a convincerli e sotto la pioggia, sollevando l'auto con me seduta dentro, hanno sostituito la ruota con il ruotino. Quando hanno finito, per il lavoro, ci hanno chiesto una cifra ridicola, tanto che Francesco si è sentito in dovere di dargli molto di più.

Finalmente, alle 22:30, siamo riusciti ad arrivare a Chiapa de Corzo, in un hotel che abbiamo prenotato il giorno precedente, segnalato dalla guida. L'hotel era orrendo, sporchissimo, al posto della doccia c'era una specie di tubo di gomma, ma ormai era troppo tardi ed eravamo troppo stanchi per cercarne un altro, inoltre la cittadina è piccola e non c'era molta scelta. Mi sono seduta sul letto sconfortata e mi sono messa a piangere.

Il mattino seguente Francesco si è svegliato colpito dalla maledizione. Per lui sono stati giorni terribili, in cui ha cercato lo stesso, con grande fatica, di fare le escursioni che avevamo previsto.

Siamo finalmente riusciti a sostituire la gomma, ma pochi giorni dopo, partendo da Campeche, verso Merida, ci siamo ancora ritrovati con la batteria a terra. Abbiamo di nuovo dovuto saltare una visita ad un sito archeologico e finalmente, dopo svariate peripezie, siamo riusciti a farci sostituire l'auto.

Il viaggio stava giungendo alla fine, siamo stati due giorni a Tulum, Francesco iniziava a stare leggermente meglio, la terribile maledizione ha deciso di scagliarsi su di me. Così ho trascorso l'ultimo giorno prima tornare a casa dormendo, perché era l'unico modo per non sentire il dolore.

Questa è più o meno la sintesi delle sfortune che ci sono capitate. Certo, il viaggio in Messico non è stato solo questo, abbiamo anche vissuto bei momenti e visto splendidi posti, però ammetto che tutto ciò ne ha rovinato il ricordo.

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