mercoledì 24 novembre 2010

Bierstübli e Pizzeria

Venerdì sera siamo stati ad Aarau, con un amico, nel cantone di Argovia.




La cittadina è piccola, il centro storico molto carino, caratterizzato da case con particolari tetti sporgenti dipinti.



Il nostro amico Michael dopo cena, ha deciso di portarci in un tipico locale svizzero, un Bierstübli. Si tratta dell'equivalente delle nostre osterie, quelle di una volta sperdute nei piccoli paesi di campagna, che ora forse non esistono più.
Il locale era piccolissimo e soprattutto molto stretto. Su un lato della stanza c'erano tre tavoli, sull'altro una lunga mensola con qualche sgabello. Le persone che lo popolavano era davvero caratteristiche: il burbero padrone, due anziani che discutevano animatamente nell'incomprensibile dialetto locale e un'altro personaggio dall'aspetto poco raccomandabile che evidentemente aveva bevuto un po' troppo.
Mi sono chiesta più volte cosa ci facessi io lì, ma l'atmosfera era così surreale che è stato molto divertente.



Il padrone ci ha chiesto cosa volevamo bere. Siccome era già il terzo locale che visitavamo io non avevo voglia di niente, sono entrata solo per accompagnare gli altri. Dopo avermi posto la stessa domanda più volte e avermi detto che se proprio non volevo la birra poteva darmi della coca cola, mi ha grugnito tra i denti "Chi entra nel mio locale deve bere!", almeno, così mi ha tradotto Michael, che conosce la lingua. Io sono rimasta un po' mortificata, ma Michael mi ha detto di non preoccuparmi, che fa così normalmente, fa parte del personaggio. Mi ha raccontato di quella volta che due suoi amici hanno chiesto una Budwiser e lui scocciatissimo ha risposto che nel suo locale si servono solo birre svizzere.

Domenica invece Francesco mi ha trascinato in pizzeria, nonostante io non avessi nessuna voglia di uscire. La mia regola è sempre stata: "mai ristoranti italiani e pizzerie all'estero". L'ho sempre applicata nel corso dei miei viaggi, anche perchè per me viaggio significa anche scoperta della cucina locale. Le cose cambiano notevolemente quando all'estero ci vivi e così mi sono fatta convincere.
A Zurigo le pizzerie abbondano, come del resto in quasi tutto il mondo. Qui si trova una catena che ha tre o quattro locali sparsi per la città e noi siamo andati in quella più vicina a casa.
Antonio, un amico che vive qui da sei anni ci ha detto che secondo lui lì fanno la pizza migliore della città ed essendo il nostro amico napoletano ci siamo fidati ciecamente.
Come immaginavo sono rimasta abbastanza delusa e questo è stato il dialogo alla fine della cena:

Fede: sì non era male, però neanche eccezionale, la pizza che fai tu è decisamente più buona
Francesco: Antonio deve aver notevolmente abbassato i suoi standard per dire che quella è la pizza migliore della città
Fede: Infatti non ha detto che è buona, ha detto solo che è la migliore.

Per fortuna ci piace cucinare.

domenica 21 novembre 2010

I villaggi indigeni del Chiapas

Visto il mio periodo particolare provo a rispolverare qualche ricordo di viaggi passati.

Quando ripenso al viaggio in Messico ho la tendenza a ricordare solo le disavventure che l'hanno caratterizzato, dimenticando però di aver visitato anche posti meravigliosi e ricchi di storia.

Tra i luoghi che più mi hanno colpito ci sono i villaggi indigeni, che si trovano nel Chiapas, nei pressi di San Cristobal de las Casas.

Abbiamo letto che visitare questi villaggi è meglio farsi accompagnare da una guida, per cui ci rivolgiamo ad una piccola agenzia del luogo e ci aggreghiamo ad un'escursione.

Un mattino saliamo su un pullmino un po’ scassato che ci porta verso il primo villaggio che visiteremo: San Juan Chamula.



La nostra guida si chiama Alberto, è un personaggio veramente simpatico e si vede che conosce a fondo la cultura delle persone che vivono in questi luoghi.

Visitiamo il villaggio, Alberto ci mostra alcune case e ci spiega alcune usanze e tradizioni delle persone che vivono qui. Ogni casa presenta all’ingresso una croce, verde o azzurra, addobbata con foglie.



Non è una croce cristiana, ma Maya. E’ molto importante perché serve a segnare le varie fasi della vita delle persone che abitano in quella casa: la nascita, il matrimonio e la morte. Gli abitanti della casa, periodicamente, vi spargono davanti dell’incenso.
Alcune case sono costruite con l’argilla, considerato materiale antisismico. Vicino alle case si trovano piccolissimi pezzi di terra, dove viene coltivato il mais, alle cui piante si arrampicano quelle di fagioli e sotto cui crescono le zucche, per cercare così di ottimizzare l’utilizzo della terra.
Ogni famiglia alleva anche polli e pecore. Delle pecore viene utilizzata la lana, ma non viene bevuto il latte, perché queste popolazioni sono intolleranti, perciò lo utilizzano come concime per la terra.
Mentre visitiamo il paese incontriamo persone anziane indigene, con cui Alberto parla nella loro lingua, e bambini che vengono a chiederci soldi, ma Alberto ci dice che non dobbiamo dargliene.
Ci avviamo verso la chiesa, ma prima nascondiamo le macchine fotografiche, perché dentro la chiesa è vitatissimo fare fotografie o riprese, perciò, per non far innervosire gli indigeni, è meglio evitare di mostrare le macchine.



La chiesa, vista da fuori, ha l’aspetto di una normale chiesa cattolica messicana, ma all’interno, pur essendoci elementi ispirati al cattolicesimo, si svolgono particolari riti Maya.
Entrando si percepisce un’atmosfera stranissima. Il pavimento è interamente cosparso di aghi di pino, vicino alle pareti si trovano moltissime statue di santi, tra i quali il principale è San Giovanni Battista, venerato più di Cristo. Ci sono candele ovunque, anche sul pavimento. Le persone, sedute per terra, pregano intonando cantilene. Lì si trovano sciamani che guariscono le persone toccandogli il polso. I fedeli si purificano dal male bevendo bibite zuccherate, o particolari grappe derivate dal mais e ruttando. A volte compiono sacrifici spezzando il collo a polli, ma per fortuna questo non lo vediamo.

Prima di continuare le visite facciamo un giro nel mercatino situato di fronte alla chiesa e compriamo una tovaglia tipica, coi girasoli.

Raggiungiamo il cimitero del villaggio che ha la particolarità che vi si trovano croci di vario colore, a seconda dell’età della persona seppellita: nere per le persone defunte in tarda età, blu per le persone adulte e bianche per i minorenni.



Ci dicono che oggi a San Juan è un giorno di festa, ed è per questo che continuano a sparare petardi. Chissà che anche quelli di San Cristobal, che ci hanno tenuti svegli tutta la notte, non fossero dovuti a qualche festività.

Andiamo poi al villaggio di San Lorenzo Zinacantan, dove le persone che vi abitano usano indossare particolari abiti che li contraddistinguono: le donne scialli e gli uomini tuniche, entrambi di colore blu, con particolari decorazioni.
Visitiamo una casa, dove alcune donne stanno realizzando artigianalmente scialli, tovaglie, coperte e altri oggetti intessuti.
Ci vengono offerte tortillas fatte con mais viola e una particolare grappa di qui.



martedì 16 novembre 2010

Un po' triste... ma è quasi Natale


Oggi sono un po' triste, perchè ieri ho avuto l'ennesima delusione nella ricerca di lavoro. Era da più di un mese che facevo colloqui per questa posizione ed ero arrivata ad un passo dall'avere il lavoro, ma evidententemente non ero così adatta.
Trovare un lavoro qui è davvero complicato, ma devo convincermi che ci vorrà tempo e pazienza, in fondo sono arrivata da poco.

Per fortuna però, lavoro a parte, il resto va molto bene. Mi sto ambientando, inizio a imparare un po' di lingua, anche se a piccoli passi.
La settimana scorsa ha anche avuto un alto livello di vita sociale.

Tra le varie cose: siamo stati a Expovina, una fiera di vini provenienti da tutto il mondo che si svolge su una serie di barche ancorate sul lago di Zurigo. E' stato molto divertente. La cosa che mi ha lasciata un po' perplessa è stato vedere gli stand dei vini italiani, dove si degustavano vini provenienti da ogni parte d'Italia, dove ad esempio si potevano trovare contemporaneamente Barolo, Brunello di Montalcino e Amarone. Mi sarebbe piaciuta una cosa un po' più ordinata, magari divisa per regioni, o almeno per zone geografiche. Come è stato anche strano vedere nello stesso stand servire vini dei Sudafrica e dell'Argentina. Forse però non era così semplice suddividere meglio, dato che gli espositori erano principalmente importatori e non produttori.

Sempre la settimana scorsa ho preparato una montagna di Chocolate Chips Cookies per una festa dell'ufficio di Francesco.



Abbiamo replicato la cena Italiana per un'amica che non era venuta alla precedente e ho preparato la mitica Mousse au Chocolat che avevo imparato al corso sul cioccolato di Luca Montersino.



Abbiamo assaggiato ottime specialità slovacche, a casa di un amico svedese, di origini appunto slovacche. Ci ha preparato il goulash e delle frittate di patate, simili al rösti, ma di cui purtroppo non ricordo il nome, nonostante me lo sia fatto ripetere più volte.



Diciamo che con il cibo non mi annoio.

Una delle cose che mi fanno impazzire di questo posto è che al supermercato trovo cose che cercavo da secoli e in Italia non trovavo, come il buttermilk, grazie al quale mio marito mi ha preparato dei fantastici Pancakes, seguendo la ricetta del libro di Laurel Evans



e con il quale oggi ho fatto dei Cranberries Muffins, seguendo la ricetta del libro The ultimate muffin book, che però devo ancora assaggiare.



L'altro giorno al supermercato ho visto un settore unicamente dedicato ai prodotti per la preparazione dei biscotti natalizi. C'era ogni genere di farina, spezie, aromi, decorazioni, attrezzi, stampini e delle meravigliose scatole di latta per confezionarli e regalarli a Natale. Inutile dire che avrei voluto comprare tutto, ma mi sono trattenuta prendendo solo alcune cose.
Tra non molto potrò così dedicarmi a questo dolce passatempo.

lunedì 8 novembre 2010

Altri colori d'autunno e di tramonto

Giovedì scorso era una splendida giornata di sole, con un clima veramente piacevole. Nel pomeriggio ho così deciso di andare a fare un altro giro in città per catturare ancora qualche colore autunnale.
Per non tornare negli stessi posti ho pensato di andare nel parco che si trova nei pressi della stazione Zürich HB, a ridosso del museo nazionale.



Il parco si trova tra i due fiumi Limmat e Sihl, proprio vicino al punto in cui si congiungono.





Non sapevo molto di questo parco così ho così successivamente cercato qualche informazione. Il parco si chiama Platzspitz e ho letto che nel 1992 era stato chiuso per un periodo a causa della forte presenza di tossicodipendenti. Ora credo sia tornato ad essere un parco tranquillo, dato che lì ho visto moltissime persone tra cui famiglie con bambini.



Passeggiando lungo le rive dei due fiumi ho scattato un po' di foto agli alberi, tra i quali spiccava un enorme Ginko giallo.



Ho poi continuato a passeggiare tra le vie del centro, con una sosta ai grandi magazzini Globus, già completamente allestiti per le prossime festività natalizie. Ho visto splendide decorazioni, oggetti per la cucina e addobbi di ogni genere.

Proseguendo il mio giro sono arrivata nei pressi del lago proprio mentre stava tramontando il sole. Ne ho approfittato così per fotografare nuovamente i monumenti principali della città e splendidi scorci resi ancora più magici dai colori del tramonto.










lunedì 1 novembre 2010

Colori d'autunno

Qualche giorno fa mentre ero sull'autobus, non lontano da casa, ho visto un albero bellissimo e mi sono ripromessa di tornare al più presto a fotografarlo.





Domenica, reduci dall' Italian Party organizzato a casa nostra per i nostri nuovi amici, abbiamo deciso di fare un giro rilassante per la città facendo qualche foto per catturare i colori autunnali.
Non era una giornata molto fredda, ma quando siamo passati davanti a Sprüngli in Bahnhofstrasse non abbiamo resistito e siamo entrati a prendere una cioccolata.



Ci siamo quindi diretti verso il lago





e quindi al Chinese Garten, per vedere come fosse cambiato rispetto alla scorsa estate.















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