venerdì 21 maggio 2010

The Lost Continent - America Perduta



Tra le mie tante manie c'è quella, prima di partire per un viaggio, di leggere un po' di libri ambientati nel luogo in cui andrò.
Prima di andare negli Stati Uniti, ormai due anni fa, avevo letto "Sulla Strada" di Kerouac, che però purtroppo non ero riuscita ad apprezzare fino in fondo, forse anche a causa di una traduzione un po' antica. Avevo letto anche "San Francisco - Milano", di Federico Rampini che mostrava le differenze tra le due città viste con gli occhi di uno che ha vissuto per lungo tempo in entrambe e "San Francisco Tales" di Armistead Maupin.
Di solito anche dopo il viaggio mi rimane la curiosità di conoscere qualcosa di più e, se li trovo, continuo a comprare libri sull'argomento. Così ho letto "Viaggio con Charley" di Steinbeck, che descrive il suo viaggio in camper in compagnia del suo cane e successivamente "America Perduta" di Bill Bryson.
Ho conosciuto questo scrittore leggendo "In un paese bruciato dal sole: l'Australia", che avevo letto appunto prima di visitare quel bellissimo paese.
Bill Bryson è nato in America nello Iowa. Quando scrive questo libro vive in Inghilterra già da molti anni e decide di intraprendere un viaggio per riscoprire gli Stati Uniti.
Il suo viaggio parte da Des Moines, sua città natale. Mi è piaciuto moltissimo l'incipit, da cui si evince già il modo ironico di scrivere che caratterizza questo autore.
"Sono nato a Des Moines. Capita."

Lungo questo viaggio percorre con la sua auto 22500 km, prima visitando la parte orientale, tornando a Des Moines e ripartendo quindi per la parte occidentale, toccando quasi tutti gli stati. Si sofferma principalmente nelle piccole cittadine, dormendo nei motel e mangiando nei diners, visitando i luoghi che raccontano un po' la recente storia degli USA.
Sono molto accurate le descrizioni dei paesaggi, le distese di campi, le brulle pianure, le montagne, i laghi, le foreste, tutta la varietà che si può incontrare in questo vasto paese.
Ho apprezzato davvero tanto questo libro che mi ha fatto conoscere aspetti più nascosti degli USA. Mi è piaciuto soprattutto perchè il punto di vista dell'autore è un misto tra il suo essere nato americano e il distacco di una persona che ormai da anni vive fuori, perciò riesce a descrivere tutti i difetti degli americani, ma con una certa ironia e in modo sempre educato.
Non nascondo di aver provato un pizzico di emozione quando ho letto si è fermato a dormire a Sonora, nella Gold Country in California, dove ho dormito anch'io.
Riporto un brano che mi è rimasto impresso:


Questa è una cosa che dev'essere detta a favore degli uomini e delle donne che colonizzarono il West. Sicuramente sapevano come battezzare i luoghi. Proprio in questo angolo della cartina scoprivo nomi del tipo: Soda Springs, Massacre Rocks, Steamboat Mountain, Wind River, Flaming Gorge, Calamity Falls - posti i cui nomi promettevano avventura ed eccitamento anche se in realtà in ognuno di essi si trovavano una stazione di servizio DX e una gelateria drive-in.
La maggior parte dei primi colonizzatori americani era stranamente inadatta a scegliere i nomi per i luoghi. Essi sceglievano nomi senza fantasia o semiriciclati - New York, New Hampshire, New Jersey, New England - oppure nomi da servili leccaculo - Virginia, Georgia, Maryland e Jamestown(*) - nel tentativo generalmente pietoso di assicurarsi favori di un monarca o di un potente aristocratico nella madrepatria. Opuure accettavano semplicemente i nomi che gli indiani dicevano loro, senza sapere che Squashan Insect significava 'Terra dei Laghi Scintillanti' oppure 'Posto dove si fermò a pisciare il grande Capo Thundelclap'.
Gli spagnoli erano ancora più negati, perchè diedero tutti nomi religiosi cosicchè ogni località nel sud-ovest è chiamata 'San questo' o 'Santa quell'altra'. Guidare attraverso il sud-ovest è come andare in una processione lunga 1300 chilometri.

(*) Cascate di Soda, Rocce del Massacro, Montagna della Nave a Vapore, Fiume Vento, Gola infiammata, Cascate della Calamità

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