venerdì 26 febbraio 2010

USA – Giorno 9 – Route 66 – Grand Canyon

Domenica 10 Agosto 2008 - Kingman - Hackberry - Williams - Grand Canyon National Park

Stamattina, dopo il caffè nel motel, facciamo un giro per la città di Kingman, o almeno, nella parte di città affacciata sulla strada.



Dopo qualche foto davanti alla locomotiva posizionata all'ingresso della città ci concediamo una seconda e più sostanziosa colazione da "Mr. D'z", un diner carinissimo, in stile anni 50, che sembra uscito da "Happy Days".


Gli altri prendono uova e bacon, mentre io i pancakes.
Ci rimettiamo in macchina e, uscendo da Kingman, vediamo esposta, vicino alla stazione della polizia, una vecchia auto della polizia, identica allo sceriffo del cartone animato "Cars".


Riprendiamo il viaggio sulla Route 66. Ci fermiamo a Hackberry dove cerchiamo un villaggio di cui abbiamo letto su una guida. Troviamo però solo una serie di case sparse lungo una strada sterrata, ma non è quello che cerchiamo. Ritorniamo sulla strada principale e troviamo una vecchia stazione di servizio, convertita in negozio di cimeli della Route 66.


Anche se certamente è un negozio ricostruito apposta per i turisti è comunque molto carino e caratteristico. Fuori sono parcheggiati vecchi furgoncini, anche questi simili a ciò che si vede nei film. Mentre facciamo un giro all'esterno uno dei nostri amici si imbatte in un serpente a sonagli.
Ci fermiamo a Williams, altra città storica attraversata da questa famosa strada. Ci appare molto più turistica rispetto alle altre appena visitate.


E' piena di negozi che vendono qualunque cosa e danno un po' l'impressione di disordine.
Arriviamo nei pressi del Grand Canyon, dove per prima cosa cerchiamo una sistemazione per la notte. A Tusayan, l'ultimo villaggio prima del parco, ci sono abbastanza pochi motel e sono tutti pieni. Dopo varie ricerche troviamo solamente due stanze, così ci dividiamo in camerate: ragazze e ragazzi.
Posati i bagagli andiamo subito nel parco nazionale.
Il Grand Canyon appena ci appare ci lascia senza fiato.


Ci soffermiamo in vari punti panoramici e percorriamo un pezzo del Rim Trail.
Ci fermiamo poi in un punto per vedere il cambiamento di colori al tramonto.


Il panorama è spettacolare, emozionante, incredibile, difficile da descrivere a parole.
Ceniamo in una steakhouse nei pressi del motel, con la solita bistecca. Francesco mangia il rattlesnake, il serpente a sonagli. E' impanato e fritto, ne assaggio un pezzettino e non sembra male.

giovedì 25 febbraio 2010

USA – Giorno 8 – Joshua Tree National Park – Route 66

Sabato 9 Agosto 2008 - Joshua Tree National Park - Kingman

Prima di lasciare Santa Monica facciamo scorta di galloni d'acqua, percorriamo grandissime autostrade, e man mano che ci allontaniamo da Los Angeles il panorama diventa sempre più desertico. Vediamo stuoli infiniti di mulini per l'energia eolica. Lungo la strada ci fermiamo in una stazione di servizio dove compriamo un frigo usa e getta, praticamente un bidone di polistirolo, da tenere in auto e da riempire di ghiaccio, per trasportare al fresco l'acqua.
Arriviamo al Joshua Tree National Park, famoso per aver ispirato il titolo di uno dei più bei dischi degli U2.



Facciamo una breve escursione tra le formazioni rocciose e gli alberi di Yucca. Mi ricorda molto le rocce che ho visto nel deserto australiano, ma dorate invece che rosse.


Dopo aver lasciato il parco percorriamo una lunghissima strada nel deserto, in mezzo al nulla.


Ci fermiamo a Needles dove, in mezzo ad un incrocio, c'è un chiosco dove vendono le granite, che non sono altro che grosse palle di neve imbevute di sciroppo.
Percorrendo la Route 66 arriviamo a Kingman, dove troviamo le stanze al "Days Inn". La città appare un po' decadente, ma è proprio ciò che ci aspettiamo dalle città attraversate da questa mitica strada.


Ci sono alcuni motel e pochissimi locali. Ceniamo in un saloon, "Dambar Steakhouse". E' molto carino, ci sono i divani in pelle rossa, le tovaglie a mucca, i tavoli da biliardo e il juke box.


Mangio un'ottima e gigantesca bistecca, e un dolce buonissimo, ma pesantissimo: il brownie col gelato.

mercoledì 24 febbraio 2010

USA – Giorno 7 – Hollywood

Venerdì 8 Agosto 2008 - Hollywood - Universal Studios

Stamattina ci separiamo dagli altri che hanno deciso di fare un giro differente. Gli lasciamo la macchina e ci facciamo suggerire dal receptionist dell'hotel come raggiungere gli Universal Studios coi mezzi pubblici.
Il percorso è abbastanza lungo. Facciamo una tappa in Hollywood Boulevard, dove passeggiamo su buona parte della Walk of Fame, dove si trovano le stelle coi nomi dei personaggi del cinema, della musica e della tv.



Quindi raggiungiamo il Chinese Theatre, dove ci sono le impronte dei vari attori.


Da lì riusciamo a vedere in lontananza la scritta Hollywood sulla collina.


Prendiamo quindi la metro che ci porta direttamente agli Universal Studios.


Quando entriamo rimaniamo un po' spaesati, non sapendo da dove iniziare il giro. Notiamo subito che sono divisi in piccole zone a tema, tipo quella italiana, quella messicana, la piazzetta francese o la zona londinese, dove si trova la libreria del film "Notthing Hill".


Andiamo subito a vedere Shrek al cinema 4D, che è divertentissimo, grazie agli effetti speciali. Ad esempio quando ciuchino starnutisce arrivano spruzzi d'acqua in faccia, o quando sullo schermo si vedono i ragni delle strisce di plastica ci solleticano i piedi.
Facciamo quindi il tour degli Studios su un trenino che ci porta a vedere vari set cinematografici, attuali o ricostruiti. Ad esempio Cabot Cove


o il set dove stanno girando "Desperate Housewives".


Andiamo quindi a "Fear Factor" pensando sia un'attrazione, invece ci troviamo dentro ad un programma televisivo, in cui i concorrenti si sfidano attraverso prove particolari, toccando e mangiando animali schifosi.
Dopo quest'orribile esperienza scendiamo nella parte inferiore del parco dove assistiamo ad uno spettacolo in cui vengono spiegati i vari effetti speciali, bello e divertente.
Proviamo poi l'attrazione "The Mummy", che non è altro che una montagna russa al chiuso, velocissima, con accelerazioni paurose.
Torniamo al livello superiore e visitiamo la casa degli orrori, dove, quando un figurante spunta da un angolo buio, lancio un grido disumano.
Andiamo quindi a vedere lo spettacolo di Waterworld, che però non è niente di speciale.
Oggi avremmo voluto andare ancora a vedere il centro di Los Angeles, ma siccome gli altri nel frattempo sono arrivati agli Studios abbiamo deciso di aspettarli. Nel frattempo siamo tornati al livello inferiore dove abbiamo fatto "Jurassic Park", una specie di montagna russa in acqua dove è impossibile non bagnarsi. Infatti alla fine del percorso siamo zuppi d'acqua. Purtroppo il sole sta tramontando quindi non credo che riuscirò ad asciugarmi. Ci incontriamo con gli altri e ceniamo al BBQ dei Flintstones.
Quando lasciamo gli Studios raggiungiamo una zona panoramica sulle colline di Los Angeles, situata praticamente sotto la scritta Hollywood.

martedì 23 febbraio 2010

USA – Giorno 6 – Da Santa Barbara a Los Angeles

Giovedì 7 Agosto 2008 - Santa Barbara - Los Angeles – Santa Monica

Facciamo colazione nella strettissima lobby del motel, dove ognuno può prepararsi i waffel. Torniamo al molo di Santa Barbara e facciamo una passeggiata sulla spiaggia.



Tornando alla macchina incontriamo un fricchettone con un pullmino decorato da pupazzetti di ogni sorta.
Andiamo a visitare la Missione Santa Barbara,


quindi ripartiamo alla volta di Los Angeles percorrendo grandissime autostrade.


Arriviamo su dei viali enormi. Questa città si presenta subito molto diversa da San Francisco.
Visitiamo Rodeo Drive, dove ammiriamo nelle vetrine oggetti carissimi.




Lì vicino si trova anche l'hotel del film "Pretty Woman".



Siccome non è molto lontano Francesco decide di andare al Guitar Center. Io lo accompagno mentre gli altri fanno un giro. Francesco compra la chitarra che ci porteremo dietro per tutto il resto del viaggio.


Arriviamo quindi nell'hotel di Santa Monica dove dormiremo. E' tutto rosa. Dopo aver posato i bagagli ripartiamo subito per vedere la città. Facciamo una lunga passeggiata a piedi nudi sulla spiaggia, che è immensa, proprio come si vede nei film.


Vediamo anche le mitiche postazioni dei bagnini.


Passeggiamo sul molo, dove si trovano il luna park e altre attrazioni, quindi ci spostiamo nella via principale di Santa Monica, dove scegliamo di cenare in un ristorante argentino.
Dopo cena facciamo un giro in macchina nelle zone di Beverly Hills e di Bel Air, dove ci sono tantissime ville. Abbiamo un po' di paura perché c'è pieno di cartelli che avvertono che ci sono dei guardiani per tutta la zona, che possono controllare le persone che passano. Per fortuna non ci ferma nessuno.

lunedì 22 febbraio 2010

USA – Giorno 5 – Verso Santa Barbara

Mercoledì 6 Agosto 2008 - San Simeon- Morro Bay - San Luis Obispo - Santa Barbara

Stamattina, a San Simeon, dopo esserci svegliati e aver fatto colazione nel motel, vicino alla piscina e intorno al fuoco, ci spostiamo nella spiaggia che si trova proprio di fronte, al di là della strada. Guardiamo dei ragazzi che fanno surf e ad un certo punto spuntano dall'oceano i delfini.



Ripartiamo in direzione sud e ci fermiamo a Morro Bay. Il porto non è bello, trovandosi proprio di fronte ad una centrale e alle sue ciminiere. La particolarità di questo luogo è un enorme masso di origine vulcanica situato nell'oceano, collegato alla riva solo da una striscia di sabbia.


Passeggiamo sulla spiaggia dove vediamo scoiattoli, raccogliamo conchiglie e incontriamo altri surfisti.
Ripartiamo quindi per San Luis Obispo. E' una cittadina abbastanza piccola, ma carina. C'è una via centrale con molti negozi e la chiesa della Mission San Luis Obispo de Tolosa.


Ci fermiamo a pranzare in un bar dove mangiamo dei panini untissimi di burro e dove assistiamo all'arresto di un giovane, forse ubriaco, che sta importunando alcune persone. I poliziotti entrano dal retro, con la scusa del caffè e dopo un po' riescono a farlo uscire e ad ammanettarlo.
Prima di lasciare la città ci fermiamo qualche minuto in un negozio di chitarre.
Proseguiamo in direzione Santa Barbara. Lungo la strada vediamo vigne, ulivi e case molto belle.
Arrivati a Santa Barbara fatichiamo a trovare un motel che non sia troppo caro e finalmente troviamo tre camere al "Fiesta Inn", che è un po' lontano dal mare, brutto e anche un po' sporco, ma ci accontentiamo.


Usciamo per la cena e dopo aver girato un po' scegliamo un ristorante messicano. Dopo cena facciamo una passeggiata sul molo, dove ci colpiscono dei cartelli di divieto che impediscono di andare sul molo con lo skateboard o coi tacchi.

venerdì 19 febbraio 2010

USA – Giorno 4 – San Francisco - Monterey – Big Sur

Martedì 5 Agosto 2008 - San Francisco - Monterey - Big Sur

Oggi lasceremo San Francisco. Dopo aver fatto il check-out e aver depositato le valige, prendiamo due taxi e andiamo al Golden Gate Park, dove visitiamo il Japanese Tea Garden e il Botanic Garden, dove vediamo moltissimi scoiattoli.



Torniamo quindi in hotel a prendere i bagagli e ci dirigiamo alla Hertz, che si trova all'interno del "Marriott Hotel", dove prenderemo la macchina. Arriviamo verso le 11 ma ci mandano via, dato che la prenotazione è per le 12. Allora posiamo le valige al "Marriott" e ne approfittiamo per fare un giro.
Purtroppo ci sono dei problemi con la consegna della macchina, così attendiamo nella lobby dell'hotel fino oltre le 13, finché finalmente arriva la Kia Sedona, una grande monovolume bianca che ci accompagnerà per il resto del viaggio.
Riusciamo a fatica a caricare tutte le nostre valige, incastrandole, e partiamo in direzione sud. La macchina è grande, a me e alla mia amica che siamo sedute in ultima fila sembra di essere lontanissime dai nostri mariti seduti davanti. Mangiucchiamo in continuazione patatine e biscotti.
Facciamo una prima tappa a Monterey, dove visitiamo il Fisherman's Wharf.


La zona del porto è molto carina, con tanti piccoli bar e negozi.


Anche lì vediamo dei leoni marini e delle otarie. Pensavamo però che ci fosse molto più da vedere in questa città, forse dovremmo visitare meglio il centro e la baia, ma dobbiamo proseguire, dato che vorremmo arrivare a San Luis Obispo.
Percorriamo tutta la strada costiera, chiamata Big Sur, dove ammiriamo panorami mozzafiato. Ci sono scogliere che ricordano quelle dell'Irlanda, anche se in versione più estesa. Ci fermiamo spesso per fare delle foto.


Ad un certo punto, essendo la meta ancora lontana, decidiamo di cercare un paese per fermarci lì a dormire, purtroppo però lungo la via incontriamo pochissimi paesi, tra cui alcune che ci paiono città fantasma, come Lucia e Gorda, dove non si vede neanche una casa.
Giungiamo finalmente a Ragged Point, dove c'è un Inn e un ristorante. Purtroppo hanno solo due camere, perciò decidiamo di fermarci a cenare e poi proseguire alla ricerca di un posto dove passare la notte.
Mentre ceniamo giunge l'ora del tramonto, che da quel luogo ci appare davvero spettacolare.


Dopo cena ripartiamo e arriviamo a San Simeon, dove nel giro di pochi metri ci sono molti Motel. Prendiamo tre camere al "Quality Inn", che ci sembra molto accogliente. Domani cercheremo di arrivare a San Luis Obispo, il resto sarà una sorpresa.

giovedì 18 febbraio 2010

USA – Giorno 3 – San Francisco - Sausalito

Lunedì 4 Agosto 2008 - San Francisco - Sausalito

Oggi vogliamo andare a Sausalito, attraversando il Golden Gate.



Andiamo con il Cable Car nei pressi del Fisherman's Wharf, dove decidiamo di affittare le bici. Il percorso per arrivare a Sausalito è abbastanza lungo, ma farlo in bici è anche più emozionante.


Passando da Marina, una zona residenziale della città, arriviamo al Golden Gate.




Lo attraversiamo, poi lungo una discesa con molte curve raggiungiamo Sausalito. La cosa incredibile è che a Sausalito c'è il sole e fa quasi caldo, mentre guardando verso San Francisco si vede la nebbia che avvolge la città.


Facciamo una passeggiata lungo il mare, mangiamo un panino in un bar e ritorniamo indietro. Il ritorno è molto più faticoso dell'andata, infatti per un lungo tratto camminiamo portando la bici.
Dopo aver restituito le bici torniamo in hotel a darci una rinfrescata quindi usciamo nuovamente per vedere qualche negozio. Visitiamo un centro commerciale labirintico.
Usciamo quindi per la cena. Scegliamo un locale nei pressi dell'albergo, "Sam's Grill". E' molto strano, organizzato in tanti scomparti simili a quelli dei vecchi treni, separati da divisori di legno. Ogni tavolo si trova in un diverso scomparto. Sembra di essere in un film di mafiosi. Anche stasera mangiamo dell'ottimo pesce, in particolare assaggio un pesce, che non conoscevo, chiamato petrale: una specie di sogliola. Dopo cena, a causa del freddo, torniamo subito in albergo.
Il nostro hotel è molto carino, escludendo il problema dell'allarme che suona ogni volta che facciamo la doccia. Nella zona della reception ci sono due divani comodissimi e un caminetto, in cui arde della legna finta, dato che si intravede il tubo del gas. Ci sono scaffali pieni di vino e ogni sera vengono organizzate degustazioni, a cui purtroppo non riusciamo mai a partecipare. Su un mobile c'è una piramide di mele a disposizione degli ospiti. La colazione viene servita lì, dove c'è solo un altro tavolo con quattro sedie. Da due mattine qui incontriamo una coppia di persone, che avranno l'età dei miei genitori, lei italiana e lui credo americano. Sono molto simpatici e ogni giorno ci scambiamo consigli sulla città.

mercoledì 17 febbraio 2010

USA - Giorno 2 - San Francisco

Domenica 3 Agosto 2008 - San Francisco

La mattina inizia in modo stranissimo. Mentre ci facciamo la doccia inizia a suonare l'allarme antincendio della nostra camera, forse a causa del vapore.
Scendiamo nella hall dell'hotel dove consumiamo la colazione, in piedi: caffè, succo di frutta e mini-muffins buonissimi.
Partiamo quindi alla scoperta della città, su e giù per le sue ripide strade.
Iniziamo da Nob Hill dove visitiamo la Grace Cathedral, quindi arriviamo a Lombard Street, una via in salita famosa per gli stretti tornanti, decorata da ortensie.



Camminando vediamo le case tipiche di San Francisco. Sono tutte di legno e se da lontano sembrano belle, guardandole da vicino si può notare che, in generale, sono molto poco curate.
Scendiamo quindi verso il porto. Si vede in lontananza il Golden Gate, in parte nascosto dalla nebbia, e l'isola di Alcatraz.


Arriviamo sul mare, al Fisherman's Wharf, dove troviamo un grande negozio di caramelle. Non riusciamo a resistere e compriamo tantissime caramelle taffy di ogni gusto e colore.
Raggiungiamo quindi la zona più turistica della città: il Pier 39, sede di numerosi negozi e locali. Io e la mia amica ci compriamo delle meravigliose mele ricoperte di cioccolato.
Vediamo una colonia di leoni marini che si riposano sul molo.


Proseguiamo quindi verso North Beach, la zona italiana, la stessa che abbiamo visto ieri sera mentre cercavamo un ristorante per la cena. Entriamo nella Saints Peter and Paul Chuch, dove stanno celebrando la messa in Italiano.
Arriviamo quindi alla libreria City Lights Book Store e al vicino caffè Vesuvio, famoso per essere stato frequentato dagli scrittori della Beat Generation.


Lì vicino si trova il quartiere di Chinatown. Come in tutte le Chinatown, che ho visitato finora in varie città, mi colpisce il grande disordine che regna e lo sporco.


Ci fermiamo a pranzare in un ristorante cinese, sperando che sia un po' meglio di quelli che sono in Italia, ma purtroppo constatiamo che i piatti sono simili. Non mi piace molto.
Dopo pranzo ci avviciniamo alla zona commerciale. Visitiamo la Sony, e poi Union Square, dove si trovano altri negozi tra cui il Levi's Store.


Oggi abbiamo camminato tantissimo, ma purtroppo visto molte meno cose di ciò che speravo.
Torniamo in hotel dove ci riposiamo un po', poi usciamo per cena. Per trovare un ristorante facciamo un giro un po' strano, che ci porta a passare nella zona degli uffici e delle banche. E' una zona un po' buia, non ci piace tanto, quindi appena riusciamo ci riportiamo sulle vie conosciute. Arriviamo al Pier 39 dove però, essendo già le 22, molti ristoranti stanno chiudendo. Così scegliamo un locale consigliatoci dal receptionist dell'hotel, che si trova al Pier 43: "Scoma's". Mangiamo del pesce ottimo, io assaggio l'halibut, un pesce dell'Alaska.

martedì 16 febbraio 2010

USA - Giorno 1 - Da Milano a San Francisco

Sabato 2 Agosto 2008 - Milano - Philadelphia - San Francisco

Finalmente si parte per il tanto sospirato viaggio in America. Io, Francesco e due coppie di amici partiremo verso le 10 dall'aeroporto di Milano Malpensa. Abbiamo tutti la maglietta uguale, con raffigurati gli Stati Uniti e intorno dei personaggi, in stile South Park, che rappresentano ognuno di noi. Siamo bellissimi e tutti quelli che ci incontrano ci guardano stupiti.




Verso le 15:30, ora locale, arriviamo a Philadelphia, dove dobbiamo fare tutte le pratiche per l'immigrazione negli Stati Uniti. Anche i poliziotti americani, dopo quelli Italiani, sono molto divertiti alla vista delle nostre magliette.
Facciamo uno spuntino di sushi, prima di salire sul prossimo aereo. Non avevo realizzato che da qui a San Francisco dovremo volare altre sei ore e siamo già un po'stanchi.
Dormiamo quasi per tutto il tempo del volo, ad un certo punto sorvoliamo un Canyon. Chissà se è il proprio Grand Canyon che vedremo tra qualche giorno.
Arriviamo a San Francisco all'"Hotel Vintage Court". Siamo distrutti, sono passate quasi ventiquattro ore da quando siamo partiti e quando arriviamo a San Francisco è circa l'ora di cena. Vorrei tanto andare a dormire, ma decidiamo di sforzarci di uscire, per entrare subito in confidenza col nuovo fuso orario.
Arriviamo a piedi fino al Fisherman's Warf, dove cerchiamo un posto per cenare. Purtroppo, avendo molta fame, facendo un gran freddo ed essendoci il vento, ci infiliamo nel primo ristorante di pesce che troviamo, che purtroppo è un ristorante italiano. Nessuno di noi ama andare nei ristoranti italiani all'estero, è contro la nostra idea di vacanza e di conoscenza della cultura locale, ma a San Francisco è difficile trovare un ristorante non italiano. Alla fine va comunque bene perché evitiamo i piatti italiani e mangiamo del buon pesce. Peccato per il padrone, un po' invadente, che appena ha capito che eravamo italiani ha voluto tediarci con la sua storia di emigrante arricchito.

Link

Related Posts with Thumbnails